ACSE on LINE 3/5 2010

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domenica 10 gennaio 2010

Rosarno preoccupa l'ACSE e i suoi amici !

Fino a quando?

Si assiste in queste ore ad una drammatica escalation della violenza contro le persone a Rosario. Gli immigrati stanno ribellandosi alle condizioni inumane in cui sono costretti a vivere nel corso dei mesi della raccolta delle arance. E’ molto importante evidenziare la violenza perpetrata ai loro danni dai caporali delle cosche presenti sul territorio.
E’ necessario innescare da subito meccanismi non violenti di risoluzione del conflitto, intervenire per garantire la vita, la dignità, il lavoro.
Episodi del genere richiamano alla memoria fatti di un recente passato che hanno stroncato la vita dei sopravvissuti all’attraversamento del Mediterraneo, mare di morte, altro che “mare nostrum”!!
L’inconciliabilità del discorso securitario fatto di restrizioni, respingimenti, clandestinità, con una possibile, vera messa in pratica dell’integrazione, è evidente. Come è evidente –e ripetutamente denunciato- il grave ritardo culturale del nostro paese in termini di declinazione dei diritti di cittadinanza. E’ impressionante constatare la frattura tra proclamate politiche di sicurezza e l’abbandono totale d’interi territori nelle mani del malaffare organizzato. La sicurezza deve declinarsi in una pratica attenta del diritto alla vita, alla dignità, alla casa, alla salute, al lavoro, all’educazione.
Il Meridione in questi tempi di economia liberista globalizzata paga un prezzo alto. Prezzo in termini di emarginazione, collasso economico, crisi ambientale e della salute, saccheggio a fini di luco di pezzi dei suoi territori. E’ fondamentale, estremamente urgente smascherare i proclami ufficiali che oppongono il “buono” al “cattivo, il “mio” al “loro”.
In realtà quello che è estremamente urgente, è uno scatto di dignità, di diffusione capillare di pratiche umanitarie che hanno a cuore il benessere della persona, sia essa napoletana, milanese, sudanese, afgana.
Non bastano più le dichiarazioni pur necessarie di singoli vescovi, preti, intellettuali e così via. L’indignazione deve diventare massa critica, altrimenti è solo sfogo!!!
Se si sta capendo sempre di più che l’attuale legge è iniqua, disumana, allora perché non gridarlo, perché non mobilitarsi? Fino a quando la chiesa italiana rimarrà silenziosamente a guardare mentre alcuni vescovi, come parafulmini, s’attirano gli strali dei soliti noti?
Fino a quando l’associazionismo, il sindacato, le tanti reti, si “sdegneranno”, si “stupiranno”? Ieri Ponticelli, Castelvolturno, oggi Rosarno, domani…….
Mi è realmente intollerabile questo andamento ondivago di fronte agli assalti alla vita!!! Fino a quando?
Le parole dello scrittore Franz Fanon assumono un valore forte,

“La violenza che ha presieduto all’assetto del mondo coloniale, che ha ritmato instancabilmente la distruzione delle forme sociali indigene,demolito senza restrizioni i termini di riferimento dell’economia, i modi di presentarsi, di vestire, sarà rivendicata e assunta dal colonizzato al momento in cui,decidendo di essere la storia in atto, la massa colonizzata investirà le città proibite”
F.Fanon,I dannati della terra, Einaudi 1962, p.8

La violenza è sempre da rigettare e rifiutare. Fino a quando la solidarietà pur in atto rimarrà rivolo sparso e la non-violenza, la dignità della persona, il bene comune non saranno coniugate realmente, allora ribellarsi alla morte è segno di vita e speranza.

Enrico G.,comboniano

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