ACSE on LINE 3/5 2010

ACSE on LINE 3/5  2010
scuola

mercoledì 22 dicembre 2010

BUON NATALE ! a.3 n°24

BUON NATALE E BUON ANNO A TUTTI

LE FESTE DI NATALE dovrebero ricordarci la venuta del Bambino Geù e il suo messaggio di giustizia e di pace! I vari G8 e G20 non riescono a produrla , anzi non riescono proprio a combinare nulla, visto che ognuno continua a tirare l'acque al proprio mulino.
L'egoismo e la cecità dei potenti non può pensare ai poveri , agli oppressi , ai deboli, alle varie schiavitù che oggi come sempre attanagliano l'umanità. Nel frattempo le capitali del mondo , addobbate a festa , dimenticandosi di cosa sia il "Santo Natale", ci parlano di "regali di Natale", di "Pranzi di Natale" e le vie si riempiono di luci e di slogan all' insegna del mercato. MA IN IRAQE E ALTROVE I CRISTIANI E NON SOLO CONTINUANO AD ESSERE AMMAZZATI nelll' indifferenza generale . Non possiamo dimenticare Haiti , che, dopo 200.000 morti per il terremoto , ora soffre una tragedia immane con più di 2000 motri di colera , epidemia frutto anche della mancanza di aiuti dal mondo riccocco.

Davanti a tutti i scenari di violenza mondiale , di ingiustizia e di discriminazione vale la pena di ascoltare questo BAMBINO GESU' che nasce in una grotta , in mezzo ai poveri avendo un bue e un asinello per scaldarsi, e che dice :... Beati quelli che hanno fame e sete di giustizia , perchè saranno saziati,... beati gli operatori di pace, perchè sarano chiamati figli di Dio , beati i perseguitati a causa della giustizia , poichè di essi è è il regno dei cieli." (Mt.5,1-12)...
Questo bambino parla a tutta l'umanità perchè cambi registro, cambi musica, cominci veramente a rispettare ogni persona chiunque e dovunque sia.

Questo bambino vi dice: LA PACE SIA CON VOI E CON LE VOSTRE FAMIGLIE !

Questo è anche l'augurio dell'associazione A.C.S.E A TUTTI COLORO CHE CI CONOSCONO E CI AIUTANO.

venerdì 12 novembre 2010

- Dobbiamo cambiare stile di vita - a.3 n° 23

Napoli,7/11/2010
VERSO CANCUN

"CAMBIARE O’ SISTEMA "

Mancano poche settimane al vertice mondiale sul clima che si riunirà a Cancun, in Messico . Dal 29 novembre al 10 dicembre, i governi di circa 200 paesi dovranno affrontare la più grande emergenza della storia:
i cambiamenti climatici. Questo vertice avviene ad un anno dall’altro, quello di Copenhagen, che si è concluso senza alcun accordo vincolante, ma solo con una ‘dichiarazione’ di intenti. Dopo il fallimento di Copenhagen, la strada è ora tutta in salita. L’umanità non può fallire di nuovo a Cancun:è in ballo il futuro del pianeta. Il surriscaldamento del pianeta è la conseguenza di un Sistema economico-finanziario che ha come unico obiettivo la crescita illimitata. “E se la Grande Recessione ora in atto- scrive Tom Friedman sul New York Times- ci venisse a dire che il modello di crescita illimitata degli ultimi 50 anni non sia più sostenibile sia economicamente che ecologicamente? E’ il 2008 l’anno in cui abbiamo sbattuto contro il Muro per cui Madre Natura e il Mercato ci hanno detto:Basta!” Questo non è solo un problema politico-economico o ecologico, ma una sfida enorme anche a tutte le religioni, a tutte le Chiese. In ballo è il futuro del pianeta, della vita in tutte le sue forme. E’ quindi un problema teologico proprio perché Dio è il Dio della vita, appassionato di vita. Dio ci ha impiegato quattro miliardi e seicento milioni di anni per regalarci questo splendido pianeta. Un credente che adora il Dio della vita non può che essere un appassionato difensore della vita, del pianeta. Infatti l’attuale crisi ecologica sottintende una crisi spirituale ancora più profonda. “Crediamo che lo stretto legame esistente tra crisi economica e crisi ecologica sia l’espressione di una più ampia crisi etica, morale e spirituale- affermano le Chiese riformate dell’Asia nel loro documento Sorella Terra,Fratello Canguro. E’ infatti con la fede assoluta nel ‘libero mercato’, con il culto della ricchezza e dei beni materiali, con il ‘vangelo’ del consumismo e della crescita illimitata, che gli esseri umani hanno sfruttato i loro fratelli e sorelle e hanno saccheggiato la loro unica casa.” E con grande saggezza asiatica, quelle chiese ci suggeriscono:” Per superare questa crisi si richiede nient’altro che un radicale rinnovamento spirituale. A partire dalla nostra fede cristiana, riaffermiamo che tale trasformazione deve essere fondata sull’imperativo biblico dell’opzione preferenziale di Dio per gli emarginati (giustizia) e per la sacralità della vita (sostenibilità).” E’ quanto afferma anche il direttore della rivista ecumenica SOJOURNES, Jim Wallis in un suo recente editoriale:”A livello teologico noi assistiamo ad una devastante spoliazione della Terra di Dio. Noi dovremmo essere i custodi del Golfo del Messico, delle foreste tropicali, delle spiagge… ed invece assistiamo inerti alla distruzione di queste meraviglie. Certamente per le bugie, l’irresponsabilità pubblica e privata,ma fondamentalmente per la nostra convinzione che riteniamo ‘etica’ una crescita economica illimitata, alimentata dall’energia fossile, una crescita che è insostenibile.” Ecco perché ci dobbiamo essere come credenti in questa sfida enorme alla vita, al pianeta. Esserci insieme a tutti i fratelli e sorelle non credenti. E’ in ballo la vita. E’ per noi una questione etica, morale oltre che teologica: il Dio appassionato di vita che ci ha inviato Gesù perché abbiamo vita e vita in abbondanza(Giov. 10,10). Non si tratta solo di cambiamenti climatici, ma di un Sistema economico-finanziario planetario che ammazza per fame (un miliardo di affamati secondo la FAO), ammazza per guerra (milioni di morti!) e ammazza il Pianeta. Non dobbiamo solo cambiare il clima, ma cambiare un Sistema di morte.
Per questo chiedo a tutte le associazioni, parrocchie, movimenti ecclesiali di approfondire questi temi in vista di Cancun e impegnarsi a cambiare O’ Sistema . Ma soprattutto dobbiamo unire tutte queste energie con quelle di coloro che non credono, ma si impegnano. Dobbiamo unire le forze per salvare il Pianeta, per salvare la vita. Dobbiamo insieme fare pressione sui nostri parlamentari e ministri che non vogliono affrontare questi temi. E’ ora di finirla di parlare di PIL e di crescita, ed invece iniziare a pensare a economie alternative che permettano a tutti, compreso il pianeta, di vivere. Dobbiamo essere presenti a Cancun con la Rete italiana per la giustizia ambientale e sociale (RIGAS), con tutti i movimenti di base e indigeni dell’America Latina , con tutti i movimenti ecologici dell’Africa e dell’Asia per dire a tutti che il tempo della giustizia ambientale è ora. Dobbiamo ricongiungerci con i movimenti del Sud del mondo (il grido dei poveri) per rispondere insieme al grido della terra. Per questo facciamo nostre le seguenti richieste avanzate dalla Conferenza Mondiale dei Popoli della Madre Terra tenutasi a Cochabamba (Bolivia) dal 20 al 22 aprile 2010:


- difendere il Protocollo di Kyoto che fissa un obiettivo unico per tutti: ridurre le emissioni di gas serra ed esigere che gli USA lo ratifichino;
–limitare l’aumento della temperatura a 1°entigrado ;
- ridurre del 50% le emissioni di gas serra rispetto al 1990, questo per il secondo periodo di impegno del Protocollo di Kyoto (2013-2017) ; -opporci ai mercati dell’anidride carbonica (vietare che i paesi ricchi comprino dai paesi impoveriti la loro quota di aria pulita) ; -richiedere che i paesi ricchi paghino il debito climatico verso i paesi impoveriti (sono questi che pagheranno di più i cambiamenti climatici) ; -insistere perché i paesi ricchi investano per i cambiamenti climatici quello che ora spendono in armi(Nel 2009 hanno investito in armi 1.540 miliardi di dollari!) ;
-trovare, da parte dei paesi ricchi, 100 miliardi di dollari all’anno per sostenere le politiche di adattamento e mitigazioni; -spingere per una tassa minima (0,05%) sulle transazioni finanziarie. Questo permetterebbe un gettito di centinaia di miliardi l’anno su scala internazionale ; -fare pressione perché si dia inizio a una radicale trasformazione dell’agribusiness.

Sono queste anche le nostre richieste fondamentali che facciamo ai nostri amministratori, politici, parlamentari, governi, all’Unione Europea che è chiamata a giocare un ruolo più incisivo a Cancun nelle trattative tra i paesi ricchi e i paesi impoveriti. Nella speranza, anche, di arrivare presto a una Dichiarazione universale dei Diritti della Madre Terra.

E’ uno sforzo comune questo fra credenti e laici, fra associazioni religiose e movimenti di base per salvare Madre Terra. “La più significativa divisione oggi tra gli umani non è basata sulla nazionalità, né sull’etnia, né sulla classe sociale o appartenenza religiosa- ha scritto il teologo ecologista americano p.Thomas Berry- ma la divisione è piuttosto tra coloro che massacrano la Terra e coloro che sono invece impegnati a preservare la Terra in tutto il suo splendore.” E’ un urlo questo che viene da una terra martirizzata, la Campania che è diventata la punta dell’iceberg di ciò che accadrà alla nostra Madre Terra se non faremo inversione di marcia. Uniamoci in un unico grande movimento per salvare la Madre Terra.

Dobbiamo farcela: è in ballo il Pianeta, è in ballo la vita.
Alex Zanotelli

martedì 2 novembre 2010

E' ora di cambiare a. 3 n°22

E' SEMPRE PIù NECESSARIO UN CAMBIAMENTO !

http://www.facebook.com/video/video.php?v=1305698256379&ref=mf

'E' ora di cambiare" la legge bossi fini" . In particolare, non si può accettare la criminalizzazione di coloro che non hanno il permesso di soggiorno, perchè per leggge, se perdono il lavoro , automaticamente perdono il permesso di soggiorno e quindi "diventano criminali" . Questo è profondamente ingiusto e GENERA OGNI GIORNO SITUAZIONI IMPOSSIBILI DA GESTIRE CON PROFONDE SOFFERENZE PER GLI IMMIGRATI, SPECIE PER COLORO CHE IN QUESTO PERIODO DI CRISI PERDESSERO IL LAVORO. Non può continuare così!

Vogliamo inoltre ricordare oggi, giorno dei defunti , tutti coloro che sono morti tragicamente in mare nel tentativo di raggiungere le spiagge dell'Europa per fuggire a situazioni teribili dei loro paesi. Ricordiamo inoltre la parola del Papa che in nome della Chiesa Cattolica ha dichiarato diritto fondamentale dell'essere umano il diritto all' emigrazione.
Il Papa dice: “La chiesa riconosce ad ogni uomo il diritto di emigrare alla ricerca di migliori condizioni di vita, accoglierli e dare loro ospitalità è per tutti un doveroso gesto di solidarietà”.
E ancora: “agli occhi della Chiesa gli uomini sono tutti parte di un’ unica famiglia umana. Hanno uguali aspirazioni, uguali diritti e uguali obiettivi, perché sono tutti figli di Dio”.

Crediamo che siano indicazioni chiare per tutti per realizzare un mondo nuovo specie nella nostra società. Per questo diritto e a causa della situazione mondiale l'immigrazione continuerà inevitabilmente . Sappiamo anche che, fino a prova contraria, le famiglie italiane sono in una situazione veramente difficile. Detto in poche parole, secondo le statistiche , metà delle famiglie italiane non avrebbero figli e le altre ne hanno in media uno e mezzo per famiglia. Questo porta alla diminuzione della popolazione italiana che viene mano a mano sostituita con le famiglie degli immigrati.
Da qui la necessità di sapere come interagire tra noi e "gli altri" in modo da poter convivere in pace come membri di uno stesso popolo posto che siamo tutti figli dello stesso Padre.

L'A.C.S.E. nei suoi incontri ogni sabato, dalle 16 alle 17, a cui segue una santa Messa, sta sviluppando questi temi in modo da essere una centro di sviluppo della convivenza fraterna tra popoli, in Roma e in Italia.

Per questo, l' ACSE ha partecipato il 30 ottobre scorso all'incontro programmato nel palazzo della Provincia di Roma dove si sono affrontati con una serie di abili conferenzieri il tema dei 50 anni di indipendenza di 17 paesi africani. Dobbiamo conoscerci tra popoli per poter creare tra noi amicizia e collaborazione.
P.Claudio Direttore dell'ACSE e Missionario Comboniano.

mercoledì 13 ottobre 2010



ACSE ON LINE anno 3 N° 21
(AssociazioneCombonianaServizioEmigranti)


Cronaca:


Settembre è volato e Ottobre sta volando.

Il 10/10/10 rimarrà una data da ricordare perché abbiamo realizzato un incontro per commemorare San Daniele Comboni, fondatore dei Missionari Comboniani.
E’ stato interessantissimo e soprattutto si è realizzato nel solco voluto dal grande profetà d’Africa sul tema “ salvare Africa con gli africani”e sulla valorizzazione delle persone al disopra di qualsiasi altro interesse e condannando qualsiasi forma dischiavitù e di oppressione, già 150 anni fa,
Hanno partecipato all'incontro 3 dei 5 membri del Gonsiglio Generale della Congregazione dei Missionari Comboniani. Ci hanno presentato le loro esperienze missionarie e l'impatto che San Daniele Comboni e i suoi missionari hanno lasciato nelle terre africane. Dopo un interessante di dibattito che è servito a sottolineare le eccezionali intuizioni del Comboni, precursore di tempi nuovi, abbiamo affidato al Signore Dio con una Celebrazione Eucaristica, le nostre attività future, chiedendo al PADRE che ci guidi nell'impegno di una maggior apertura al mondo, all' incontro di popoli, nel rispetto reciproco, nello sviluppo della giustizia e nella lotta a qualsiasi forma di schiavitù.
Informiamo che le atività del nostro CENTRO ACSE sono entrate in funzione:
accoglienza, servizio odontoiatrico, scuola di italiano, servizio legale,
distribuzione pacchi viveri e vestiti, servizio famiglie e servizio studenti
universitari. Ringraziamo tutti i numerosi volontari che anche quest’anno
hanno cominciato ea svolgere il loro impegno con dedizione ed entusiasmo.

Ci siamo però accorti che le necessità degli stranieri sono aumentate
perché quelli che si presentano da noi si trovano in situazioni peggiori
degli anni passati. La ricerca di lavoro, casa, documenti è una ossessione
che rovina la vita, distrugge la serenità e provoca nella sotietà un clima
sempre più irrespirabile. Non possiamo dimenticare infatti che anche
numerosi italiani si trovano nella affannosa ricerca di un lavoro, strozzati
dai mutui e dalla insicurezza dovuta alla precarietà e spesso dalla miseria
nera. Questo spimge a cercare di scaricare le colpe sugli stranieri che
“ruberebbero il lavoro agli italiani” cosa non vera perché le due
situazioni camminano su binari paralleli in cui la povertà degli stranieri non
ha difesa e per questo è veramente tragica.

Per questo motivo crediamo opportuno presentare un libretto dal seguente
titolo :

“L’altra via” © CoedizioneAltra Economia Soc. Coop.2009 Cart’armata ed. srl.
via Calatafimi 10 20122 Milano Tel. 02-87.36.56.00
segreteria@altreconomia.it
Autore: Francesco Gesualdi
Supplemento al numero 105, maggio 2009, di “Altreconomia”
Direttore responsabile: Pietro Raitano
Il catalogo dei libri di Altreconomia è sul sito:

Crediamo che la lettura di questo piccolo libro sia non solo utile, ma
necessaria. Cercate in internet http://www.cnms.it/ (Centro Nuovo Modello di Sviluppo). Infatti deve nascere un nuovo modo di vivere e di usare i beni di
questo mondo se vogliamo sopravvivere ai disastri che ci investono.
Presentiamo il primo capitoli del libro affinchè leggendo ci si renda conto
che le cause dei guai “siamo noi stessi” guidati da mistificatori, imboglioni ,
banditi in frak, banchieri ciechi ed egoisti, e chi ne ha più ne metta.
Sentiamo cosa ci dice l’autore Francesco Gesualdi.
L’ACSE on Line continueraà ad affrontare anche questi temi perché
sono legati alla tragica situazione dell’ umanità, in particolare alla
situazione dei 200 milioni di profughi e migranti dell’ umanità
(P. Claudio 10-10-2010 Festa di San Daniele Comboni.)

ECCO IL PRIMO CAPITOLO DEL LIBRO " L'ALTRA VIA":
“DOVE CI TROVIAMO“

1. come siamo fini ti nella fossa?

L’economia mondiale ha deragliato perché da oltre un ventennio è guidata da
piloti in stato di ebbrezza. L’ubriacaturaneoliberista: niente Stato, il mercato
totalmente libero di seguirel’istinto predatorio. Alla fine l’auto ha sbandato, è
finita fuori strada ed è rotolata giù per la scarpata. Ma era prevedibile:quando
si guida in maniera spericolata l’incidente è inevitabile.I giornali hanno
imputato la crisi a scelte bancarie azzardate,ma questa è solo l’ultima parte
della storia. Se vogliamo capire cosa è successo dobbiamo ripartire dalla
globalizzazione.Siamo a fine anni Ottanta, le multinazionali scalpitano per
uscire dai confini nazionali, rivendicano la possibilità di potercollocare i loro
prodotti da un capo all’altro del mondo senza vincoli di sorta.
Tramano, brigano, sbraitano, e ce la fanno araggiungere il
loro obiettivo, ma poi scoprono che il grandemercato mondiale non esiste:
solo il 30-35% della popolazioneterrestre ha i soldi in tasca per assorbire i loro prodotti, tutti gli altri sono inutile zavorra.
Finisce che tante imprese cercano di contendersi pochi clienti, si lanciano in una concorrenza ferocebasata anche sulla riduzione dei prezzi. Alle imprese interessa il profitto, se sono costrette a ridurre i prezzi si ingegnano per ridurre anche i costi, così il lavoro finisce sotto attacco. Nei settori ad alta tecnologia la strategia prescelta è l’automazione,negli altri settori si opta per
il trasferimento della produzione nei Paesi a bassi salari. Emerge un nuovo
mondo contrassegnato da un Sud affollato da lavoratori in semischiavitù e
un Nord con un crescendo di disoccupati e lavoratori precari malpagati.
Il risultato è una classe lavoratrice mondiale più povera, ma i padroni si fregano le mani: dal 2001 al 2005 la quota di ricchezza mondiale finita ai profitti è cresciuta dell’8%.

Il che ha due conseguenze.

Prima di tutto l’esplosione della finanza, un effetto
dovuto alla sfiducia dei capitalisti nella capacità di vendita del sistema. Il loro
ragionamento è semplice: quando la massa salariale scende, le prospettive
di vendita si riducono e diventa inutile investire in nuove attività produttive. Meglio buttarsi nella speculazione, l’arricchimento tramite l’azzardo, la compravendita di immobili e titoli, non importa se veri o fasulli. L’importante è stare al tavolo del gioco, portare a casa soldi ad ogni puntata. Poi si vedrà.
La seconda conseguenza è l’esplosione del debito: quando le buste paga si fanno leggere, il rischio è che non si chiuda più il cerchio fra ciò che si produce e ciò che si vende. Per ritrovare stabilità servirebbe una più equa distribuzione della ricchezza, ma al sistema questa prospettiva non piace: finché può, rinvia la decisione con rimedi tampone, cerca la quadratura del cerchio nell’indebitamento. A ogni angolo di strada banche, istituti finanziari, concessionarie, supermercati, pronti a offrire a poveri e meno poveri, mutui, acquisti a rate, prestiti al consumo: il sogno di una vita al di sopra delle proprie possibilità a portata di mano. Ovunque le famiglie hanno abboccato.

In Italia nel 2008 il debito totale delle famiglie corrispondeva al 70% delle loro entrate annuali, qualcosa come 16.000 euro a nucleo. Tuttavia il Paese dove le famiglie si sono inguaiate di più sono gli Stati Uniti, l’attrattiva è stata l’acquisto della casa. Nell’euforia degli affari sono stati offerti mutui anche a famiglie economicamente deboli, mutui inaffidabili presi a base di complesse attività speculative che hanno coinvolto banche, assicurazioni, fondi d’investimento, fondi pensione. Tutto è filato liscio finché i tassi di interesse sono rimasti bassi, le case hanno continuato a rivalutarsi, ma quando c’è stata l’inversione di tendenza, molte famiglie non ce l’hanno più fatta e l’intero castello è crollato. Sono cominciati i primi fallimenti bancari, più nessuno si è fidato dell’altro, l’intera attività creditizia si è paralizzata per mancanza di fiducia reciproca, banche ed imprese hanno cominciato ad annaspare per mancanza di fondi. In fondo la finanza è più psicologia che scienza. Col manifestarsi della crisi finanziaria, anche il marcio di fondo è venuto a galla: intere economie si sono inceppate per l’incapacità dei consumi di assorbire la produzione. A fine 2008 il sistema ha dovuto ammettere lo stato di crisi ed ha chiesto ai governi, gli unici con carroattrezzi adeguati, di intervenire. Con un unico obiettivo: tirare l’auto fuori dalla scarpata e rimetterla in condizione di riprendere la sua corsa. Per risollevare banche e imprese sono stati stanziati miliardi di euro, a forza di strattoni, probabilmente l’auto verrà tirata su e sarà rimessa in carreggiata. Ma ci sono forti dubbi che possa riprendere a correre
perché nel frattempo anche la strada si è gravemente danneggiata: a forza
di passarci si sono formate buche ovunque, in molti punti il ciglio è franato,
se l’auto pretende di correre si fracasserà. L’unica possibilità è rallentare, dotare l’auto di ammortizzatori più solidi, mettere alla guida un autista più prudente.
Fuor di metafora, le risorse si stanno assottigliando, il clima sta impazzendo, le tensioni sociali si stanno aggravando. Per evitare il tracollo dovremo passare dall’economia della crescita, all’economia del limite, dall’economia del cowboy all’economia dell’austronauta, ma anche dall’economia della precarietà all’economia della sicurezza, dall’economia dell’avidità all’economia dei diritti.
Potremmo chiamarla economia del benvivere o economia del rispetto, un’economia equa, sostenibile e solidale, capace di garantire a tutti un’esistenza dignitosa nel rispetto del pianeta. Una strada da imboccare al più presto perché la doppia crisi, ambientale e sociale, non ci lascia più tempo.>> (Francesco
Gesualdi.)


UN SITO AL SERVIZIO DI CHI VUOLE COSTRUIRE PIU'
EQUI RAPPORTI NORD SUD, DIFENDERE I DIRITTI A
LIVELLO GLOBALE, IMPEGNARSI PER UN'ECONOMIA
EQUA E SOSTENIBILE A PARTIRE DALLA NOSTRA QUOTIDIANITA'

lunedì 13 settembre 2010

ACSE ON LINE ANNO 3 Newsletter N° 20





(Associazione Comboiana Servizio Emigranti e Profughi) . Hanno Collaborato Filippo Marino, Francesco Morales, Enrica Inghilleri, P.Claudio. Roma 10 sett. 2010


Carissimi amici,
l’ACSE ha riaperto i battenti il 7 settembre 2010 con i primi incontri e con le iscrizioni per i vari corsi di italiano, inglese e i vari servizi tra cui spicca il servizio odontoiatrico. Si sono già presentati nuovi volontari , gli insegnati di informatica hanno già realizzato un primo incontro per organizzare i corsi nelle tre sedi in cui si realizzano:
Preghiamo Dio che dia luce ai governanti affinchè riescano a impostare un discorso serio e positivo sul tema della immigrazioe. Purtroppo per ora non si vedono molti frutti positivi e a quanto sembra l’accordo con Gheddafi non ha dato i risultati sperati sprofondando in continue violazioni dei diritti umani.
Il cammino della giustizia è lungo, molti non sanno come reagire al male e alla violenza. La Bibbia ci ha insegnato che “la giustizia non si può imporre con la forza”. Quest’anno prevediamo un anno difficile in tutti i sensi e a tutti i volontari diciamo che non deve mancare il coraggio, l’informazione e e la conoscenza dei problemi, la disponibilità al sacrificio e la buona volontà. Nel nostro piccolo dobbiamo riuscire a dare il nostro contributo.
Continueremo a fornire le informazioni su quanto avviene nei confronti del problema degli immigrati, del problema degli stranieri, cercando di aiutare a scoprire il cammino per una vera integrazione. Non sarà la paura né la violenza a risolvere questi problemi, ma solo la ricerca della giustizia e del bene di tutti. Lavoro non ne manca. Cominciamo!
P. Claudio

A voi che seguite il tema degli immigrati vogliamo segnalarvi le informazioni principali comunicateci dalla Migranti press “ ANNO XXXII - Nr. 36 04 - 10.09.2010”


MIGRANTI-PRESS
SETTIMANALE D'INFORMAZIONE

496) Le porte d'Europa
Quale politica d'immigrazione comune?

bruxelles/belgio (Migranti-press) - Nessuno può negare che l'Europa del dopoguerra abbia messo tanto in comune, dalla produzione del carbone e dell'acciaio nel 1952 alle regole commerciali, dalla politica agricola alla Moneta Unica dei giorni più recenti. Con risultati nel complesso positivi per la democrazia e la cittadinanza. Al tempo stesso, va purtroppo sottolineato come l'Europa allargata dopo il crollo del Muro di Berlino non riesca ancora a dare alle sue Istituzioni ed ai Governi degli Stati membri una linea condivisa e condivisibile nel settore dell'immigrazione.
Succede anche altrove (affari esteri, istruzione, sanità), con differenti gradi di intensità, ma la “confusio” quasi anarchica che caratterizza il modo in cui le singole Capitali affrontano la problematica del controllo delle frontiere in generale rappresenta una lacuna che Bruxelles ha il dovere morale oltre che politico di colmare… il fenomeno dell'immigrazione tanto legale quanto clandestina verso l'Europa - e di conseguenza anche intraeuropea - ha assunto negli ultimi vent'anni dimensioni tali da rendere assolutamente inefficaci (oltre che probabilmente ingiuste) molte delle misure tampone che i Governi di vario colore ed appartenenza ideologica pongono in essere a concertazione limitata, se non nulla.
Non giova alla risoluzione del problema la natura “multidisciplinare” dello stesso: entrano in gioco la povertà dei Paesi d'origine dei flussi migratori, cui si affianca la povertà sempre crescente anche del mondo occidentale; il razzismo, velato e non, che riveste l'argomento come una patina non sempre invisibile ma assolutamente presente; la pochezza del dialogo interculturale, per lo più politicizzato e dunque destinato al fallimento a priori; l'elevato costo economico delle azioni di monitoraggio delle frontiere marine e terrestri, laddove il Nord Europa ritiene pilatescamente competenti i soli Paesi meridionali; la difficoltà ad individuare misure di integrazione sì flessibili ma il più possibile condivise da Stato a Stato, da Regione a Regione, da Città a Città, da impresa a impresa; legislazioni nazionali differenti che consentono - soprattutto in tema di immigrazione clandestina - una sorta di “programmazione calcolata” dei flussi sia per chi li gestisce illegalmente sia per gli stessi immigrati in base alla severità o meno della pena; una sostanziale scarsa cooperazione tra le autorità competenti che soffrono dell'assenza di un riconosciuto indirizzo politico-giuridico comunitario; non da ultimo, l'incapacità del Consiglio Europeo e dei Capi di Stato e di Governo che ne fanno parte nel definire una strategia unica di negoziato diplomatico con i Governi dei Paesi di origine dei flussi migratori……..
Se il fallimento della politica appare evidente, altrettanto evidente è la necessità di (ri)fondare la politica comune sull'immigrazione partendo dagli esempi positivi della cosiddetta società civile… In tema di immigrazione e di integrazione, quando al centro si mette la persona - con i suoi drammi ma anche con la sua voglia di riscatto e progresso - i risultati si vedono. Immigrazione non è solo ordine pubblico, ma anche diritti umani, rispetto, solidarietà, crescita sociale, sviluppo economico. Per chi accoglie, certo, ma anche per chi domanda di essere accolto. Le norme devono essere pensate in virtù della dimensione umana (non solo umanitaria): così la politica seguirà, e seguirà anche la gente. (Gian Andrea P. Garancini, SIR Europa)
497) ACLI: ESPULSIONI COMUNITARI NEGANO PRINCIPI di una EUROPA SOLIDALE
Dopo la proposta di provvedimenti di espulsione e di rimpatrio anche per i cittadini comunitari
roma (Migranti-press) …..Nei giorni scorsi il ministro dell'Interno italiano Roberto Maroni - nel corso di un seminario ministeriale che si è svolto a Parigi, in materia di asilo e lotta contro l'immigrazione clandestina, …. ospite del collega francese Eric Besson, ha detto: “Chi non rispetta le regole di fatto rimane impunito perché gli Stati non hanno gli strumenti per poter applicare la legge”. Per questo motivo il ministro chiederà, nel prossimo incontro della Commissione europea, di prevedere sanzioni che possano far rispettare le regole: “Dobbiamo poter prevedere - ha detto - provvedimenti di espulsione e rimpatrio anche per i cittadini comunitari perché attualmente non ci sono sanzioni efficaci ed è una lacuna che va colmata”.
Nel corso del suo intervento Maroni ha sottolineato la necessità di “creare un sistema legislativo uniforme a livello europeo in modo che tutti i Paesi abbiano stesse regole e stesse norme”.
Le espulsioni dei cittadini comunitari sollecitate a Parigi dal governo italiano “rischiano di contraddire i principi di quell'Europa solidale che traggono ispirazione dalle sue indelebili radici cristiane”, sottolineano le Associazioni cristiane dei lavoratori italiani (Acli)
“La vera questione - spiegano le Acli - non riguarda l'espulsione del singolo comunitario che delinque, ma la limitazione per motivi di censo della 'libertà di movimento e di insediamento delle persone' cui fa riferimento la stessa direttiva 38 del 2004 evocata dal Governo. Espellere i poveri equiparandoli ai delinquenti non può non contraddire i principi di giustizia e solidarietà sui quali si vorrebbe costruire l'Europa unita, in ossequio alle sue radici cristiane”…….
“Si tratta di capire - concludono le Acli - quale Europa vogliamo costruire per il futuro. L'Europa che torna a costruire frontiere e muri, oppure l'Europa dei cittadini liberi, nel rispetto della legalità e della giustizia”.


498) ROM: CORTEI PER DIRE NO AI RIMPATRI

Roma (Migranti-press) - In contemporanea, in diverse città europee, lo scorso 4 maggio si sono svolte diverse manifestazioni per dire no agli sgomberi dei rom avvenuti in Francia e contro la politica della sicurezza voluta dal presidente francese Nicolas Sarkozy.
“Per i Rom delle nostre città i problemi sono gli stessi da sempre: accedere ad abitazioni dignitose, curarsi adeguatamente, istruirsi con continuità, svolgere con regolarità le proprie attività lavorative, coltivare relazioni e responsabilità sociali stabili (sono 'nomadi' per costrizione!), vedersi riconosciuta identità personale, stato giuridico e diritti civili, esprimere liberamente la propria identità culturale nella convivenza pacifica con noi gagè (appellativo con il quale i Rom chiamano il popolo non-zingaro, ndr)”, commenta Giovanni Paolo Ramonda, responsabile dell'Associazione “Comunità Papa Giovanni XXIII”, intervenendo sulla questione delle espulsioni del popolo Rom.
Secondo Ramonda, “i cittadini devono sapere che lo sgombero è un delitto contro la persona umana, peggiora la nostra sicurezza, lascia uomini donne e bambini senza casa e senza speranza, esposti a violazioni ben peggiori dei loro diritti umani”. ……
499) Oltre il pregiudizio
Storie di accoglienza e speranza

milano (Migranti-press) - Sulle recenti espulsioni dei Rom decise dal presidente Sarkozy le parole di Benedetto XVI all'Angelus (del 22 agosto scorso, n.d.r.), lette in lingua francese, sono un segnale forte e un appello ad educare i figli alla fratellanza universale come strada da seguire: “Tutti gli uomini sono chiamati alla salvezza. È anche un invito a sapere accogliere le legittime diversità umane, al seguito di Gesù venuto a riunire gli uomini di tutte le nazioni e di tutte le lingue. Cari genitori, possiate educare i vostri figli alla fraternità universale”. Ritorna il tema educativo dell'accoglienza. Un cammino non facile, ma che può essere percorso con risultati impensabili e sorprendenti anche nei confronti dei Rom. Così è successo a Milano dove, dopo lo sgombero nel novembre 2009 di un campo abusivo di via Rubattino, sono stati avviati, inventati percorsi d'integrazione possibili, inserimenti abitativi, sociali e scolastici, itinerari d'accompagnamento all'autonomia grazie a borse lavoro e di studio, che hanno coinvolto non solo i Rom ma anche cittadini, associazioni, maestre e volontariato.
Un clima diverso avvertito anche dall'arcivescovo della diocesi ambrosiana, card. Dionigi Tettamanzi. Nella lettera alla città, letta a sant'Ambrogio (8 dicembre 2009), l'arcivescovo affermava: “Mi ha colpito nei giorni scorsi, a seguito dello sgombero di un gruppo di famiglie Rom accampate a Milano, la silenziosa mobilitazione e l'aiuto concreto portato loro da alcune parrocchie, da tante famiglie del quartiere preoccupate, in particolare, di salvaguardare la continuità dell'inserimento a scuola - già da tempo avviato - dei bambini.
La risposta della città e delle istituzioni alla presenza dei Rom non può essere l'azione di forza, senza alternative e prospettive, senza finalità costruttive”. Anna Cossovich conosce la realtà dei Rom e ricorda lo sgombero di via Rubattino; nella lettera pubblicata su “Avvenire” (14 agosto 2010), dice: “Non si possono sgomberare delle famiglie intere senza dare loro delle alternative valide, e di conseguenza negare di fatto il diritto allo studio dei bambini”. ……
Per la settima volta consecutiva don Massimo Mapelli, della Casa della Carità, ha accompagnato quest'anno più di 60 ragazzi Rom nella vacanza marina di Pomaia, presso una casa messa a disposizione dalla diocesi di Pisa.
“Quando i ragazzi sono fuori dal sistema 'ghetto' (il campo) - dichiara don Mapelli - si può davvero lavorare bene con loro. Dal rispetto del luogo dove erano ospiti, al rispetto delle persone. Spiegando alla gente chi erano questi ragazzi rom abbiamo ricevuto accoglienza, non problemi”. Proprio nel quartiere Rubattino Guido Maffioli, 39 anni, papà milanese di tre bambini in età scolare, ha conosciuto Florin, un papà rom. Anche la sua famiglia venne sgomberata nel novembre 2009. Grazie all'interessamento di volontari ha avuto una casa.
“L'accoglienza - dice Maffioli - è arrivata da parte di famiglie dei compagni di classe degli stessi bambini e da tanti cittadini del quartiere: il frutto di concreti percorsi d'integrazione troppo spesso bruscamente interrotti dalle ruspe. Florin e la sua famiglia sono ospitati prima dal parroco della vicina via Padova, poi trovano una vera casa in affitto, con l'aiuto degli scout di zona. Florin ha trovato un lavoro regolare con cui sostenere la spesa. Una borsa-lavoro sta dando una preziosa opportunità anche al suo figlio maggiore”. Anche Paola Bini, pensionata con molto tempo libero, ha conosciuto la realtà dei Rom nel campo di Segrate dove, dopo lo sgombero di via Rubattino, arrivarono alcune famiglie. Qui Paola ha conosciuto Alina che “è una donna Rom molto coraggiosa, determinata a integrarsi nella vita milanese per dare ai suoi figli una vita degna di essere vissuta.
Tra noi è nata subito una grande simpatia, il 'lei' presto è stato sostituito dal 'tu' e la strada per venire da Segrate a casa mia le è diventata familiare. Senza dubitare della sua onestà, l'ho assunta per fare le pulizie, uscendo serenamente mentre lei rendeva lucidi i pavimenti. Non solo, quando per un periodo mi sono assentata da Milano per recarmi in Australia, in seguito a un nuovo sgombero, ho ospitato Alina e i suoi quattro figli a casa mia. Quando sono tornata ho trovato la casa tirata a lustro e non mi mancava nulla. In seguito, insieme ai genitori e insegnanti della scuola elementare del quartiere e alla Comunità di Sant'Egidio, abbiamo deciso di aiutare Alina a trovare una casa per non dover affrontare un nuovo inverno al freddo e al gelo”. (S. Mengotto)
501) “Castel Volturno Centro dei Missionari Comboniani : i colori della vita sono più belli della tinta unita”
Un convegno al Centro Fernandes
Castel volturno/caserta (Migranti-press) - Riflettere sull'integrazione a Castel Volturno (Ce). È l'obiettivo del convegno “Castel Volturno: i colori della vita sono più belli della tinta unita”, che si terrà giovedì 16 settembre presso il Centro Fernandes. Nel corso dell'incontro ci sarà una sezione dedicata al dibattito e alle testimonianze, a cui seguirà la tavola rotonda “Minori e seconde generazioni”, moderata dal giornalista Enrico Fierro. Tra i partecipanti, mons. Bruno Schettino, arcivescovo di Capua e presidente della Fondazione Migrantes, Antonio Casale, direttore del Centro Fernandes; Vincenzo Caporale, direttore responsabile del Distretto di Castel Volturno dell'Asl di Caserta; Carlo Borgomeo, presidente della Fondazione per il Sud; Valerio Petrarca, docente di Antropologia all'Università di Napoli Federico II. Interverranno, inoltre, Angela Iacono, assessore alle Politiche sociali del Comune di S. Maria Capua a Vetere; Giovanna Ventriglia, responsabile del Consultorio Interetnico del Distretto 23 di Castel Volturno; Lorenzo Houngavou, veterinario dell'Associazione pro animali di Pescopagano; Antonio Bonato, missionario comboniano a Castel Volturno; Renato Natale, presidente dell'associazione Jerry Masslo; Sergio D'Angelo, presidente del gruppo di imprese sociali Gesco.


"CONCLUSIONI PRATICHE:
Non dimentichiamo che la nostra associazione ha bisogno di voi per poter continuare a lavorare e informare. Trovate di seguito le modalità per aiutarci. La necessità di informazione, e di formazione come di aiuti concreti non finisce mai. Ognuno faccia quanto può. Vogliamo favorire l' incontro e la fraternità fonte di vera collaborazione tra popoli.. Ecco perchè abbiamo bisogno del vostro aiuto.
GRAZIE !!
Sono p. Claudio Crimi , Missionario Comboniano, con una esperienza di 30 anni d'Africa alle spalle convinto che non ci sono molte vie per realizzare l'incontro pacifico dei popoli. Solo il rispetto mutuo, la giustizia per tutti , la coscienza dei diritti e dei doveri di ognuno , il senso di gratitudine per i beni che abbiamo ricevuto dal Creatore potranno aiutarci. Un lavoro enorme ci aspetta.
Per quanti volessero aiutarci , oltre a contattarci personalmente ecco alcune modalità:

Nostra sede : via del Buon Consiglio, 19 00184 ROMA (400m da Metro Colosseo verso Via Cavour. Partendo da Fori Imperiali, per via Cavour, terza traversa a destra.) Telefono-fax : 0039-067691669
e-mail acse19@libero.it

Se avete amici DOTTORI COMMERCIALISTI – RAGIONIERI – FISCALISTI o amici, parenti e colleghi interessati … potete mandare questa MAIL per sollecitare il “ 5 x mille” per la nostra associazione A.C.S.E. Onlus ,( Associazione Comboiana Servizio Emigranti e Profughi).
Fate secondo la vostra coscienza.
L’operazione è relativvamente semplice , basta mettere la vostra firma ed il nostro CODICE FISCALE 96309310587 nell’apposito riquadro presente nel modulo 730. unico ex 740 e cud della tua prossima dichiarazione dei redditi.

Oppure usate il Conto Corrente Postale n° 65180002 intestato a :
A.C.S.E. ASSOCIAZIONE COMBONIANA SERVIZIO EMIGRANTI E PROFUGHI ONLUS VIA DEL BUON CONSIGLIO 19 00184 ROMA

Ecco le Coordinate Bancarie per chi volesse fare un bonifico:
BANCA CARIM agenzia 100 in via Cavour 00184 ROMA:
IT 50 L 06285 03201 CC 1000030203

Se fosse un ASSEGNO dovrà essere intestato ad ACSE o A.C.S.E.

Sapete che le vostre offerte saranno usate per una causa giusta. Aiutateci.
GRAZIE E CHE DIO VI BENEDICA!!

Roma 10 settembre 2010 Direzione dell’ACSE
P.Claudio Crimi Missionario Comboniano

--
P.Claudio Crimi
V. San Pancrazio 17-b
tel 06.8992730 00\52 ROMA





mercoledì 1 settembre 2010


Commissione di Giustizia e Pace
Degli Istituti Missionari in Italia a cui è unito l’A.C.S.E. dei Missionari Comboniani.

Roma 1 settembre 2010

Non possiamo tacere


Si celebra il secondo anniversario, insanguinato, dell'accordo tra Libia e Italia. Lo abbiamo fatto nella recente lettera che abbiamo pubblicato recentemente sulle migrazioni. Come missionari non ci riconosciamo in questo 'trattato di amicizia. In realtà è un'associazione a delinquere di stampo liberista.
E' un trattato di ipocrisia firmato dal sangue dei migranti e dalla complicità degli interessi economici bilaterali. Sotto i riflettori della vergogna che sembra avere abbandonato la nostra politica. Nella totale impunità e sotto la plaudente assemblea di Rimini, di parte del popolo cristiano, hanno fatto passerella i fautori di questo accordo.
Come missionari ci dissociamo da questa vergogna e dalle menzogne dei ministri che dicono di rispettare la legge. L'unica ad essere rispettata è quella del profitto economico.

Non siamo complici di ciò.

Commissione di Giustizia e Pace della CIMI

venerdì 27 agosto 2010

AOL + Newus di Nigrizia a.3 n°19

13/08/2010
Cari lettori,
vi segnaliamo alcune delle notizie pubblicate su Nigrizia.it e vi invitiamo a venirci a visitare per leggere anche gli altri approfondimenti.
Buona lettura! ... e buon fine vacanze.
NOSTRE NOTIZIE : A.C.S.E. SI AVVICINA ALLA RIAPERTURA CON DUE DATE:
- IL 3 settembre ci sarà in Sede Acse: Via del Buon Consiglio, 19 - 00184 Roma
una Santa Messsa per l'Anima di Marianna Giuffrè (avv. di 33 anni)deceduta in Mozambico durante un lavoro di volontariato.
- Come forse vi ricordate il prossimo 7 di settembre l'ACSE ( Associazione Comboniana Servizio Emigranti) riprende il suo servizio con apertura alle ore 9.
- Il Mese di luglio all' ACSE si è svolto con intensità per aver offerto un' ultima occasione, a coloro che volessero approfittare, per un corso intensivo della lingua italiana. La sala era stracolma e non tutti coloro che avevano desiderato hanno potuto approfittare.
- Durante il caldo mese di agosto la politica italiana non si è certo dimostrata clemente verso gli stranieri , mentre ha dimostrato chiaramente le sue divisioni e i suoi egoismi interni. In Francia nel frattempo, hanno cercato di espellere dal paese alcune centinaia di ROM, non riuscendo, come era ovvio, a risolvere il propagandato problema della sicurezza. PER UNA VERA SICUREZZA CI VUOLE UNA VERA GIUSTIZIA.

DALL' ESTERO:

SI STA SVOLGENDO SOTTO GLI OCCHI DI TUTTI LA TRAGEDIA IMMANE DELLE INONDAZIONI NEL PAKISTAN. Tempo fa dicevamo che dobbiamo prepararci ad affrontare il problema dedi profughi a causa dei disastri climatici. Da anni si grida che si deve cambiare il modo di affrontare a livellomondiale il problema del clima, Purtroppo i governi impegnati a lottare per spartirsi meglio la torta del potere non hanno tempo di affrontare questi problemi le cui conseguenze le pagheranno i popoli che si trovano in peggiori situazioni. In questo modo avremo milioni di profughi e rifugiati che vaheranno come una marea nera a cui perà non si può mettere un grande tappo in un paio di mesi. La lotta per il potere delle varie correnti, la dimostrazione è il lacerato paese della solmalia, unita ad un orgglio sconfinato delle varie parti stanno portando l'umanità verso grandi catastrofi. Uniamo le nostre forze per cominciare un lavoro in profondità nello smuovere le coscienze e creare dei nuclei internazionali di religioni, scienziati, movimenti,... che riescano ad aiutare i responsabili a riflettere sul futuro che ci sta arrivano addosso.

NOTIZIE DAL MONDO:
Kagame presidente: un voto-farsa
Lo sostiene Victoire Ingabire, oppositrice del regime rwandese alla quale è stato impedito di candidarsi. E chiede alla comunità internazionale di non accettare i risultati dello scrutinio. Critiche al voto anche dagli osservatori del Commonwealth e da Human Rights Watch.


Lo Sparviero? Paghi l'affitto!
Il dispositivo militare francese Epervier, attivo in Ciad dal 1986, non può più rimanere 'gratis' nel paese africano. Lo ha detto il presidente Idriss Déby, dimenticandosi che solo due anni fa lo Sparviero gli ha salvato la poltrona.


La minaccia delle 'grandi dighe'
L'ultimo rapporto dell'organizzazione internazionale per la difesa dei popoli indigeni Survival lancia un allarme sulla ripresa degli investimenti per la costruzione di grandi dighe in Africa, Asia e nelle Americhe. Progetti che si sviluppano spesso nelle terre ancestrali e che rischiano di creare, tra l'altro, masse di nuovi rifugiati dipendenti dagli aiuti.


Grano, torna la speculazione
Inondazioni in Canada e in Asia, siccità e caldo torrido. Tutti fattori che hanno portato il prezzo del grano a salire fino a quasi raddoppiare da giugno. Un record mai visto dal 2008. Gli incendi in Russia e il seguente blocco dell'export, danno un nuovo slancio alla bolla speculativa. Crescono le preoccupazioni in Egitto, a pochi giorni dall'inizio del Ramadan.
Mostra 'Cento cuori per amare l'Africa - L'avventura missionaria di San Daniele Comboni'

E' arrivata...
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27/08/2010
Cari lettori,
vi segnaliamo alcune delle notizie pubblicate su Nigrizia.it e vi invitiamo a venirci a visitare per leggere anche gli altri approfondimenti.
Buona lettura!

Kenya, nuova Costituzione
Approvata con referendum il 4 agosto, la nuova carta è stata promulgata oggi dal presidente Kibaki. Un'analisi dei problemi in campo.

Somalia: il massacro continua
Oltre 80 morti in tre giorni, tra cui anche alcuni parlamentari. È l'accoglienza riservata alle truppe di rinforzo dell'Unione Africana, che, da lunedì, sono iniziate ad arrivare in Somalia. L'offensiva lanciata dai miliziani islamisti di Al Shabaab e la risposta dei caschi verdi.

Mubarak riapre al nucleare
Oggi il presidente egiziano ha deciso che la prima centrale nucleare del paese sorgerà sulla costa mediterranea, vicino alla città di Al-Dabaa.

Sciopero: Cosatu contro governo
In Sudafrica, i lavoratori dei servizi pubblici chiedono aumenti salariali e scioperano per il sesto giorno consecutivo. Tensioni e scontri con la polizia. Una mobilitazione che chiama in causa anche il presidente Zuma.

E' arrivata...

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martedì 27 luglio 2010

Chi nasce in Italia non può essere apolide. a.3 n°18

Cinquanta firmatari per una riforma presentata alla Camera
Immigrati, proposta bipartisan per una nuova legge sulla cittadinanza
Il Carroccio rifiuta di sottoscrivere
Modificare la legge 5 febbraio 1992 per permettere agli immigrati di seconda generazione di diventare cittadini italiani a tutti gli effetti. Una proposta bipartisan, sottoscritta da cinquanta deputati di tutti gli schieramenti politici ad eccezione del Carroccio, fondata sullo jus soli temperato, criterio secondo cui è più importante la nascita in Italia più che la stabilità del nucleo familiare. Verrebbe così abbandonando lo jus sanguinis.
Articoli Collegati
• Immigrati, tra discriminazione e ricongiungimenti familiari
Il capogruppo del Partito della Libertà in commissione Cultura della Camera Fabio Granata, e il deputato del Pd Andrea Sarubbi sono i promotori, assieme ad altri 50 firmatari, di un testo per far ottenere la cittadinanza agli stranieri dopo cinque anni di residenza. Con la riforma diventerebbe italiano lo straniero maggiorenne che soggiorna in Italia da 5 anni, che supera un test di integrazione civica e linguistica e che presta giuramento vincolante alla Costituzione. Diventa inoltre italiano chi è nato da genitore soggiornante in Italia da almeno 5 anni, il minore straniero che completi con successo un ciclo di studi e lo straniero che sia sposato con un cittadino italiano da almeno 2 anni. Se la proposta riuscisse a diventare legge i criteri per fare domanda non sarebbero più meramente burocratici e quantitativi (per ora bisogna essere residenti in Italia da dieci anni), ma qualitativi. Cardine della riforma lo jus soli temperato, la nascita in Italia. Si vuole quindi favorire l'integrazione reale dello straniero in Italia.

Alla conferenza stampa alla Camera era presente la nazionale Under 15 di cricket, i giovani che hanno regalato la coppa europea di cricket all'Italia. Della squadra solo tre sono italiani: gli altri sono bengalesi, indiani, cingalesi, inglesi e marocchini. Benché nati e cresciuti nel nostro Paese, sono ancora in attesa della cittadinanza. I giovani sportivi sono diventati il simbolo della proposta di legge, visto che il Presidente della Camera li aveva portati come esempio della faragginosità dell'acquisizione della cittadinanza. Gianfranco Fini al 42° convegno delle Acli di Perugia aveva dichiarato: «I campioni juniores del cricket, che vivono qui, vanno a scuola qui e parlano il dialetto sono molto più italiani rispetto ai nipoti di nostri immigrati in Argentina o in Brasile».

«Bisogna governare i processi, anziché averne paura - sottolinea l'onorevole Granata -. È una proposta che fa perdere consensi? Ma le leggi non si fanno per avere consensi elettorali. Il percorso non è semplice, ci sono difficoltà politiche, ma si deve passare da una cittadinanza burocratica ad una vera richiesta di integrazione». L'onorevole Sarubbi, anch'egli promotore, definisce la situazione interna alla maggioranza vista dall'opposizione: «Per i numeri in Parlamento c'è bisogno del Pdl: è importante che si discuta con il partito di maggioranza relativa, anche con le ali più vicine culturalmente alla Lega. Solo così potremo allargare il consenso. La chiave politica adesso è vedere cosa accadrà nel Pdl: dimostreranno di essere un partito in grado di governare il Paese, affidabile e soprattutto indipendente, oppure dovranno cedere a logiche non della politica con la P maiuscola, ma della quotidianità?».

Il nodo da sciogliere è infatti interno al Pdl: la Lega Nord è fermamente contraria a questa proposta di integrazione. «La Lega - precisa Granata - ha accolto la proposta con una forma pregiudiziale di contrarietà, anche legittima perché hanno una loro impostazione. Nonostante la reazione non favorevole, su alcuni aspetti, come i termini per la cittadinanza legati a un filtro, si può dialogare anche con la Lega. Anche se la Lega finora ha accolto la nostra proposta di legge con un “no” pregiudiziale, il Pdl andrà avanti lo stesso». «Sono certo che il Pdl aderirà al gran completo a questo testo - conclude Sarubbi - anche perché vorrà dimostrare che ragiona con la propria testa e che è un partito diverso dalla Lega. Vorrà far capire che è indipendente dal Carroccio. Altrimenti perché non indossare anche loro una camicia verde?».
(valentina venturi - video: valerio perogio)2009-09-23 17:05:06
Fonte foto: ami

lunedì 26 luglio 2010

Parla Frei Bento sull'Europa!!! a.3 n°17

ACSE ON LINE a. 3 n° 17
Credo che per capire la trasformazione in atto nel mondo globale dobbiamo sentire cosa dice Frei Bento in un articolo apparso sul settimanale brasiliano “Correio da Cidadania (N°519) con il tritolo :” Europa . Primo mondo?”
DECREPITA EUROPA

L’Europa occidentale ha già raggiunto il culmine del suo benessere? Qual è il futuro di un vecchio Continente che non produce più scienza e tecnologia e che trasferisce le sue industrie in Paesi poveri in cui la manodopera è più a buon mercato? L’impressione è che l’Europa sia in una fase di stallo. Che si preoccupi solo di preservare il suo comfort. Che abbia perduto l’illusione dell’utopia, il vigore intellettuale, la densità della fede. Che è stato dei valori cristiani in questa società che esalta la competitività al di sopra della solidarietà, e che investe milioni in biogenetica e cosmetici, indifferente alla sofferenza di quattro miliardi di esseri umani che, secondo l’Onu, vivono al di sotto della linea della povertà?
Perché provocano tanta paura gli immigrati? Sono terroristi potenziali? Chi ha colonizzato le loro terre e succhiato le loro ricchezze minerarie e naturali, lasciando dietro di sé una scia di miseria e dolore? Perché l’Europa Occidentale guarda all’America Latina attraverso l’ottica del pregiudizio? …
Perché i templi cattolici europei sembrano accogliere più turisti che fedeli?... Perché tanti europei si mobilitano contro malattie (Aids, cancro…), incidenti (sulle strade e al lavoro) e violenze (terrorismo, guerra, omicidi…) ma si mostrano indifferenti di fronte al principale fattore di morte precoce, la fame? …Che futuro desiderano i cristiani europei per l’Europa e per il mondo? …Che segni di solidarietà effettiva con i poveri dell’Africa, dell’Asia e dell’America Latina si danno da parte dei cristiani europei?
Relegare nell’oblio le radici indigene dell’America è un modo cinico di tentare di coprire il genocidio commesso dall’impresa del colonialismo. Se c’è una realtà tragica a cui va giustamente applicato il termine “olocausto” è in America. Durante il primo secolo della colonizzazione sono stati assassinati milioni di indigeni. In nome della civiltà e della fede cristiana……L’etnocentrismo europeo, ancora oggi, impedisce che l’America sia riconosciuta nella sua identità, nella sua cultura e nei suoi valori. …Il diverso è apparso come divergente, lo strano come minaccioso, l’inusitato come maledetto.
Europa civilizzata?

Si parla del ritardo dell’America Latina, della povertà che condanna a una vita indegna 200 milioni di abitanti su un totale di 500 milioni, dei massacri di contadini in Guatemala e dei bambini di strada in Brasile. Ma cosa rappresenta questo di fronte alla quantità di morti delle due grandi guerre mondiali che hanno avuto l’Europa come teatro, all’eredità di miseria e genocidio lasciata dagli europei nelle loro colonie in Africa o alle attuali inique relazioni commerciali tra Nord e Sud del mondo?

C’è un altro principio pedagogico che l’Europa non è stata capace di assorbire: la testa pensa dove poggiano i piedi.
L’eurocentrismo è la malattia senile di una cultura che si è distanziata dalla realtà e il cui universo, pertanto, è collocato al di sopra della vita reale. È stato nella Germania di Kant, di Beethoven e di Einstein che Hitler trovò il brodo di coltura sfociato nelle atrocità del nazismo. Il Portogallo ha avuto Salazar, l’Italia Mussolini, la Spagna Franco… E oggi si può dire che l’Europa Occidentale sia lo spazio per eccellenza della democrazia?

Commenti sul ricordo di P.Renato e P.Paolo a3.n16

ACSE ON LINE a.3 n° 16
Il 17 LUGLIO L’ACSE ha voluto ricordare, con una Celebrazione Eucaristica a cui è intervenuto Mons. Oscar Rizzato, i suoi fondatori P. Renato Bresciani e P Paolo Serra, Missionari Comboniani.
P. Renato Bresciani dopo molti anni di missioe in Sudan venne espulso nel 1964 e, arrivato a Roma, si prese a cuore la difficile situazione degli emigrati sudanesi. Fu il primo in Italia a sensibilizzare la socità civile e religiosa sul problema degli immigrati che oggi è diventato problema nazionale. Cominciò l’assistenza nel 1969 prima ai sudanesi poi allargando a tutti i rifugiati e immigrati.
P. Serra Paolo prese le redini dell’ACSE nel 1995 dalla morte di P. Renato e guidò l’ACSE fino al 2005.
Il 19 luglio Ci ha scritto Adriano Candioli, che ha conosciuto ambedue:

Carissimi, domenica avrei voluto dire alcune cose su queste due belle figure di comboniani , lo faccio ora con questo mio appunto.
Padre Bresciani e Padre Serra avevano due grandi carismi, quello di vedere cose che altri non vedono e di saper coinvolgere i laici su grandi temi di rilevanza sociale, quelli della lotta alla povertà, alla inclusione sociale, all’accoglienza, alla capacità di far emergere qualità nascoste che sono in noi e che loro avevano individuato . e che lavorando assieme ci avevano fatto scoprire e valorizzare. Ricordo che padre Bresciani , andando tre volte alla settimana nelle carceri , ci aveva fatto notare che gli immigrati che allora erano meno dell’uno per cento della popolazione complessiva del ,paese rappresentavano più del 20% della popolazione carceraria . Forte di questa esperienza , quando arrivarono a Roma circa duemila profughi dall’Etiopia, Eritrea e Somalia la sua prima preoccupazione fu quella di sottrarre tutta questa gente dal rischio di finire in carcere, perché in quell’inferno ci si arriva quando non si trova lavoro e non si ha nulla da dare da mangiare ai propri bambini . Venne dato l’avvio alla prima grande operazione di accoglienza e di affido che la città di Roma aveva prima di allora sperimentato. Molte famiglie che frequentavano l’ACSE vennero coinvolte direttamente nelle operazioni di affido dei loro bambini, vennero mobilitate parrocchie della città : Molti di noi parteciparono a quella grande mobilitazione e sperimentammo che l’accoglienza non è un problema ideologico ma del cuore , della capacità di ascoltare gli altri nella loro diversità di cultura e religione . Non accogliemmo quindi solo bambini ma tutta la loro famiglia superando così atavici pregiudizi e luoghi comuni. Padre Serra ebbe una grande intuizione quella di lavorare per il “rientro” di giovani laureati, provvisti di competenze tecniche e professionali da mettere al servizio dell’Africa perché le lusinghe del benessere allora come anche oggi , sottraggono grandi risorse intellettuali a quel Continente. Da quell’intuizione è nato il primo rapporto di “partenariato” all’interno del mondo comboniano , tra l’ACSE e l’associazione Economia Alternativa, rapporto che ora si è esteso ad altre associazioni quali Somirenec Amici per il Centrafrica e Terra di Tutti . E’ nel loro ricordo e nel loro esempio che queste iniziative vengono portate avanti . Desidero continuare le mie considerazioni sulle figure di Padre Bresciani e Padre Serra incentrandole sulle problematiche dell’affido. L’affidamento di un bambino fa parte delle grandi esperienze della paternità. Molti di noi sono padri nella “carne” nel senso che hanno generato figli, ma la paternità che nasce dall’affido ha caratteristiche profondamente diverse, è di natura “spirituale” , temporanea ma anche questa inserita nella grande linea della charitas , nel dono di sé. Pur essendo di natura più spirituale tuttavia è assai diversa da quella spirituale del religioso/a. E’ una ricchezza di cui gode non solo il padre adottante ma tutta la società , è un elemento trasformante del principio dell’accoglienza, non si può accogliere lo straniero alla porta di ingresso della città ma va accolto nella famiglia che è il nucleo centrale della società. . Nella mia famiglia sono entrati cinque “affidati”, quindi posso dire di aver fatto una ricca esperienza di tale istituto. Devo ringraziare padre Bresciani che , dandoci questa possibilità, ci ha fatto comprendere la ricchezza di questo tipo di amore. , ed ho sentito risuonare dentro di me le parole che Dio ha messo sulla bocca del profeta Ezechiele : “ Vi toglierò questo cuore di pietra, metterò dentro di voi un cuore di carne “. Ho fatto quindi diverse esperienze di paternità ma tutte nascono dal Cuore del Padre , questo è anche nella linea dello spirito comboniano, dalla contemplazione del “cuore Trafitto” nascono le diverse esperienze dell’amore. Quando senti operare in tè questa trasformazione , allora tutta la tua affettività, il tuo impegno verso gli altri senti che si apre a 360 gradi. Quello che io ho sentito molto probabilmente è stata anche l’esperienza di tanti altri e quindi la molteplicità di questi affidi ha generato una esperienza nella società che non va rimossa ma valorizzata . adriano

domenica 25 luglio 2010

I Respingimenti continuano a.3 n°15

ACSE on LINE anno 3 n15

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OGGI ACCADRA'. Toscana. Consulta, sì alla legge sull'immigrazione impugnata dal governo
Cristiano Lucchi
[23 Luglio 2010]
[da Toscana notizie] La Corte costituzionale ha dichiarato «inammissibile e non fondato» il ricorso del governo Berlusconi sulla Legge regionale che norma l’accoglienza, l’integrazione e la tutela dei cittadini stranieri in Toscana. E afferma: «Esiste un nucleo irriducibile del diritto alla salute protetto dalla Costituzione come ambito inviolabile della dignità umana». Quest’ultimo deve perciò essere riconosciuto «anche agli stranieri, qualunque sia la loro posizione rispetto alle norme che regolano l’ingresso ed il soggiorno nello Stato».
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Malta, i somali raccontano il respingimento
Fortresse Europe
[22 Luglio 2010]
Il racconto del respingimento, avvenuto sabato scorso, compiuto da una motovedetta libica con personale italiano a bordo. 28 somali sono stati portati a Malta, 27 sono detenuti in Libia. Quali i criteri di «selezione»? La denuncia: separate le famiglie, ci hanno fatto credere che la motovedetta ci avrebbe portato in Italia, ci hanno minacciato di lasciarci alla deriva in mezzo al mare
[Da Fortresse Europe] Emergono dettagli inquietanti sull’ultimo respingimento in Libia di sabato scorso effettuato da una motovedetta libica, con personale italiano a bordo, su richiesta delle autorità maltesi. Finora sapevamo che dei 55 passeggeri somali del gommone intercettato a 44 miglia da Malta, 28 erano stati portati a Malta – comprese 5 donne, di cui 3 incinte, e un bambino – e altri 27 respinti in Libia. Oggi sappiamo di più. E possiamo dire con certezza che alcuni nuclei familiari sono stati separati. Che c’è almeno un uomo nel centro di detenzione di Safi, a Malta, che sulla motovedetta diretta in Libia aveva la moglie incinta di sette mesi, e che adesso non la vedrà per anni, e che adesso teme possa accaderle il peggio nelle mani della polizia libica. I dettagli della storia sono stati pubblicati dal Times of Malta, in un articolo a firma di Kurt Sansone.
E non si è trattato di una svista. L’uomo ha dichiarato al Times of Malta: «Ho detto ai soldati maltesi che mia moglie era sulla motovedetta libica ma loro hanno continuato a insistere, volevano che anche io salissi a bordo con i libici per identificarla. Io ho rifiutato perché sapevo che se fossi salito, ci avrebbero respinto entrambi in Libia».
Intanto il portavoce del ministero dell’Interno maltese ha ribadito che le autorità nazionali non intendono aprire un’inchiesta sul caso. Secondo la versione ufficiale infatti «nei tre casi in cui i soldati sono stati avvisati dalle persone a bordo dell’unità maltese che erano accompagnati dalle mogli, le mogli sono state riunite con i rispettivi mariti sull’unità maltese». Sul tema ha espresso «grave preoccupazione» anche il Jesuit Refugee Service di Malta, esprimendo seri dubbi sul fatto che la Libia possa essere ritenuta un porto sicuro vista l’impossibilità di vedere garantito l’asilo politico, e dubitando che i 27 respinti abbiano «volontariamente» accettato di tornare a Tripoli, come riferito dalle autorità maltesi.
Ad oggi Malta rifiuta di rendere pubblici i criteri con cui sono stati selezionati i 28 somali da portare a terra e i 27 da respingere, ammesso che un criterio ci sia stato. Secondo i somali sbarcati a Malta, e in queste ore detenuti a Safi, inizialmente avrebbero fatto salire a bordo i più deboli per poi insistere con gli altri che salissero a bordo della motovedetta libica. Gli stessi ripetono che inizialmente era stato fatto loro credere che la motovedetta libica era diretta in Italia, visto che a bordo c’era personale che parlava italiano.
«A un certo punto – hanno dichiarato al Times of Malta – uno dei nostri amici che era salito sulla motovedetta si è accorto che c’erano anche dei libici e ha iniziato a gridare. A quel punto li hanno trattati male e un gruppo di noi che era ancora sul gommone ha rifiutato di salire. Insistevamo per salire con i maltesi, ma poi i soldati ci hanno minacciato di abbandonarci alla deriva in mezzo al mare se non salivamo con i libici. Abbiamo detto che era meglio morire in mare che tornare in Libia, perché quel posto è come l’inferno". Ma alla fine sono saliti. Un totale di 27 persone, tra cui 9 donne, alcune delle quali incinte. Di loro, ad oggi, non abbiamo più notizie.
Tags assegnati a questo articolo: malta, respingimento

sabato 24 luglio 2010

ACSE on LINE 14 - Richiesta di aiuti

Carissimi amici e benefattori ,

vi scrivo brevemente per informarvi che il nostro lavoro all'ACSE continua nonostante il caldo. I casi di necessità si presentano in continuazione. Con i soldi che voi ci avete mandato nel passato 2009 abbiamo aiutato :
444 immigrati nuovi, provenienti da Africa, Asia, Sud America ed Est Europeo più altri immigrati che sono arrivati in Italia negli ultimi 5 anni.
una cinquantina di famiglie in gravi difficoltà economiche;
diverse ragazze madri che con grande sacrificio hanno deciso di portare avanti la loro maternità;
una quarantina di studenti universitari africani con un piccolo contributo mensile;
una cinquantina di immigrati per corsi di inglese.
settanta studenti di informatica , con possibilità di ottenere la patente europea ECDL;
Una ventina di immigrati bisognosi di usufruire del nostro servizio legale;
Un migliaio di visite odontoiatriche a persone da poco arrivate in Italia.
molte centinaia di colloqui nel nostro servizio di accoglienza a persone da poco arrivate.Credo che per capire la trasformazione in atto nel mondo globale dobbiamo sentire cosa dice Frei Bento in un articolo apparso sul settimanale brasiliano “Correio da Cidadania (N°519) con il tritolo :” Europa . Primo mondo?”
DECREPITA EUROPA

L’Europa occidentale ha già raggiunto il culmine del suo benessere? Qual è il futuro di un vecchio Continente che non produce più scienza e tecnologia e che trasferisce le sue industrie in Paesi poveri in cui la manodopera è più a buon mercato? L’impressione è che l’Europa sia in una fase di stallo. Che si preoccupi solo di preservare il suo comfort. Che abbia perduto l’illusione dell’utopia, il vigore intellettuale, la densità della fede. Che è stato dei valori cristiani in questa società che esalta la competitività al di sopra della solidarietà, e che investe milioni in biogenetica e cosmetici, indifferente alla sofferenza di quattro miliardi di esseri umani che, secondo l’Onu, vivono al di sotto della linea della povertà?
Perché provocano tanta paura gli immigrati? Sono terroristi potenziali? Chi ha colonizzato le loro terre e succhiato le loro ricchezze minerarie e naturali, lasciando dietro di sé una scia di miseria e dolore? Perché l’Europa Occidentale guarda all’America Latina attraverso l’ottica del pregiudizio? …
Perché i templi cattolici europei sembrano accogliere più turisti che fedeli?... Perché tanti europei si mobilitano contro malattie (Aids, cancro…), incidenti (sulle strade e al lavoro) e violenze (terrorismo, guerra, omicidi…) ma si mostrano indifferenti di fronte al principale fattore di morte precoce, la fame? …Che futuro desiderano i cristiani europei per l’Europa e per il mondo? …Che segni di solidarietà effettiva con i poveri dell’Africa, dell’Asia e dell’America Latina si danno da parte dei cristiani europei?
Relegare nell’oblio le radici indigene dell’America è un modo cinico di tentare di coprire il genocidio commesso dall’impresa del colonialismo. Se c’è una realtà tragica a cui va giustamente applicato il termine “olocausto” è in America. Durante il primo secolo della colonizzazione sono stati assassinati milioni di indigeni. In nome della civiltà e della fede cristiana……L’etnocentrismo europeo, ancora oggi, impedisce che l’America sia riconosciuta nella sua identità, nella sua cultura e nei suoi valori. …Il diverso è apparso come divergente, lo strano come minaccioso, l’inusitato come maledetto.
Europa civilizzata?

Si parla del ritardo dell’America Latina, della povertà che condanna a una vita indegna 200 milioni di abitanti su un totale di 500 milioni, dei massacri di contadini in Guatemala e dei bambini di strada in Brasile. Ma cosa rappresenta questo di fronte alla quantità di morti delle due grandi guerre mondiali che hanno avuto l’Europa come teatro, all’eredità di miseria e genocidio lasciata dagli europei nelle loro colonie in Africa o alle attuali inique relazioni commerciali tra Nord e Sud del mondo?

C’è un altro principio pedagogico che l’Europa non è stata capace di assorbire: la testa pensa dove poggiano i piedi.
L’eurocentrismo è la malattia senile di una cultura che si è distanziata dalla realtà e il cui universo, pertanto, è collocato al di sopra della vita reale. È stato nella Germania di Kant, di Beethoven e di Einstein che Hitler trovò il brodo di coltura sfociato nelle atrocità del nazismo. Il Portogallo ha avuto Salazar, l’Italia Mussolini, la Spagna Franco… E oggi si può dire che l’Europa Occidentale sia lo spazio per eccellenza della democrazia?


Nell' anno 2009 si sono avute
Entrate per 115.624 €
Uscite per 96.484€
Nota:
Dobbiamo aumentare il fondo cassa per realizzare le spese di manutenzione del Centro che per l'anno 2010 -2011 assorbiranno 12.000€ extra per lavori allo stabile. Le richieste di aiuti per necessità immediate degli immigrati stanno aumentate con l'aumento delle difficolttà economiche mondiali. Purtroppo abbiamo dovuto spesso negare il nostro aiuto perchè i nostri fondi non potevano far fronte alle domande.
Comunque le grandi spese dell' ACSE si aggirano in media sulle quote seguenti:
1) Spese per il materiale odontoiatrico del nostro studio dentistrico, che lavora gratis per gli immigrati in necessità - 15.000 € annuali
2) Spese per gli aiuti in Borse di studio che diamo a studenti universitari immigrati + viaggi di rientro: - 25.000 € annuali
3) Spese per le famiglie di donne sole con figli e per gli immigrati che si trovano in difficoltà. tot. - 29.000 € annuali
4) Manutenzione del centro, personale , utenze e servizi, 28% del totale: - 27.000 €annuali

Vi ho presentato quanto spendiamo in media per le spese vive. Chiedo di aiutarci, sapendo che Dio saprà ricompensare la vostra generosità.


Voglio approfittare, prima che il Centro ACSE chiuda per il mese di Agosto, per farvi una richiesta concreta. Abbiamo una giovane camerunese TATOU ROSINE CHANTAL MWAMBA, attualmente studente all'università della sapienza di Roma nel terzo anno di medicina-
Lei riceve un piccolo aiuto da noi come Borsa di studio, ma non abbiamo la possibilità di aiutare anche suo figlio che vive in Camerun con la nonna, senza padre e senza il nonnno.
Attualmente si trova in difficoltà economiche e vorrebbe che qualcuno la aiutasse a far studiare suo figlio.
La somma richiesta per un anno di studi del bambino è di 300 €

Scrivo queste righe per offrire a voi l'occasione di fare del bene ad aiutare questo RAGAZZO
La mamma TATOU ROSINE CHANTAL MWAMBA si trova a Roma e abita in via Domenico dei Domenici, 15 00159 Roma
Il suo telefono è 3886965586
Il suo e -mail è rosiew2003@yahoo.fr
Potete mettervi in contatto direttamente con lei se volete: Tatou Rosine ,
oppure inviare il vostro contributo , specificando la motivazione, all' A..C.S.E.

ECCO I MODI PER INVIARE I CONTRIBUTI ALL' A.C.S.E.
ABBIAMO BISOGNO DEGLI IMMIGRATI, NON DIMENTICHIAMOLO.




MODALITA DI AIUTO ALL’ASSOCIAZIONE A.C.S.E

1° )Conto Corrente Postale n° 65180002 intestato a :
A.C.S.E. –ASSOCIAZIONE COMBONIANA SERVIZIO EMIGRANTI E PROFUGHI ONLUS
VIA DEL BUON CONSIGLIO, 19 -- 00184 ROMA

2° )Coordinate Bancarie IBAN : per chi volesse fare un bonifico: BANCA CARIM agenzia via Cavour ROMA
IT 50 L 06285 03201 CC 1000030203

3° )Se fosse un assegno dovrà essere intestato ad ACSE o A.C.S.E.
Nostra sede: via del buon Consiglio , 19 -- 00184 Roma tel 06- 6791669

4°) Lo stato ci consente di destinare il 5 x 1000 dell’IRPEF anche alla nostra associazione A.C.S.E. (Associazione Comboniana Servizio Emigranti e Profughi. Basta mettere la Vostra firma e il nostro CODICE FISCALE 96309310587
nell’apposito riquadro presente nei Moduli 730, UNICO ex 740 e CUD della vostra prossima dichiarazione dei redditi.
Vi preghiamo di diffondere ad amici e parenti questa opportunità.

GRAZIE E BUON LAVORO DA TUTTI GLI AMICI, SOCI E VOLONTARI DELL’ACSE !!!
P. Claudio Crimi
Missionario Comboniano
Direttore dell'A.C.S.E.


mercoledì 30 giugno 2010

Immigrati : non possiamo tacere a.3 n°13 ACSE

Conferenza degli Istituti Missionari Italiani (CIMI)
Commissione di Giustizia, Pace e Integrità del Creato della CIMI


MISSIONARI/E E IMMIGRATI

NON POSSIAMO TACERE


Firenze, 30 giugno 2010

“Oggi la forma di povertà più vistosa e drammatica in Italia- ha scritto il coraggioso vescovo emerito di Caserta, R. Nogaro - è quella degli immigrati e dei rom. In nome di una fantomatica ‘sicurezza sociale’ si sta costruendo, soprattutto nel nostro paese, la fabbrica della paura verso tutto ciò che può ledere la tranquillità del cittadino. Per questa prospettiva inquietante l’incriminato di dovere è l’immigrato ed è il rom, considerati quasi naturalmente soggetti di reato.”
In poche lapidarie parole Mons. Nogaro, che ben conosce i problemi degli immigrati di Caserta e di Castelvolturno, ci ha messo davanti agli occhi il dramma di questi fratelli e sorelle immigrati nel nostro paese.


Il contesto europeo

Viviamo nell'epoca della più grande mobilità della storia conosciuta. Oltre 214 milioni di migranti internazionali, vi sono circa 740 milioni di sfollati, in parte sfollati interni. Ciò significa che una persona su sette nel mondo è un migrante. (Peter Schatzer, Plenaria del Pontificio Consiglio per la Cura Pastorale dei Migranti,Roma,Maggio 2010).

Nei 27 Paesi dell'UE si calcolano 24 milioni di migranti, per la più parte provenienti dagli stessi Paesi dell'Unione. Secondo valutazioni recenti i migranti 'irregolari' sarebbero fra i 4.5 e gli 8 milioni, con un aumento stimato fra i 350 e i 500 mila all'anno.

Di fatto, l'Europa,sentendosi 'fortezza' assediata, affronta sulla difensiva il fenomeno della mobilità. La 'governance' delle migrazioni e la lotta contro l'immigrazione irregolare sono prospettate come la soluzione principale per dare sicurezza alle società europee, inserendo il controllo dell'immigrazione nell'ottica della lotta al terrorismo...viene, così, proposta e ribadita la trilogia inaccettabile: 'immigrazione – criminalità e terrorismo – insicurezza'. Per tale ragione, la politica migratoria dell'Europa afferma la chiusura delle frontiere alle persone, ma la libertà di circolazione alle informazioni, ai beni ed ai capitali. Si va diffondendo un atteggiamento politico di rifiuto degli immigrati, mentre le economie continuano a richiederne l'assunzione. Probabilmente vedremo presto calare nuove cortine di ferro, con serrati pattugliamenti alle frontiere e nuove misure di difesa delle coste.
C'è chi si azzarda ad affermare che il rafforzamento delle frontiere non serve solo ed in primo luogo a fermare i movimenti migratori -i quali di fatto continuano- ma a definire come irregolari i migranti che le attraversano, dando loro un'identità che li pone in una posizione di inferiorità e di mancanza di diritti: un esercito di invisibili ricattabile e sfruttabile (Mons.Antonio M. Vegliò,VIII congresso Eu, Màlaga, aprile- maggio 2010).


Il contesto italiano
Xenofobia montante

Noi missionari che siamo stati a lungo ospiti dei popoli africani, sudamericani, asiatici assistiamo ora in patria ad un accanimento senza precedenti nei confronti degli immigrati in mezzo a noi. Stiamo assistendo a una massiccia e crescente violazione dei diritti umani nei loro confronti. E questo avviene nell’indifferenza da parte dei cittadini italiani, immemori di quanto i nostri migranti avevano sofferto. Non stiamo forse ripetendo sugli immigrati in mezzo a noi quello che i nostri nonni hanno subito quando anche loro emigravano?
Non possiamo accettare che il capo del Governo italiano affermi che: ”Una riduzione degli extra comunitari significa meno forze che vanno ad ingrossare la criminalità”. E’ un’affermazione molto grave. Il segretario della CEI, mons. Crociata ha ribattuto giustamente: ”Gli immigrati delinquono tanto quanto gli italiani. Non è vero che riducendo gli immigrati clandestini si riduce anche la criminalità“. Una menzogna , ma rilanciata con forza da una stampa nazionale che fomenta la paura “dell’altro”. In questo paese stiamo assistendo a un crescendo di dichiarazioni, di leggi, di normative che non fanno altro che attizzare un crescente razzismo e una forte xenofobia.


Da parte di ogni schieramento politico

E questo non solo da oggi, ma da quasi 20 anni. A cominciare dalla legge Turco-Napolitano (1998) che è alla base del Testo unico per l’immigrazione e ha dato inizio ai Centri di Permanenza Temporanea (CPT) che si sono poi rivelati dei veri e propri lager. Seguita nel 2002 dalla legge Bossi-Fini che ha modificato il Testo unico. Questa legge introduce il contratto di lavoro, cui è subordinato il rilascio del permesso di soggiorno, prevede l’espulsione con decreto motivato, disposto dal questore e decreta sanzioni (fino al carcere) per la disobbedienza all’ordine del pubblico ufficiale.
Noi riteniamo immorale e non-costituzionale la Bossi-Fini, perché non riconosce gli immigrati come soggetti di diritto, ma li riconosce come forza-lavoro, pagata a basso prezzo e da rispedire al mittente, quando non ci serve più. La Bossi-Fini costituisce un fatto gravissimo in chiave giuridica (vari giudici l’hanno dichiarata non costituzionale!), ma soprattutto in chiave etica.

Il Pacchetto Sicurezza (Legge 94-2009) introduce nell’ordinamento italiano l’aggravante della pena per clandestinità dell’immigrato, pene reclusive fino a tre anni per chi ceda un immobile a un clandestino, trasforma i CPT in centri di Identificazione e Espulsione (CIE), vieta a una clandestina che partorisce in ospedale di riconoscere il bimbo come suo, impone una tassa sul permesso di soggiorno e norme restrittive sui ricongiungimenti familiari. In questo modo, per la prima volta, il clandestino diventa un criminale!
In questo quadro si inseriscono anche le ordinanze del Presidente del Consiglio dei Ministri, che decretano lo stato di emergenza per le comunità nomadi-rom del Lazio, Campania e Lombardia e impongono il vergognoso atto della schedatura di rom e sinti attraverso la raccolta forzosa delle impronte digitali per l’identificazione e il censimento degli abitanti dei campi.
Concordiamo con Famiglia Cristiana quando ha definito il Pacchetto Sicurezza la “cattiveria trasformata in legge”.


Razzismo istituzionale

Questa legislazione comporta un aggravio molto pesante sulle spalle degli immigrati: i versamenti di contributi onerosi per ottenere permessi di soggiorno e di cittadinanza, l’obbligo di presentare un documento che attesti la regolarità del soggiorno per la celebrazione del matrimonio, la verifica da parte del Comune delle condizioni igienico-sanitarie dell’immobile e le pesanti sanzioni previste per la mancata esibizione dei documenti.
Se a tutto questo si aggiungono l’aggravante di clandestinità che comporta l’aumento di un terzo della pena, le decine di ordinanze per il ‘ decoro urbano’ di enti locali (dal divieto di trasportare borsoni a quelle contro i lavavetri!) che creano un ” diritto speciale” riservato alle aree di povertà urbane o dell’immigrazione, abbiamo davvero l’impressione di essere di fronte a leggi che riflettono “un razzismo istituzionale, come afferma il filosofo L. Ferrajoli, che vale a fomentare gli umori xenofobi e il razzismo endemico presenti nell’elettorato dei paesi ricchi.”

A quanto detto bisogna aggiungere le due ultime novità: una pagella a punti perché un immigrato possa ottenere la cittadinanza italiana (approvata una bozza di regolamento a maggio 2010) e poi la decisione dell’11/03/2010 della Corte di Cassazione che gli immigrati irregolari vanno espulsi, anche se hanno figli minorenni che frequentano la scuola. Incredibile ma vero: la legalità delle frontiere prevale sulle esigenze di tutela del diritto allo studio dei minori.
Da tutto questo ne esce compromessa la nostra stessa democrazia. “Oggi la novità della criminalizzazione degli immigrati - ha detto il filosofo L.Ferrajoli all’incontro tenutosi nel settembre 2009 a Lampedusa , sul tema: La frontiera dei diritti . Il diritto alla frontiera – compromette radicalmente l’identità democratica del nostro paese. Giacché essa ha creato una nuova figura:quella della persona illegale, fuorilegge solo perché tale, non-persona perché priva di diritto e perciò esposta a qualunque tipo di vessazione: destinata dunque a generare un nuovo proletariato discriminato giuridicamente, e non più solo, come i vecchi immigrati, economicamente e socialmente. ” E’ lo stesso Ferrajoli a tirarne le conclusioni: ”Queste norme e queste pratiche rivelano insomma un vero e proprio razzismo istituzionale… Esse esprimono l’immagine dell’immigrato come ‘cosa’, come non-persona, il cui solo valore è quello di mano d’opera a basso prezzo per lavori faticosi o pericolosi o umilianti: tutto, fuorché un essere umano, titolare di diritti al pari dei cittadini.”
E allo stesso convegno di Lampedusa , il noto magistrato Livio Pepino ha aggiunto: ”Il diritto penale, a sua volta, assume una nuova curvatura: non contro il migrante che delinque, ma contro il migrante in quanto tale. Infatti con l’introduzione del reato di ‘immigrazione irregolare’ si prosegue nella impostazione di punire non un fatto, ma una condizione personale: è il migrante che diventa reato.”

Noi riteniamo infatti che tutta questa legislazione è il risultato di un mondo politico di destra e di sinistra che ha messo alla gogna lavavetri, ambulanti, rom e incarna una cultura xenofoba e razzista che ci sta portando nel baratro dell’esclusione e del rifiuto dell’”altro”, specie del musulmano.


I nuovi lager

Altro capitolo dolente dell’attuale ordinamento giuridico nei confronti degli immigrati sono i Centri che prima si chiamavano Centri di Permanenza Temporanea (CPT) e che la nuova legislazione chiama Centri di Identificazione ed Espulsione (CIE) dove gli immigrati sono rinchiusi per sei mesi (prima era di sessanta giorni).
La situazione dei CIE è ancora peggiore di quella dei CPT. Da fonti sicure sappiamo che nei CIE si moltiplicano le violenze e i soprusi, mentre si susseguono le rivolte sempre represse con violenti pestaggi.
“Questi centri sono veri luoghi di detenzione – scrive sempre L. Ferrajoli – una detenzione per altro ancora più grave e penosa di quella carceraria, dato che è sottratta a tutte le garanzie previste per i detenuti, a cominciare dal ruolo di controllo svolto dalla magistratura di sorveglianza. Sono stati creati così dei campi di concentramento in cui vengono recluse “persone che non hanno fatto nulla di male, ma che vengono private di qualunque diritto, e sottoposte ad un trattamento punitivo, senza neppure i diritti e le garanzie che accompagnano la stessa pena della reclusione.”
Ancora più drammatica la situazione degli immigrati nei campi libici, che sono degli autentici campi di concentramento.
Ha ragione la prof.ssa L.Melillo dell’Orientale di Napoli in un recente volume A distanza d’offesa (a cura di A. Esposito e L. Melillo) a scrivere: ”Sembra palesarsi il rischio di una deriva razzista che fa del corpo dello straniero il capro espiatorio delle crisi della nostra società.”

I luoghi della vergogna

Inumano è infine il trattamento che gli immigrati braccianti ed operai subiscono nel Paese, sia sul lavoro sia nelle abitazioni. Luoghi come Castelvolturno (Caserta), S. Nicola a Varco (Salerno), Rosarno (Reggio Calabria ), Cassibile (Siracusa) sono ormai entrati nell’immaginario collettivo italiano. Questi sono i luoghi della vergogna dove vivono i braccianti agricoli che raccolgono i nostri pomodori, le arance, le patate, …

Il più noto è certamente Castelvolturno nel casertano con una popolazione di 15.000 abitanti dei quali almeno 5.000 sono immigrati che lavorano nelle campagne del casertano e del napoletano. Le loro condizioni di vita, di abitazione, di lavoro sono davvero degradanti. Come missionari/e ne abbiamo spesso denunciato la situazione, che è poi esplosa il 18 Settembre 2008 quando sei ghaneani sono stati brutalmente uccisi dalla camorra. Gli africani di Castelvolturno sono scesi per strada ribellandosi a quel massacro.
Castelvolturno proprio per come gli immigrati sono trattati, è una polveriera che potrebbe esplodere ad ogni momento. Com’è esplosa Rosarno dove vivevano oltre mille braccianti che lavoravano nella Piana di Gioia Tauro. Abbiamo spesso potuto visitare le baraccopoli dove erano costretti a vivere quegli immigrati, luoghi di uno squallore unico. Gli stessi immigrati, fuggiti poi da Rosarno, hanno scritto: “Vivevamo in fabbriche abbandonate, senza acqua né elettricità. Il nostro lavoro era sottopagato. Lasciavamo i luoghi dove dormivamo alle 6 per rientrarci solo a sera alle ore 20:00, per 25 € che non finivano tutti nelle nostre tasche. A volte non riuscivamo nemmeno, dopo una giornata di duro lavoro, a farci pagare. Eravamo bastonati, minacciati, braccati come bestie …”
Parole dure, scritte all’indomani della tragica storia di Rosarno (7-9 Gennaio 2010) quando alcuni “bravi ragazzi” hanno sparato contro gli africani, i quali, stanchi di tanti soprusi, si sono ribellati. Ne è nata una vera e propria rivolta (basta vedere le immagini nel DVD Le arance di Rosarno).
“Ci hanno sparato addosso per gioco o per l’interesse di qualcuno -hanno scritto-. Non ne potevamo più. Coloro che non erano feriti da proiettili, erano feriti nella loro dignità umana, nel loro orgoglio di esseri umani... Siamo invisibili per le autorità di questo paese.”

Ci sembra doveroso in questo contesto ricordare padre Carlo D’Antoni, parroco di Bosco Minniti (vicino a Cassibile), che accoglieva nella sua parrocchia i migranti: è stato arrestato perché accusato di aver firmato attestati di ospitalità che consentono ai braccianti di avere un tetto. E ora lo attende il processo!

Stessa situazione nella baraccopoli di S. Nicola a Varco, comune di Eboli (Salerno), dove un migliaio di braccianti maghrebini vivevano in una situazione di grande degrado umano. Il 19 Novembre 2009 questi immigrati, impegnati in lavori agricoli nella Valle del Sele, sono stati cacciati e la baraccopoli demolita perché dichiarata non idonea (ed è vero!), ma senza offrire loro un altro posto dove andare a dormire. Inutili le proteste che abbiamo fatto al Prefetto ed al Questore di Salerno. Oggi non c’è più una baraccopoli a S.Nicola a Varco, ma abbiamo centinaia di braccianti che dormono dove possono nella valle del Sele.
Tutti questi braccianti sono forza lavoro, pagata a basso prezzo, alla mercé dei caporali che fanno poi da tramite alle mafie. E questo ci porta al dolente capitolo delle condizioni di lavoro.

Tra caporali e mafie

Il 26 aprile del 2010 ci sono stati, a Rosarno, una trentina di arresti, venti aziende agricole sequestrate e sigilli a duecento appezzamenti di terreno per un valore di dieci milioni di euro. E questo per l’inchiesta della Procura di Palmi (RC), nata in seguito alla rivolta di Rosarno .
Finiscono così in manette caporali e proprietari di agrumeti della Piana di Gioia Tauro, accusati di associazione a delinquere per lo sfruttamento della mano d’opera ed induzione all’immigrazione clandestina. Profittatori della disperazione dei braccianti stranieri, costretti a lavorare per pochi euro al giorno .
E’ l’Italia dei caporali, i boss del neoschiavismo che impongono la loro legge e fanno affari d’oro alle spalle di 60 – 70 mila immigrati braccianti che vivono in condizioni di degrado simili a quelle riscontrate a Rosarno.
Seconda la Flai Cgil, gli immigrati irregolari impiegati in agricoltura nel meridione sfiorano il 90%. Lavorano anche dieci ore al giorno e a volte la paga non arriva a 15 €. Le percentuali migliorano al centro ( 50% ) e al Nord ( 30% ).
Secondo la Confederazione Italiana Agricoltori, nei “luoghi della vergogna”, il 40% dei braccianti stranieri vive in edifici abbandonati e fatiscenti, oltre il 50% senza acqua potabile, il 30% senza elettricità, il 43% senza servizi igienici. I raccoglitori di verdura a cottimo hanno tra i 16 ed i 34 anni. L’80% non ha mai visto un medico.
Una nota a parte merita la provincia di Foggia, dove la raccolta dei pomodori è nelle mani del racket che paga gli immigrati 10 € al giorno.

Al Nord è l’edilizia l’altro terreno di conquista dei caporali. Qui un lavoratore su quattro lavora nel sommerso: 700.000 gli immigrati irregolari impiegati nelle imprese (in questo siamo al primo posto in Europa). Li troviamo all’alba a Milano a Piazzale Lotto o a Lambrate che chiedono una giornata in cantiere. Un manovale regolare costa 21 € all’ora, se c’è di mezzo l’intermediario è meno di metà. Il resto va al caporale. E al Nord i caporali sono sempre più egiziani, marocchini, rumeni o anche cinesi che gestiscono i loro connazionali sul lavoro e nella vita. Un altro capitolo vergognoso!

Respingimenti

Non sono bastate le leggi razziste, si sono aggiunti i respingimenti in mare nel corso dei quali migliaia di persone sono state rigettate, a rischio della loro vita, nei campi libici o nei loro paesi di provenienza, dove li attende un altro calvario.
Come missionari/e siamo testimoni che questa spinta migratoria, proveniente dall’Africa, che tenta di attraversare il Mediterraneo, è dovuta alla tormentata situazione del continente nero, in particolare dell’Africa Orientale e Centrale. La situazione di miseria, i regimi oppressivi, le guerre in atto dell’Eritrea, Etiopia, Somalia, Sudan, Repubblica Democratica del Congo, Ciad sospingono migliaia di persone a fuggire attraverso il deserto per arrivare in Tunisia e in Libia , dove sono sfruttati come schiavi. Buona parte di questi immigrati sono rifugiati politici ed hanno diritto all’asilo politico, fra l’altro ricordato due volte nella nostra Costituzione. E qual è la risposta del governo? Chiudere le frontiere e bloccare questa ’invasione’. E per questo il governo Berlusconi ha stipulato accordi con la Libia e con la Tunisia. Il 5 gennaio 2009 il Senato italiano ha approvato il Trattato col governo libico di Gheddafi per impedire che le cosiddette ‘carrette’ del mare arrivino fino a Lampedusa o sulle coste italiane. Sono migliaia gli immigrati morti nel Mare Nostrum. Secondo uno studio di G.Visetti, giornalista di La Repubblica,dal 2002 al 2008 sono morti 42mila persone, trenta immigrati al giorno, ingoiati dal mare davanti alla fortezza Europa. (Senza dimenticare le migliaia di migranti che muoiono attraversando il deserto del Sahara)
Davanti a tali orrori, come si fa a firmare un Trattato con la Libia di Gheddafi, un vero dittatore, che tratta in maniera così vergognosa gli immigrati che vi arrivano? Come si fa ad armare con motovedette e tante armi (nel 2009 abbiamo venduto materiale bellico per un valore di 111 milioni di euro!), un paese che le usa contro gli immigrati? Lo stesso vale per la Tunisia, a cui nel 2009 abbiamo venduto armi per oltre 3 milioni di euro. Il 27 gennaio 2009 il ministro Maroni, si è incontrato con il suo omonimo tunisino per la stessa ragione, cioè il respingimento dei migranti.
L’Italia sta ora pagando voli aerei che partono dal nostro Sud, ma anche da Malta o dalla Libia e che riportano gli immigrati nel loro paese. Vuol dire portarli alla tortura o alla morte. Basta vedersi il filmato del giornalista dell’Espresso F.Gatti, ”L’amico Isaia” e “Eritrea: Voices of torture” per rendersi conto di quanto tragica sia la situazione e quanto poco cristiano ed evangelico sia il comportamento del governo italiano.
Giustamente Famiglia Cristiana ha paragonato questi respingimenti alla Shoah.

A tal proposito il prof. Antonio Esposito dell’Orientale di Napoli, nel libro A distanza d’offesa, così si esprime :”Così finiscono gli uomini e le donne che non sbarcano più a Lampedusa. Bloccati in Libia dall’accordo Roma –Tripoli e riconsegnati al deserto. Abbandonati sulla sabbia , appena oltre il confine. A volte sono obbligati a proseguire a piedi. Altre volte si perdono. Cadono a faccia in giù, sfiniti, affamati, assetati senza che nessuno trovi più i loro cadaveri (come riporta F.Gatti nell’Espresso). L’Italia, come l’Europa, prova a costruire la sua fortezza. Le immateriali mura di recinzione sono erette con le carte che fanno le leggi, sono tenute insieme dai sentimenti di indifferenza, falso disdegno e disprezzo , propri del senso comune. Restano fuori donne, uomini, vecchi, bambini, partiti inseguendo un orizzonte di dignità.”


Negazione dei diritti umani

E questi respingimenti avvengono non solo a largo delle nostre coste, ma anche nei nostri porti più importanti. Sappiamo di sicuro che nei porti di Ancona, Brindisi e Napoli sono migliaia gli immigrati che vengono respinti ogni anno. Ne abbiamo fatta esperienza diretta con i nove immigrati della nave’ Vera D’, che ha attraccato a Napoli il 7 aprile 2010. L’ordine del ministro Maroni era perentorio: dovevano essere respinti!

“Questi respingimenti – ha detto Luigi Ferrajoli – all’incontro tenutosi nel 2009 a Lampedusa – sono illegali sotto più aspetti. Hanno violato, anzi tutto, il diritto di asilo stabilito dall’articolo 10 (comma 3) della Costituzione per lo ‘straniero al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche’, giacché le navi italiane con cui gli immigrati vengono riportati in Libia sono territorio italiano, siano esse in acque territoriali o in acque extraterritoriali. E lo hanno violato doppiamente, giacché questi disperati vengono respinti in quei lager che sono i campi libici, dove sono destinati a rimanere senza limiti di tempo e in violazione dei più elementari diritti umani.
Hanno violato, in secondo luogo, la garanzia dell’Habeas Corpus, stabilita dall’articolo 13 (Comma 3) della Costituzione: questi respingimenti si sono infatti risolti in accompagnamenti coattivi, non sottoposti a nessuna convalida giudiziaria …
Infine sono state violate le convenzioni internazionali che l’Italia, nell’articolo 10 della Costituzione, si è impegnata a rispettare: l’articolo 13 della Dichiarazione Universale sui Diritti Umani sulla libertà di emigrare; l’articolo 14 della stessa dichiarazione sul diritto di asilo; l’articolo 4 del Protocollo 4 della Convenzione Europea sui Diritti Umani che vieta le espulsioni collettive.”
Con questi respingimenti siamo davanti ad una massiccia violazione dei diritti umani da parte del governo italiano.

La Navi Pellay, Alto Commissario per i Diritti Umani dell’ONU , incontrando al Viminale il nostro Ministro degli Interni Maroni ha detto: “Gli immigrati non sono rifiuti tossici, vanno salvati e tutelati. E’ un obbligo per le autorità preposte salvare vite umane in pericolo.”
Ed ha poi aggiunto: “Gli immigrati non devono essere stigmatizzati ne’ criminalizzati. Piuttosto vanno creati meccanismi in grado di stimolarne l’integrazione e l’inserimento nella società. I migranti non possono venir percepiti come una minaccia alla sicurezza perché questo non fa che incrementare le paure dei cittadini”.

Anche il rapporto 2010 di Amnesty International stigmatizza l’Italia come razzista.

La tratta

Un altro aspetto dell’ immigrazione in Italia è la tratta delle donne per la prostituzione. Secondo stime attendibili, sulle strade abbiamo dalle 30 alle 50 mila ragazze nigeriane, vittime di questo traffico nel nostro paese. Senza parlare delle altre donne albanesi, romene, latino-americane…, che costellano le nostre strade per i nove milioni di italiani (il 70% di questi è sposato!) che comprano sesso per strada. E’ chiaro che questa tratta è il frutto di racket internazionali e mafie italiane che aggiungono sfruttamento a sfruttamento.
E anche vi sono delle responsabilità politiche ben precise .

“Come fermarli? – si chiede un missionario, padre Franco Nascimbene, che ha lavorato a lungo a Castelvolturno - è una situazione complessa, fatta da connivenze e corruzioni che solo le istituzioni, i governi e le polizie potrebbero affrontare efficacemente. Esistono già leggi che colpiscono coloro che sfruttano la prostituzione, tuttavia si ha l’impressione che manchi una decisa volontà politica di fermare la macchina infernale che produce schiavitù e distrugge il futuro di migliaia di ragazze.
• -Se le istituzioni investissero maggiormente nell’attività investigativa, impiegando più uomini a pedinare madames. Sfruttatori, camorristi e mafiosi,
• -se creassero più legami con le polizie di origine delle ragazze,
• -se controllassero i flussi di denaro provenienti dalla prostituzione che escono dall’Italia attraverso la Western Union e altre agenzie ( come è stato fatto in altri campi, là dove c’era la volontà politica di fermare certe espressioni della criminalità), si potrebbe fermare o perlomeno rallentare la tratta di donne a scopo di prostituzione.


Carceri

Per quanto riguarda il tema carcerario ci preme dire che il 37.1 % della popolazione carceraria è di origine straniera (24.922 su 67.452,al 21 aprile 2010) e sottolineare alcune problematiche specifiche connesse alla vita detentiva degli stranieri...per esempio difficoltà linguistiche, condizioni economiche disagiate anche a causa della lontananza delle famiglie di origine, l'assenza di una rete familiare e amicale... (Antigone,1(2009),25).
Pensiamo che, come missionari/e, incontriamo qui, in carcere, parte della realtà che abbiamo avuto modo di condividere altrove. Crediamo di poter offrire un contributo estremamente prezioso ed un possibile punto di riferimento dal punto di vista umano e spirituale ai/alle detenuti/e ed al personale penitenziario.


La voce profetica delle Chiese d'Africa

Ci conforta, come missionari/e, il fatto che i vescovi dell’Africa riuniti a Roma per il II Sinodo Africano (4-25 Ottobre 2009) abbiano avuto il coraggio di parlarne nei loro interventi in aula. Hanno affrontato questo argomento i vescovi: G. Martinelli (Tripoli, Libia), B. D. Souraphiel (Addis Abeba, Etiopia), W. Avenya (Makurdi, Nigeria), G. C. Palmer – Buckle (Accra, Ghana), G. ‘Leke Abegunrin( Osogbo, Nigeria) ed infine il Cardinal T. A. Sarr (Dakar, Senegal) (vedi Per un’Africa riconciliata – Memoria del II Sinodo Africano a cura di Anna Pozzi).
“Gli africani continueranno a venire in Europa – ha detto il vescovo W. Avenya – con tutti i mezzi, anche al prezzo di morire nel deserto o per mare, finché l’equilibrio economico ed ambientale tra Africa e resto del mondo non verrà ristabilito da chi ne è responsabile e cioè dall’Occidente!”
Non meno esplicito l’arcivescovo di Addis Abeba, Souraphiel: “Spero che questo Sinodo per l’Africa sondi le cause che sono alla base del traffico di esseri umani, delle persone sfollate, dei lavoratori domestici sfruttati, dei rifugiati, dei migranti, specialmente degli africani che giungono nei barconi e dei richiedenti asilo e che sortisca posizioni e proposte concrete per mostrare al mondo che la vita degli africani è sacra e non priva di valore come invece sembra essere presentata e vista da molti media.”
Non meno pesante l’intervento del vescovo Abegunrin di Osogbo (Nigeria): ”La voce profetica della Chiesa a favore dei poveri e degli oppressi non deve mai essere compromessa o sacrificata sull’altare di un’amicizia religiosa o di un tornaconto materiale.” Ed egli applica subito questo alla questione degli immigrati: “Una delle maggiori sfide che questo Sinodo dovrebbe affrontare è il destino di un gran numero di immigrati africani presenti in tutti i paesi dell’Occidente. Dall’inizio di questa crisi economica, molti paesi occidentali hanno elaborato leggi e strutture difensive a sostegno delle proprie economie. Purtroppo a questo scopo sono state varate leggi che si avvicinano molto a negare perfino i diritti umani degli immigrati. Soprattutto in Italia, l’immigrazione clandestina è diventata un reato!”
E’ toccato poi all’arcivescovo di Dakar, il cardinal Sarr analizzare in profondità il fenomeno degli immigrati: “Vorrei sottolineare il carattere rivelatore del fenomeno della migrazione clandestina. L’avventura così rischiosa dei migranti clandestini è un vero e proprio grido di disperazione, che proclama di fronte al mondo la gravità delle loro frustrazioni ed il loro desiderio ardente di maggiore benessere.
Percepiamo noi questo grido di disperazione e lo lasciamo penetrare nel nostro cuore tanto da cercare di capirne il senso e la portata?” E il cardinale conclude: “Sappiamo bene, infatti, che non sono le barriere della polizia, per quanto possono essere invalicabili, ad arrestare la migrazione clandestina, bensì la riduzione effettiva della povertà otterremo la promozione di uno sviluppo economico e sociale che si estenda alle masse popolari del nostro paese.”
E’ stato infine l’arcivescovo di Accra, Palmer – Buckle, a esprimere in un intervento pesante il “sentire” dei vescovi africani al Sinodo attaccando le tendenze xenofobe presenti in Europa che “considerano gli africani come se non avessero diritti.”
E con molta ironia ha concluso: “ Come fate voi europei a parlare di diritti umani universali?”

Ci impegnamo

Anche nell'ambito del fenomeno migratorio noi missionari/e ci proponiamo una lettura piena di fede e di speranza perché, al di là dei risvolti drammatici che spesso accompagnano le storie dei migranti, i loro volti e le loro vicende portano il sigillo della storia di salvezza e della teologia dei 'segni dei tempi'.
La Chiesa difatti intende affermare la cultura del rispetto, dell'uguaglianza e della valorizzazione delle diversità, capace di vedere i migranti come portatori di valori e di risorse. Essa invita a rivedere politiche e norme che compromettono la tutela dei diritti fondamentali...esprime inoltre un forte dissenso rispetto alla prassi sempre più restrittiva in merito alla concessione dello 'status' di rifugiato e al ricorso sempre più frequente alla detenzione e all'espulsione dei migranti.
La presenza dei migranti in mezzo a noi ci ricorda che, dal punto di vista biblico, libertà e benessere sono doni e come tali possono essere mantenuti solo se condivisi con chi ne è privo. I fondamenti del rispetto e dell'accoglienza dei migranti sono contenuti, per noi credenti, nella Parola di Dio. (Vegliò,oc.).

Per questo
• Invitati dai documenti del magistero vogliamo imparare a leggere le Migrazioni come ' un segno dei tempi', per la Chiesa e la Società.
• Facciamo nostre le affermazioni dei Vescovi africani del II Sinodo dell'Africa (Roma 5-24 ottobre 2099).
• . Stiamo dalla parte degli immigrati, la nostra è una scelta di campo: la scelta degli ultimi.
• Crediamo che non sia sufficiente denunciare. Come Istituti Missionari, inseriti nelle Chiese Locali, siamo chiamati ad agire mettendo a disposizione personale adatto ed il supporto di strutture adeguate per un lavoro con gli immigrati, privilegiando il lavoro congiunto con la commissione Migrantes a livello nazionale e locale.
• Sollecitiamo la CEI a redigere un documento che, oltre la denuncia della deriva culturale rispetto al tema migratorio, offra gli opportuni orientamenti alle comunità cristiane.

Noi missionari/e crediamo fermamente, come diceva il grande vescovo-martire di Oran (Algeria) Pierre Claverie, che non c’è umanità se non al plurale.



Conferenza degli Istituti Missionari Italiani (CIMI)
Commissione di Giustizia, Pace e Integrità del Creato della CIMI.




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fernando.zolli@gmail.com