ACSE on LINE 3/5 2010

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scuola

martedì 31 maggio 2011

Ma chi sono questi Cinesi! ACSE on LINE n° 9 2011

Info sull ' incontro all'ACSE del 29-5-11
" Ma chi sono questi Cinesi"

Abbiamo realizzato l' incontro del 29 maggio 2011 all' ACSE e abbiamo parlato sulla Cina.
Don Giuseppe Zang ha presentato una sintesi della storia della Cina fino ai giorni nostri da cui abbiamo capito che molto prima dello sviluppo dell' Europa o dell' impero Romano la Cina era già in marcia da almeno 2.000 anni. Ci ha fatto intravedere la grandezza della cultura cinese oltre ad averci presentato e spiegato alcuni segni della loro scrittura. La storia racconta che l' autocentrismo cinese, guidato da un imperatore, portò la Cina a chiudersi al mondo dopo aver completato la grande muraglia ed eliminato la propria flotta nel 14° secolo d.C. Questo bloccò la Cina per moltissimi anni.

Ora è ricominciata l' apertura al mondo con grandi squilibri al suo interno provocati prima dall' incontro-scontro con il mondo europeo e poi, dopo la seconda guerra mondiale, dal governo di Mao. Oltre ad aspetti positivi scegliendo il comunismo ha provocato milioni di morti con la sua "Rivoluzione Culturale". I governi successivi con la politica del figlio unico hanno provocato milioni e milioni di aborti di bambine, creando uno squilibrio demografico in cui ci sono più di 30 milioni di giovani maschi cinesi senza donne. Non si è parlato dell espansionismo politico, ma si è sottolineata la scelta della conquista dei mercati mondiali che ha portato la Cina a essere presente in tutti i continenti senza preoccuparsi troppo dei diritti umani.
Si è parlato anche della persecuzione alle religioni, in particolare al movimento FALUNG GONG e alla CHIESA CATTOLICA, con un esempio eroico di cinesi perseguitati che hanno resistito e sofferto ogni sopruso senza piegarsi , seguendo il cammino della non violenza. Gente eccezionale !

E' stato segnalato l' eroismo di un vescovo cattolico Cinese che è stato in carcere per 30 anni solo per dichiararsi e rimanere fedele al Papa di Roma. E' stata segnalata la rivolta degli studenti e il conseguente massacro di piazza Tienammen con 8.000 morti e che rimarrà indelebile nella storia della Cina. Si è sottolineato la lotta per la libertà del Tibet con la conseguente repressione del governo cinese. Si è detto infine che il cammino futuro può passare solo sulla via della riconciliazione , della giustizia e della pace di tutti i popoli tra loro.
Tutta l' umanità ha solo da guadagnarci se riusciremo a mettere in comune gli aspetti migliori delle nostre culture e le loro bellezze . Tutti i popoli capiscono il valore dell' AMORE ! Il cammino è aperto.
Aggiungo due parole sulla presenza all' incontro , di due giovani cinesi Cin Cin (lei) e Haoliang (Lui). Sono due architetti che stanno studiando qui a Roma per avere la laurea in architettura e capire l' architettura romana in confronto con quella cinese. Appena arrivati hanno studiato l' italiano all' ACSE e ora sono stati ben felici di partecipare all' incontro perchè condividono lo spirito da noi proposto. Ci hanno fatto capire assieme a Don Giuseppe quanto abbiamo da condividere noi con loro e loro con noi. Pensate che Shangai in questo momento è una megalopoli con 20 milioni di abitanti !!! Pechino possiede 19. 300.000 abitanti . Se noi chiamiamo "grandi città" Roma e MIlano che arrivano a forse 5 milioni di abitanti , come dovremo chiamare Pechino e Shangai? Quali problemi devono affrontare i dirigenti di queste città per renderle vivibili?? Ecco una bella serie di riflessioni da non perdere.
P. Claudio

Buona Riflessione.





E' stata una bella gionata di arricchimento reciproco nello spirito dell' ACSE : cammino verso l' incontro dei popoli con la Verità , la Giustizia , la Tolleranza la Collaborazione mutua.

Continueremo il 29 giugno p. venturo con un altro incontro.

Dio ci aiuti. P.Claudio

venerdì 20 maggio 2011

ACSE n° 8 del 2011- AVVISO: INCONTRO 29 MAGGIO


A TUTTI GLI AMICI, SI INFORMA CHE IL 29 MAGGIO, DOMENICA, AVREMO UN INCONTRO ALL' A.C.S.E. PER PARLARE E CONOSCERE I NOSTRI FRATELLI CINESI. CI PARLERANNO IL P.GIUSEPPE Zhang e due STUDENTI UNIVERSITARI di SHANGAI.

PER ORA PRESENTIAMO "ALCUNE ATTIVITA' DI INTEGRAZIONE TRA POPOLI" CHE CI SONO TRASMESSE DALLA RIVISTA ON LINE DELLA CEI: "MIGRANTES ON LINE", CHE CI POTRA' DARE UNA ULTERIORE INFORMAZIONE SUL MOVIMENTO DEGLI IMMIGRATI IN ROMA.


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Scoprire la città multietnica guidati da migranti
Parte il progetto "Roma migranda"

(19 maggio 2011) - Parte il progetto "Roma migranda", promosso dai tour operator Viaggi solidali e Talenti italiani insieme a Oxfam, Acra e Ifad. I nuovi ciceroni arrivano da Cina, Egitto, Senegal, Ucraina, Kenya (di Laura Badaracchi) (Roma Sette)

Accanto alla chiesa di San Vito, alle spalle di via Merulana e all'ombra dell'Arco di Gallieno, un centro islamico dove i musulmani vengono a pregare cinque volte al giorno. «Nella mia città natale, Il Cairo, si possono vedere luoghi di culto cattolici e islamici così vicini, pure a Gerusalemme. Ma colpisce che succeda anche in una città occidentale: è un grande segno di tolleranza». Wael Elmenshawy, 31 anni, ha illustrato con questa sottolineatura un angolo del quartiere Esquilino sconosciuto alla maggioranza dei romani, e certamente ai turisti, durante una delle tappe del tour “Roma migranda”. L'iniziativa ha debuttato ieri (mercoledì 18 maggio 2011), in mattinata, a partire dalla Porta magica in Piazza Vittorio Emanuele – una delle piazza più grandi d’Europa e cuore del rione –, promossa dai tour operator Viaggi solidali e Talenti italiani insieme a Oxfam, Acra e Ifad.

Alla passeggiata “pilota” – che si replicherà lunedì 23 maggio alle ore 10.30 – hanno partecipato una ventina di persone: oltre due ore e mezza per scoprire un'erboristeria cinese e una bottega senegalese, un tempio buddhista “nascosto” fra le case e Santa Maria del Soccorso, chiesa nazionale russa di rito bizantino in via Merulana, per concludere l'itinerario al Nuovo Mercato esquilino (diviso tra abbigliamento e alimentari) e all'antico teatro Ambra Jovinelli, «palcoscenico ideale per assistere allo spettacolo che ogni giorno questo rione ospita», sottolinea Laura Valieri di Viaggi solidali, responsabile della formazione delle guide migranti romane e di questa nuova esperienza. «Solo un assaggio del giro che, dal prossimo settembre, proporremo alle scolaresche e ai turisti, romani compresi», precisa. Il know-how dell'esperimento viene da Torino, dove già da un anno un gruppo di stranieri residenti da tempo in Italia ha seguito un corso e accompagna i gruppi alla scoperta del quartiere multietnico di San Salvario e di Porta Palazzo.

Infatti la particolarità è che i “nuovi ciceroni” sono tutti migranti, anche nella capitale. Oltre a Wael, si stanno preparando altre guide molto qualificate: il 28enne senegalese Lamine Ka, da due anni in Italia, che ha seguito un master di turismo responsabile presso il Cts a Roma; poi c'è Wen Hu, cinese trentaseienne, da più di 10 anni nel nostro Paese, appassionato di elettronica e di storia orientale. A loro si affiancano l'insegnante d'inglese Marion Mutahi Kenya, 42 anni, dal 2006 in Italia, e la coppia di ucraini Oksana Boyko (29 anni, un dottorato in scienze sociali alla Pontificia università San Tommaso d'Aquino-Angelicum) e Mykhylo Duminsky – chiamato da tutti Michele –, 32 anni, che lavora come fotografo e operatore di ripresa, e contemporaneamente alla reception di un hotel. Sposati, di rito cattolico orientale, sono convinti che “Roma migranda” possa favorire «l'integrazione e la conoscenza tra le diverse comunità etniche». Inoltre, ha aggiunto Michele, «qui all'Esquilino è possibile incontrare tutto il mondo a chilometri zero; di solito si visita la Roma imperiale, medievale e moderna, non quella multietnica»: nel quartiere scelto per la passeggiata, infatti, gli immigrati «rappresentano il 41% della popolazione residente», ha precisato Lamine.

Michela Valentini ci abita da tempo; anche il tour operator Talenti italiani, di cui è responsabile, ha la sede nello stesso luogo, abituato fin dall'Ottocento alla presenza di “migranti italiani” (piemontesi in testa, poi marchigiani, abruzzesi, laziali e meridionali confluiti sul territorio in particolare dopo l'Unità d'Italia). Circa trent'anni fa cominciarono ad arrivare senegalesi, eritrei e maghrebini, seguiti da bangladesi e cinesi. Oggi, oltre a queste presenze radicate, il quartiere vede la compresenza di «sindacati, associazioni di immigrati e d'italiani. E la scuola elementare “Di Donato”, aperta tutto l'anno, dove i bambini delle varie nazionalità imparano a convivere, come pure l'Orchestra di Piazza Vittorio, uno degli esempi più belli dell'integrazione tra culture differenti attraverso la musica».

ECCO ALCUNE ALTRE NOTIZIE.

19/05/2011

Lampedusa: altri sbarchi questa notte

Il Card. Romeo, Presidente dei vescovi siciliani parla al SIR

Lampedusa - Sono sbarcate nel porto di Lampedusa, intorno all'una di notte, 208 persone, in maggioranza nigeriani. Tutti sono stati prontamente trasferiti in un centro di accoglienza. Ma la guardia costiera ha già avvistato in mare una decina di imbarcazioni in arrivo. Al porto è comunque ormeggiata una nave per lo smistamento dei migranti in altri centri.


16:11

19/05/2011

Un cadavere e due dispersi nel trapanese

Sbarco di 14 migranti, soccorsi da un passante

Mazara del Vallo - Un barcone ha abbandonato i migranti in acqua e si è dileguato. È accaduto questa notte nei pressi del comune di Campobello di Mazara.



15:26

19/05/2011

Educare i giovani alla giustizia e alla pace

E’ il tema scelto da Papa Benedetto XVI per la prossima Giornata Mondiale della Pace

Città del Vaticano – Papa Benedetto XVI ha scelto il tema per la celebrazione della 45° Giornata Mondiale della Pace del prossimo 1° gennaio: “Educare i giovani alla giustizia e alla pace”.


18/05/2011

Il Card. Bagnasco: "Grazie agli angeli della terrà"

“Porterò al Santo Padre gli echi di questo incontro”

Lampedusa - “Lampedusa e Linosa, siete l’espressione più visibile ed evidente del nostro popolo, della sua gente, della cultura e della tradizione di accoglienza nel segno della comune umanità e della fede cristiana che ispira ed esalta il volto generoso del nostro popolo. Grazie”.

15:45

CERCATE IN www.migrantes.it Buona lettura.


lunedì 28 marzo 2011

CHE SUCCEDE A LAMPEDUSA ? ACSE N°7

Cosa succede a Lampedusa?

1) NOI E IL MONDO DEI MIGRANTI: Il mondo sta cambiando, volenti o nolenti. E’ come un fiume in piena. Non si può nuotare contro corrente, ma bisogna accompagnarla cercando di dirigersi positivamente verso la riva. Per fare questo “BISOGNA CONOSCERE”, CONFRONTARSI, STUDIARE E AVERE OBIETTIVI CHIARI, PREVENIRE, SENZA ESSERE ASSOLUTISTI, MA DISPONIBILI AL CAMBIAMENTO.

La lungimiranza del Papa Giovanni Paolo II ha dato origine IL 12 LUGLIO 1990 (20ANNI FA) alla enciclica “Redemptoris Missio” (La missione del Redentore)in cui al n°37, parlando dei migranti , si dice :
“Fra le grandi mutazioni del mondo contemporaneo, le migrazioni hanno prodotto un fenomeno nuovo: i non cristiani giungono assai numerosi nei paesi di antica cristianità, creando occasioni nuove di contatti e scambi culturali, sollecitando la Chiesa all'accoglienza, al dialogo, all'aiuto e, in una parola, alla fraternità. Fra i migranti occupano un posto del tutto particolare i rifugiati e meritano la massima attenzione. Essi sono ormai molti milioni nel mondo e non cessano di aumentare: sono fuggiti da condizioni di oppressione politica e di miseria disumana, da carestie e siccità di dimensioni catastrofiche. La Chiesa deve assumerli nell'ambito della sua sollecitudine apostolica. Infine, si possono ricordare le condizioni di povertà, spesso intollerabile, che vengono a crearsi in non pochi paesi e sono spesso all'origine delle migrazioni di massa. La comunità dei credenti in Cristo è provocata da queste situazioni disumane: l'annunzio di Cristo e del regno di Dio deve diventare strumento di riscatto umano per queste popolazioni”. (RM n.37)

2) RIFLESSIONE SUL TEMA:oggi ol problema è quello di capire veramente cosa succede dopo che in tutto il nord Africa sono esplosi i movimenti che richiedevano a gran voce libertà e democrazia, fino al pnto da diventare una rivolta generale che ha fatto saltare i potenti di Egitto, Tunisia, e mettere in crisi e in vera difficcoltà la Libia e il suo capo indiscusso Gheddafi.
Queste profetiche parole del Papa Giovanni Paolo II acquistano veridicità oggi e ci interrogano con drammatica evidenza. Da tempo, in Italia e altrove, un gruppo consistente di persone grida contro gli immigrati mentre un altro gruppo propone di aprire le frontiere. Un gruppo scarica tutte le colpe possibili sui migranti e sui popoli da cui provengono, mentre altri denunciano le colpe del colonialismo e dello sfruttamento dei paesi poveri realizzato dai paesi ricchi. Tutto Vero, ma… e vero anche che siamo tutti colpevoli!
Io sono convinto della nostra responsabiltài generale, anche se in misura diversa, perché troppo spesso siamo guidati, noi e gli immigrati , da egoismo, orgoglio, avidità, interessi personali, vanagloria,ecc.
Solo l’unione di tutte le nostre forze positive potrà aiutarci a uscire da questa difficile situazione.

3) UNPO DI STORIA:Pochi hanno la pazienza di chiedesi quali sono state in Africa e in America le conseguenze della tratta degli schiavi, protrattasi per secoli, a cui sono seguiti anni di feroce colonialismo, infine, quando le potenze coloniali hanno lasciato l’Africa, sono scoppiate le lotte interne per la conquista del potere tra i vari gruppi insorgenti. Si sono quindi affermati una serie di dominatori e tiranni apparentemente indistruttibili, alleati con i poteri coloniali antecendenti o coni nuovi, tra cui Cina e Russia.
Sono quindi scoppiate lotte e guerre fratricide realizzate con le armi fornite dai paesi ex coloniali o dai paesi comunisti, tutti interessati alle ricchezze dei paesi del terzo mondo.
Da questa tragica situazione e dall’ avidità dei potenti della terra, europei o meno, che, senza scrupoli, hanno sempre sfruttato i più deboli, sono nate le conseguenze che ora dobbiamo affrontare: crisi economica mondiale , migrazioni di massa, guerre tra i popoli, in cui salta agli occhi una caratteristica: la colpa è sempre degli altri!! Noi siamo i buoni e gli altri sono i cattivi. Tutti coloro che sparano, lo fanno per difendere la libertà e la giustizia!!!. Queste sono Bufale a livello industriale !
Di fatto milioni di persone si trovano senza casa, senza lavoro, senza famiglia, e senza patria. La corruzione e la criminalità organizzata distruggono la giustizia mentre il cancro della malvagità si espande come una macchia d’olio.
E’ la somma degli egoismoi di noi tutti che da origine a questo disastro. (Vedi i tesori dei vari capi di stato: da Alì, Mubarak, Gheddafi e altri che ben conosciamo!!).

La voglia di giustizia, di verità e amore vero, da origine alla voglia di cambiamento, alla voglia di ribellarsi.
Troppo spesso, per realizzare il cambiamento si ricorre all’ uso della forza bruta perché l’uso della ragione non da risultati, le ingiustizie continuano, i potenti non sono capaci di ascoltare i loro sudditi.

Quello che sta succedendo è frutto di tutte queste tragedie che vengono da lontano. Il miscuglio tra: poteri politici sordi alle grida del popolo, acceccati dalla ricerca dei propri interessi, criminalità organizzata e voglia di cambiamento del popolo giovane, hanno dato origine al fenomeno in atto:
Barche e battelli strapieni in viaggio verso Lampedusa.

La domanda che considero interessante è la seguente : come mai la criminalità organizzata è riuscita a preparare natanti di ogni tipo per trasportare migranti a 1.500 € a persona e il nostro governo non è riuscito a prepararsi per accogliere questa gente, trasportarla sulla terra ferma, preparare tendopoli e organizzare i controlli necessari per capire chi è richiedente asilo politico e chi è invece un semplice migrante che vuole tentare un’avventura nel paese del “bengodi”?

Mi viene il sospetto che sia stato tutto preordinato per creare il caos e così giustificare la stupida politica del castello assediato nei confronti dell’ immigrazione.
Anche i poveri , comei ricchi, sanno approfittare delle occasioni che si presentano buttandosi a capofitto in avventure senza ritorno. Questa è una carateristica dei giovani, e i migranti sono tutti giovani, e sono disposti a tutto per realizzare i loro sogni.

Nella tragedia della Libia, i giovani dei paesi limitrofi, come Tunisia e Algeria, che da anni avevano la voglia di un cambiamento e da anni hanno bevuto le falsità che la nostra televisione propinava loro, hanno deciso di approfittare della situazione e tentare il salto verso l’ignoto “paradiso italiano”. Ovviamente non tutti sono rifugiati politici.La criminalità organizzata ci ha messo la “zampa”, ma dobbiamo stare attenti, con le nostre reazioni, a non farne dei martiri. Dobbiamo capire che, per il futuro, se non vogliamo tragedie immense e problemi a non finire, il nostro interesse sarà difeso meglio se, ugualmente , difenderemo gli interessi degli altri.”ConclusioniAbbiamo bisogno :
Di un governo mondiale che sviluppi la giustizia per tutti e la equa distribuzione delle ricchezze del globo, che non sia più solo appannaggio di alcuni potenti.
E’ necessario prendere coscienza che bisogna sviluppare a livello mondiale l’ insegnamento dei valori della dignità umana e l’ uguaglianza dei diritti.
La pace sarà frutto della giustizia perchè la terra è di tutti e tutti siamo “migranti”e con gli stessi diritti.
 Non possiamo più permettere che un governo possa trucidare la sua gente e non è vendendo armi che si costruirà la pace, ma deistribuendo la conoscenza e la possibilità di sviluppo per tutti i popoli.
Ora siamo in stato di emergenza perché ce la siamo cercata!
Siamo nella stessa barca e dobbiamo tutti… remare e collaborare.
Questo lavoro durerà per secoli, ma non abbiamo scelta: L’ alternativa sarà la distruzione dell’umanità.
Per ottenere questa giustizia ci dovremo sacrificarci tutti.
Per farlo dovremo credere fermamente nei valori morali e nella dignità di ogni uomo.
P.Claudio Crimi _Missionario Comboniano Roma 28 marzo 2011

mercoledì 23 marzo 2011

IPOCRISIE DEL MONDO POLITICO acse N° 6

Odissea dalla politicaComunicato stampa del presidente di Pax Christi Italia
Il regime di Gheddafi ha sempre mostrato il suo volto tirannico. Pax Christi ha denunciato le connivenze di chi, Italia in testa, gli forniva una quantità enormi di armi, anche dopo la sua visita in Italia, sui diritti umani violati in Libia, sulla tragica sorte delle vittime dei respingimenti, su chi muore nel deserto o nelle prigioni libiche. Il Colonnello era già in guerra con la sua gente anche quando era nostro alleato e amico.
Mentre parlano solo le armi, si resta senza parole. Ammutoliti, sconcertati. Anche noi di Pax Christi, come tante altre persone di buona volontà.
Il regime di Gheddafi ha sempre mostrato il suo volto tirannico. Pax Christi, con altri, ha denunciando le connivenze di chi, Italia in testa, gli forniva una quantità enormi di armi senza dire nulla, anche dopo la sua visita in Italia “sui diritti umani violati in Libia, sulla tragica sorte delle vittime dei respingimenti, su chi muore nel deserto o nelle prigioni libiche. Il dio interesse è un dio assoluto, totalitario, a cui tutto va immolato. Anche a costo di imprigionare innocenti, torturarli, privarli di ogni diritto, purché accada lontano da qui. In Libia.” (Pax Christi 2 settembre 2010). Il Colonnello era già in guerra con la sua gente anche quando era nostro alleato e amico!
Non possiamo tacere la triste verità di un’operazione militare che, per quanto legittimata dal voto di una incerta e divisa comunità internazionale, porterà ulteriore dolore in un’area così delicata ed esplosiva, piena di incognite ma anche di speranze. Le operazioni militari contro la Libia non ci avvicinano all’alba, come si dice, ma costituiscono un’uscita dalla razionalità, un’ “odissea” perchè viaggio dalla meta incerta e dalle tappe contraddittorie a causa di una debolezza della politica.
Di fronte a questi fatti, vogliamo proporre cinque passi di speranza e uno sguardo di fede.
1) Constatiamo l’assenza della politica e la fretta della guerra. E’ evidente a tutti che non si sono messe in opera tutte le misure diplomatiche, non sono state chiamate in azione tutte le possibili forze di interposizione. L’opinione pubblica deve esserne consapevole e deve chiedere un cambiamento della gestione della politica internazionale.
2) Si avverte la mancanza di una polizia internazionale che garantisca il Diritto dei popoli alla autodeterminazione.
3) Non vogliamo arrenderci alla logica delle armi. Non possiamo accettare che i conflitti diventino guerre. Teniamo desto il dibattito a proposito delle azioni militari, chiediamo che esse siano il più possibile limitate e siano accompagnate da seri impegni di mediazione. Perchè si sceglie sempre e solo la strada della guerra? Ce lo hanno chiesto più volte in questi anni i tanti amici che abbiamo in Bosnia, in Serbia, in Kosovo, in Iraq.
4) Operiamo in ogni ambito possibile di confronto e di dialogo perché si faccia ogni sforzo così che l’attuale attacco armato non diventi anche una guerra di religione. In particolare vogliamo rivolgerci al mondo musulmano e insieme, a partire dall’Italia, invocare il Dio della Pace e dell’Amore, non dell’odio e della guerra. Ce lo insegnano tanti testimoni che vivono in molte zone di guerra.
5) Come Pax Christi continuiamo con rinnovata consapevolezza la campagna per il disarmo contro la produzione costosissima di cacciabombardieri F-35. Inoltre invitiamo tutti a mobilitarsi per la difesa della attuale legge sul commercio delle armi, ricordiamo anche le parole accorate di d.Tonino Bello: “dovremmo protenderci nel Mediterraneo non come “arco di guerra” ma come “arca di pace”.
Giovanni Paolo II per molti anni ha parlato dei fenomeni bellici contemporanei come “avventura senza ritorno”, “ spirale di lutto e di violenza”, “abisso del male”, “suicidio dell’umanità”, “crimine”, “tragedia umana e catastrofe religiosa”. Per lui “le esigenze dell’umanità ci chiedono di andare risolutamente verso l’assoluta proscrizione della guerra e di coltivare la pace come bene supremo, al quale tutti i programmi e tutte le strategie devono essere subordinati” (12 gennaio 1991).
In questa prospettiva Pax Cristi ricorda ai suoi aderenti che il credente riconosce nei mali collettivi, o strutture di peccato, quel mistero dell’iniquità che sfugge all’atto dell’intelligenza e tuttavia è osservabile nei suoi effetti storici. Nella fede comprendiamo che di questi mali sono complici anche l’acquiescenza dei buoni, la pigrizia di massa, il rifiuto di pensare. Chi è discepolo del Vangelo non smette mai di cercare di comprendere quali sono state le complicità, le omissioni, le colpe. E allo stesso tempo con ogni mezzo dell’azione culturale tende a mettere a fuoco la verità su Dio e sull’uomo.
Sua Ecc.za Mons. Giovanni Giudici
presidente di Pax Christi Italia
Pavia, 21 marzo 2011
Per contatti segreteriavescovo@diocesi.pavia.it

Sentite Questa, solo per non meravigliarvi più di nullaDunque: la Coalizione dei 'volonterosi' nella prima settimana di intervento in Libia ha speso 800 milioni di dollari ...(avete letto bene:in 1 settimana!).
A parte le opinioni sull'opportunità di un intervento del genere (ognuno se la veda con le sue idee e con la sua coscienza), non abbiate paura: il PIL non ne risentirà...
Tuttavia, come mai, per altri 'campi', i fondi non si trovano mai ????
Ma io - si sa - sono un 'qualunquista' !
Cari saluti a Tutti e ... Buona Fortuna!
Maurizio Sbrana da Lucca.

giovedì 3 marzo 2011

ACSE on LINE 5° MARZO 2011


INFO SULLA CONVIVENZA A.C.S.E. realizzata dom.27 febb. 2011.
Carissimi amici e volontari, come sapete ogni ultima domenica del mese l’ A.C.S.E. realizza un incontro di formazione per educarci alla sana convivenza in famiglia e tra i popoli. Sappiate che siete sempre tutti invitati! Invitate anche i vostri amici ! - Dove:La nostra sede si trova in via del Buon Consiglio 19, 00184 Roma (06.6791669) (Metro Colosseo, o 1°stop del Bus 75 in V. Cavour arrivando dal Colosseo.)
Nei vari incontri passati,(anno 2010), abbiamo affrontato i seguenti temi: 1- formazione alla COSTITUZIONE
2- diritti, libertà, responsabilità e dignità del migrante nella costituzione 3- commemorazione dei 50 anni della indipendenza di ben 17 paesi africani
4- quali prospettive per gli immigrati in italia nel 2011 5- analisi della “situazione attuale della donna immigrata in Italia” e “valori base dei diritti degli IMMIGRATI 6- la scuola e’ aperta a tutti (art. 34 COSTIT.) 7- difficolta’ dei matrimoni e in particolare dei matrimoni misti.(due incontri fino a gen.2011).
8- L’ ultimo incontro del 27 febbraio2011, ha avuto i seguenti temi: a- In quanti gruppi sono divisi i mussulmani, quali le differenze tra i vari gruppi e perché sunniti e sciiti si uccidono?
b- Cosa sta succedendo nei paesi islamici in rivolta? Libia in particolare?
Ci ha parlato con chiarezza straordinaria : Valentino Cottini prof. Di Islamologia al PISAI. (Pontificio Istituto Studiodell’ Arabo e dell’ Islam di Roma)
Con la Santa Messa la Parola di Dio ci ha dato uno scossone. Ecco i testi:Isaia.49,14-15, prima lettura 14 Sion ha detto: “Il Signore mi ha abbandonato,
il Signore mi ha dimenticato”.
15 “Si dimentica forse una donna del suo bambino,
così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere?
Anche se queste donne si dimenticassero,
io invece non ti dimenticherò mai”. Dice il Signore.


I° cor. 4,1-5, alcuni brani della seconda lettura:
… si richiede negli amministratori … che ognuno risulti fedele. 3 A me però, poco importa di venir giudicato da voi o da un consesso umano; anzi, io neppure giudico me stesso, 4 perché anche se non sono consapevole di colpa alcuna non per questo sono giustificato. Il mio giudice è il Signore! 5 Non vogliate perciò giudicare nulla prima del tempo, finché venga il Signore. Egli metterà in luce i segreti delle tenebre e manifesterà le intenzioni dei cuori; allora ciascuno avrà la sua lode da Dio.
6 Queste cose, fratelli, le ho applicate a modo di esempio a me e ad Apollo per vostro profitto perché impariate nelle nostre persone a stare a ciò che è scritto e non vi gonfiate d’orgoglio a favore di uno contro un altro. 7 Chi dunque ti ha dato questo privilegio? Che cosa mai possiedi che tu non abbia ricevuto? E se l’hai ricevuto, perché te ne vanti come non l’avessi ricevuto?
…… 9 Ritengo infatti che Dio abbia messo noi, gli apostoli, all’ultimo posto, come condannati a morte, poiché siamo diventati spettacolo al mondo, agli angeli e agli uomini. 10 Noi stolti a causa di Cristo, voi sapienti in Cristo; noi deboli, voi forti; voi onorati, noi disprezzati. 11 Fino a questo momento soffriamo la fame, la sete, la nudità, veniamo schiaffeggiati, andiamo vagando di luogo in luogo, 12 ci affatichiamo lavorando con le nostre mani. Insultati, benediciamo; perseguitati, sopportiamo; 13 calunniati, confortiamo; siamo diventati come la spazzatura del mondo, il rifiuto di tutti, fino ad oggi.

Vangelo di Mt.6,24-34 Dio e il denaro.
24 Nessuno può servire a due padroni: o odierà l’uno e amerà l’altro, o preferirà l’uno e disprezzerà l’altro: non potete servire a Dio e a mammona.

Abbandonarsi alla Provvidenza

25 Perciò vi dico: per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete, e neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita forse non vale più del cibo e il corpo più del vestito? 26 Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro? 27 E chi di voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere un’ora sola alla sua vita? 28 E perché vi affannate per il vestito? Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano. 29 Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. 30 Ora se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani verrà gettata nel forno, non farà assai più per voi, gente di poca fede? 31 Non affannatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo? 32 Di tutte queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste infatti sa che ne avete bisogno. 33 Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. 34 Non affannatevi dunque per il domani, perché il domani avrà già le sue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena.

E’ seguito il pranzo in comune, in cui abbiamo vissuto con vera fraternità assaporando i succosi maccheroni dell’ACSE e la condivisione libera di offerte. Il tutto condito con allegria e musica.
ore 14.00 inizio della chiaccherata del Prof. Valentino Cottini seguia da dibattito.
Ci ha fatto capire che la lotta tra sunniti e sciiti fu , fin dall’inizio, lotta per il potere. Questa lotta l’ha definita “la madre di tutte le divisioni” sia all’interno dell’Islam, sia all’Interno della Cristianità, come all’interno del mondo.
Ecco perché Cristo ha detto: “Cercate prima il regno diDio e la sua Giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta.
Nel dibattito che ne è seguito, peraltro molto interessante, è apparsa un’ altra idea molto chiara, rispondendo a qualcuno che diceva che l’Islam conosce Gesu e Maria sua madre. Dobbiamo avere le idee molto chiare: il Gesù dell’Islam non è il Gesu’ dei Vangeli così come Maria dell’islam non è Maria madre di Gesù nei Vangeli. Se non chiariamo bene le idee, andremo incontro solo a una grande confusione.
Si è parlato poi degli avvenimenti di questi ultimi tempi, la rivolta del magreb contro i suoi tirranni e in particolare di quanto succede ora in Libia. Si è concluso che nessun popolo della terra può tolllerare a lungo l’oppressione dei suoi capi e, indipendnetemente dalla religione, basta una scintilla per scatenare la ribellione, soprattutto quando la misura della pazienza del popolo ha raggiunto il livello di ebollizione. Ci saranno ancora molti morti, ma certamente indietro non si torna. Dio ha creato l’uomo libero, alla ricerca instancabile della verità, della scienza e della vita.
E’ stato proiettato un messaggio in Power Point in cui si diceva chiaramente che: dare la colpa a Dio dei disastri dell’umanità, non ha senso, visto che troppi uomini e donne non vogliono sentir parlare di Dio e non vogliono seguire le sue leggi. In particolare certi capi di stato drogati dal potere. Dio vorrebbe aiutarci, ma sia nelle scuole, sia nelle famiglie, sia nei governi, troppi non ne vogliono sapere. Dio è sempre disposto ad aiutarci, ma noi dobbiamo chiederglielo. Se a guidare l’umanità è la lotta per il potere, l’odio, l’immoralità, la ricerca del piacere senza legge,… allora nessuno si lamenti , l’abbiamo voluto noi. Se i padri sono ubriachi… immaginate cosa soffriranno i figli! La conclusione positiva è stata quella di affermare che Dio ci è vicino e guida la storia. Gli ultimi avvenimenti lo dimostrano. Lo Spirito di Dio si trova in mezzo a tutti i popoli. Uniamo quindi le forze positive, perché , con il Suo aiuto, vinceremo il male.

domenica 20 febbraio 2011

A.C.S.E. N°4 2011 - ritiro spirituale


Ritiro A.C.S.E. dai pp. Passionisti 20 -2- 2011 Roma in via Claudia , 60 – Dietro il Colosseo.
CRONACA BREVE: Alle 9,15 della mattina del 20 febbraio dovevamo trovarci davanti la porta dei P. Passionisti del monte Celio in Roma. Ma…: Uno dei volontari è rimasto a casa con un grave attacco di influnenza, un altro ha perso il treno e un tezo ha persola strada, il diavolo ci ha messo la coda e il portone automatico si è chiuso sulla Panda del p. Claudio, strisciandola. Da questi fatti abbiamo potuto subito affrontare il primo tema pratico: “DIFFERENZA TRA PROGETTI E LORO REALIZZAZIONE”, o in altre parole “Nella vita dobbiamo essere pronti a qualsiasi sorpresa!” Di fatto… 8 volontari presenti al ritiro su 13 attesi, ma tutti siamo rimasti molto contenti e abbiamo deciso di fare altri incontri in futuro.
Siamo quindi passati ad affrontare il tema proposto “FEDE SPERANZA E CARITà” nei documenti del Papa e nella nostra vita. Questo è stato possibile grazia alla generosità dei Padri Passionisti che generosamente ci hanno accolto e ospitato nella loro casa. Dio li benedica. L’obiettivo del Ritiro è stato :“La necessità di riflettere sulla nostra vita di cristiani chedendoci: “ ma cosa ci ha trasmesso Gesù?” “Ognuno di noi dove stiamo andando? Cosa sto facendo della mia vita?”
Abbiamo concluso con una chiaccherata molto istruttiva per avere idee per i prossimi ritiri che faremo, per ora, almeno uno ogni tre mesi, sempre nella casa dei Padri Pasionisti. Abbiamo bisogno di rinvigorire la nostra fede e diventare apostoli di Gesù nel mondo, pieni di gioia e gratitudine per “L’AMORE CHE DIO HA PER NOI”. Inoltre abbiamo parlato di quanto succede arabo e della loro fede. Abbiamo visto che dobbiamo studiare i problemi della stregoneria in Africa e nel mondo. Una chiaccherata veramente istruttiva e piena di vivacità.
Ecco i testi analizzati nel “ritiro”:
TEMA : FEDE SPERANZA E CARITA’ cardini della nostra vita.Chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà.
Vangelo+ Dal Vangelo secondo Marco 8,34-9,1

In quel tempo, convocata la folla insieme ai suoi discepoli, Gesù disse loro:
«Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua.
Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà.
Infatti quale vantaggio c’è che un uomo guadagni il mondo intero e perda la propria vita? Che cosa potrebbe dare un uomo in cambio della propria vita?
Chi si vergognerà di me e delle mie parole davanti a questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell’uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi».
Diceva loro: «In verità io vi dico: vi sono alcuni, qui presenti, che non morranno prima di aver visto giungere il regno di Dio nella sua potenza».

Parola del Signore
Nella Santa Messa abbiamo anche pregato :
LA Preghiera dei fedeli
Consapevoli che saremo giudicati sulla testimonianza attiva del vangelo, preghiamo il Padre, dicendo insieme:
Rendici testimoni del vangelo, Signore.

Accompagna, o Signore, il nostro cammino verso di te. Purifica la nostra fede, in modo che a ciò che diciamo, corrisponda ciò che facciamo. Preghiamo:

Rendi, o Signore, la tua Chiesa fervida di opere sociali e caritative. Rendila attenta e sensibile a quei bisogni cui la società ancora non provvede. Preghiamo:
Fortifica, o Signore, la comunità dell’ A.C.S.E. nella sequela del tuo Cristo. La serenità e la pace siano il frutto della fiducia che ha posto in lui. Preghiamo:

Dio della salvezza, che ci chiami ad una testimonianza coraggiosa della nostra fede, aiutaci a portare apertamente e fieramente il nostro nome cristiano, perché Gesù tuo Figlio ci possa un giorno riconoscere davanti a te che sei Dio e vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen.

Finalmete abbiamo affrontato la lettera Enciclica del Papa BENEDETTO XVI° :

“DEUS CARITAS EST”: "DIO È AMORE": I COMMENTI sono presi dalla radio vaticana con alcuni interventi di p. Claudio dell’ A.C.S.E.:
“L’Amore è il centro della fede cristiana”. Dio “ama personalmente” la sua creatura – scrive il Papa: “si commuove … freme di compassione”, è amore che non abbandona mai anche quando è tradito, “è amore che perdona” È “il mistero della Croce: Dio ama tanto l’uomo che facendosi uomo Egli stesso lo segue fin nella morte e in questo modo riconcilia giustizia e amore”. Noi abbiamo creduto “all’amore appassionato di Dio” – scrive il Papa. E questo vuol dire che “all’inizio dell’essere cristiano c’è l’incontro con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva”
1)
“La fede non è una teoria che si può far propria o anche accantonare. È una cosa molto concreta: è il criterio che decide del nostro stile di vita. In un'epoca nella quale l'ostilità e l'avidità sono diventate superpotenze, un'epoca nella quale assistiamo all'abuso della religione fino all'apoteosi dell'odio, la sola razionalità neutra non è in grado di proteggerci. Abbiamo bisogno del Dio vivente, che ci ha amati fino alla morte”. Dunque al centro c’è l’amore, parola spesso abusata 1° eros, amore “mondano”, fondamentalmente amore fra l’uomo e la donna. 2° e agape, amore fondato sulla fede Ma l’agape non è contro la corporeità’ – sottolinea il Papa 3° anzi queste due dimensioni vanno armonizzate.
2)
“Volevo mostrare l'umanità della fede,... il ‘sì’ dell'uomo alla sua corporeità creata da Dio, un ‘sì’ che nel matrimonio indissolubile tra uomo e donna trova la sua forma radicata nella creazione. E lì avviene anche che l'eros si trasforma in agape – che l'amore per l'altro non cerca più se stesso, ma diventa preoccupazione per l'altro, disposizione al sacrificio per lui e apertura anche al dono di una nuova vita umana”.
L’uomo deve attingere a quella sorgente da cui sgorgano fiumi di acqua viva, cioè “Gesù Cristo, dal cui cuore sgorga l’amore di Dio”. “La vera novità del Nuovo Testamento non sta in nuove idee, ma nella figura stessa di Cristo “In Gesù Cristo, Dio stesso insegue la pecorella smarrita, l’umanità sofferente e perduta”. E nell’Eucaristia siamo attirati nell’amore di Gesù che diventa amore per il prossimo. “L’unione con Cristo infatti è allo stesso tempo unione con tutti gli altri ai quali Egli si dona. Io non posso avere Cristo solo per me – afferma il Pontefice – posso appartenergli solo in unione con tutti quelli che sono diventati o diventeranno suoi”. “Così chiunque ha bisogno di me e io posso aiutarlo quello è il mio prossimo”. E il giudizio finale – ricorda il Papa – verterà proprio sull’amore: Gesù si identifica con gli affamati, gli assetati, i forestieri, i nudi, i malati, i carcerati. In questi piccoli “incontriamo Gesù stesso e in Gesù incontriamo Dio”. (Mt.25, 31-46) Ma il comandamento dell’amore – prosegue il Papa – riguarda non solo i singoli cristiani ma anche i cristiani come comunità: cioè la carità è parte integrante della missione della Chiesa, così come la celebrazione dei Sacramenti e l’annuncio della Parola. La Chiesa volge così il suo amore in modo concreto verso tutti gli uomini che sono sofferenti e nel bisogno. Un’azione umanitaria che non va confusa con una pura forma di assistenza sociale e che deve essere “indipendente da partiti e ideologie”. Ascoltiamo Benedetto XVI:
3)
“Lo spettacolo dell'uomo sofferente tocca il nostro cuore. Ma l'impegno caritativo ha un senso che va ben oltre la semplice filantropia. È Dio stesso che ci spinge nel nostro intimo ad alleviare la miseria. Così, in definitiva, è Lui stesso che noi portiamo nel mondo sofferente. Quanto più consapevolmente e chiaramente lo portiamo come dono, tanto più efficacemente il nostro amore cambierà il mondo e risveglierà la speranza – una speranza che va al di là della morte”.
L’attività caritativa deve essere spinta dall’amore di Cristo e va nutrita con la preghiera costante in un contatto vivo con Dio: “E’ venuto il momento – scrive il Papa – di riaffermare l’importanza della preghiera di fronte all’attivismo e all’incombente secolarismo di molti cristiani impegnati nel lavoro caritativo”.
4) “L’amore - caritas - sarà sempre necessario, anche nella società più giusta. Non c'è nessun ordinamento statale giusto che possa rendere superfluo il servizio dell’amore ¼ Lo Stato che vuole provvedere a tutto, che assorbe tutto in sé, diventa in definitiva un’istanza burocratica che non può assicurare l’essenziale di cui l’uomo sofferente - ogni uomo - ha bisogno:” l’amorevole dedizione personale”.
5)L’amore umano vero è un amore che corrisponde alla totalità – corpo e anima – dell’essere umano”. Amore di Dio e amore del prossimo, sono “inseparabili e si condizionano reciprocamente. Sono un unico comandamento”. “Oggi molti sono pronti ad aiutare chi soffre – e lo registriamo con gratitudine e soddisfazione; ma ciò può insinuare presso i fedeli l’idea che la carità non rientra in maniera essenziale nella missione ecclesiale”.
6 ) L’esercizio della carità, ha ribadito il Pontefice, fa invece “parte integrante dell’eredità del Salvatore”. Le agenzie ecclesiali non possono identificarsi con le ONG, deve perciò evitarsi il rischio di secolarismo in questo campo.“Il documento esprime – e non solo una volta - che la fede dà una dinamica singolare all’impegno per l’altro. cosa succede quando il mio prossimo mi ripugna, come posso resistere senza la grazia di Dio?”
“i santi sono i veri portatori di luce all’interno della storia perché sono uomini e donne di fede, di speranza e di amore”.
7). la novità del cristianesimo ha qualcosa di essenziale, proprio a riguardo della comprensione dell'amore. Nella critica al cristianesimo che si è sviluppata con crescente radicalità a partire dall'illuminismo, questa novità è stata valutata in modo assolutamente negativo. Il cristianesimo, secondo Friedrich Nietzsche, .... con i suoi comandamenti e divieti non ci rende forse amara la cosa più bella della vita? Non innalza forse cartelli di divieto proprio là dove la gioia, predisposta per noi dal Creatore, ci offre una felicità che ci fa pregustare qualcosa del Divino?”
8) Ma è veramente così? Il cristianesimo ha davvero distrutto l'eros? Guardiamo al mondo pre- cristiano. I greci — senz'altro in analogia con altre culture — hanno visto nell'eros innanzitutto l'ebbrezza, la sopraffazione della ragione da parte di una « pazzia divina » che strappa l'uomo alla limitatezza della sua esistenza e, in questo essere sconvolto da una potenza divina, gli fa sperimentare la più alta beatitudine. Tutte le altre potenze tra il cielo e la terra appaiono, così, d'importanza secondaria: l'amore vince tutto — e cediamo anche noi all'amore.(Virgilio-Bucoliche) Nelle religioni questo atteggiamento si è tradotto nei culti della fertilità, ai quali appartiene la” prostituzione sacra” che fioriva in molti templi. L'eros venne quindi celebrato come forza divina, come comunione col Divino.
9)
L'Antico Testamento si è opposto con massima fermezza a questa forma di religione, che contrasta, come potentissima tentazione, con la fede nell'unico Dio, combattendola come perversione della religiosità. Con ciò però non ha per nulla rifiutato l'eros come tale, ma ha dichiarato guerra al suo stravolgimento distruttore, poiché la falsa divinizzazione dell'eros, che qui avviene, lo priva della sua dignità, lo disumanizza. Infatti, nel tempio, le prostitute, che devono donare l'ebbrezza del Divino, non vengono trattate come esseri umani e persone, ma servono soltanto come strumenti per suscitare la « pazzia divina »: in realtà, esse non sono dee, ma persone umane di cui si abusa. Per questo l'eros ebbro ed indisciplinato non è ascesa, « estasi » verso il Divino, ma caduta, degradazione dell'uomo. Così diventa evidente che l'eros ha bisogno di disciplina, di purificazione per donare all'uomo non il piacere di un istante, ma un certo pregustamento del vertice dell'esistenza, di quella beatitudine a cui tutto il nostro essere tende.
Due cose emergono chiaramente da questo rapido sguardo alla concezione dell'eros nella storia e nel presente. Innanzitutto che tra l'amore e il Divino esiste una qualche relazione: l'amore promette infinità, eternità — una realtà più grande e totalmente altra rispetto alla quotidianità del nostro esistere. Ma al contempo è apparso che la via per tale traguardo non sta semplicemente nel lasciarsi sopraffare dall'istinto. Sono necessarie purificazioni e maturazioni, che passano anche attraverso la strada della rinuncia. Questo non è rifiuto dell'eros, non è il suo « avvelenamento », ma la sua guarigione in vista della sua vera grandezza.
Ciò dipende innanzitutto dalla costituzione dell'essere umano, che è composto di corpo e di anima. L'uomo diventa veramente se stesso, quando corpo e anima si ritrovano in intima unità; la sfida dell'eros può dirsi veramente superata, quando questa unificazione è riuscita. Se l'uomo ambisce di essere solamente spirito e vuol rifiutare la carne come una eredità soltanto animalesca, allora spirito e corpo perdono la loro dignità. E se, d'altra parte, egli rinnega lo spirito e quindi considera la materia, il corpo, come realtà esclusiva, perde ugualmente la sua grandezza.
10)
Il modo di esaltare il corpo, a cui noi oggi assistiamo, è ingannevole. L'eros degradato a puro « sesso » diventa merce, una semplice « cosa » che si può comprare e vendere, anzi, l'uomo stesso diventa merce. In realtà, questo non è proprio il grande sì dell'uomo al suo corpo. Al contrario, egli ora considera il corpo e la sessualità come la parte soltanto materiale di sé da adoperare e sfruttare con calcolo. Una parte, peraltro, che egli non vede come un ambito della sua libertà, bensì come un qualcosa che, a modo suo, tenta di rendere insieme piacevole ed innocuo. In realtà, ci troviamo di fronte ad una degradazione del corpo umano, che non è più integrato nel tutto della libertà della nostra esistenza, non è più espressione viva della totalità del nostro essere, ma viene come respinto nel campo puramente biologico. L'apparente esaltazione del corpo può ben presto convertirsi in odio verso la corporeità. La fede cristiana, al contrario, ha considerato l'uomo sempre come essere nel quale spirito e materia si compenetrano a vicenda sperimentando proprio così ambedue una nuova nobiltà.
AGAPE, CARITA’,In opposizione all'amore indeterminato e ancora in ricerca, questo vocabolo esprime l'esperienza dell'amore che diventa ora veramente scoperta dell'altro, superando il carattere egoistico prima chiaramente dominante. Adesso l'amore diventa cura dell'altro e per l'altro. Non cerca più se stesso, l'immersione nell'ebbrezza della felicità; cerca invece il bene dell'amato: diventa rinuncia, è pronto al sacrificio, anzi lo cerca.
11)
(Lc 17, 33), dice Gesù: « Chi cercherà di salvare la propria vita la perderà, chi invece la perde la salverà — una affermazione che si ritrova nei Vangeli in diverse varianti (cfr Mt 10, 39; 16, 25; Mc 8, 35; Lc 9, 24; Gv 12, 25). Gesù con ciò descrive il suo personale cammino, che attraverso la croce lo conduce alla resurrezione: il cammino del chicco di grano che cade nella terra e muore e così porta molto frutto. Partendo dal centro del suo sacrificio personale e dell'amore che in esso giunge al suo compimento, egli con queste parole descrive anche l'essenza dell'amore e dell'esistenza umana in genere.
La storia d'amore di Dio con Israele consiste, in profondità, nel fatto che Egli dona la Torah, apre cioè gli occhi a Israele sulla vera natura dell'uomo e gli indica la strada del vero umanesimo. Tale storia consiste nel fatto che l'uomo, vivendo nella fedeltà all'unico Dio, sperimenta se stesso come colui che è amato da Dio e scopre la gioia nella verità, nella giustizia — la gioia in Dio che diventa la sua essenziale felicità: « Chi altri avrò per me in cielo? Fuori di te nulla bramo sulla te rra ... Il mio bene è stare vicino a Dio » (Sal 73 [72], 25. 28).
12)
L’Enciclica si conclude con una invocazione alla Vergine Maria, modello di “quell’amore puro che non cerca se stesso ma semplicemente vuole il bene” secondo i pensieri di Dio. “A Lei – ha detto il Papa – affidiamo la Chiesa, la sua missione a servizio dell’amore”. A lei chiediamo di insegnarci a conoscere e ad amare Gesù perché possiamo “diventare capaci di vero amore ed essere sorgenti di acqua viva in mezzo a un mondo assetato”.
Il Papa radica “la dottrina sociale nella fede e nella sua azione purificatrice della ragione”. Un passaggio fondamentale dell’Enciclica è laddove afferma che “compito della Chiesa con la sua dottrina sociale, nella costruzione di un giusto ordine sociale” sta nel “risvegliare le forze spirituali e morali”.: ENCICLICA “ SPES SALVISi è presentata l’ Enciclica di Benedetto XVI "Spe salvi": "nella speranza siamo stati salvati"
Il Papa nell’ enciclica intitolata “SPE SALVI”,parte da un passo della Lettera di San Paolo ai Romani (Rm 8,24): “nella speranza siamo stati salvati”.
sintesi dell'Enciclica curata da Sergio Centofanti:

1)“La redenzione, la salvezza, secondo la fede cristiana – spiega il Papa nell’introduzione – non è un semplice dato di fatto. La redenzione ci è offerta nel senso che ci è stata donata la speranza, una speranza affidabile, in virtù della quale noi possiamo affrontare il nostro presente: il presente, anche un presente faticoso, può essere vissuto ed accettato se conduce verso una meta e se di questa meta noi possiamo essere sicuri, se questa meta è così grande da giustificare la fatica del cammino”. (1)
Perciò “elemento distintivo dei cristiani” è “il fatto che essi hanno un futuro: … sanno … che la loro vita non finisce nel vuoto”. Chi ha speranza vive diversamente; gli è stata donata una vita nuova”. Sulla scia di San Paolo, il Papa esorta i cristiani a non affliggersi “come gli altri che non hanno speranza” e con San Pietro ci invita a rispondere a chiunque ci domandi ragione della speranza che è in noi. (2) 2)
“Giungere a conoscere Dio – il vero Dio, questo significa ricevere speranza”. Questo lo comprendevano bene i primi cristiani, come gli Efesini, che prima di incontrare Cristo avevano molti dèi ma vivevano “senza speranza e senza Dio”. Il problema per i cristiani di antica data – sottolinea - è l’abitudine al Vangelo: la speranza “che proviene dall’incontro reale con … Dio, quasi non è più percepibile”. Qui il Papa cita un primo testimone della speranza cristiana: Santa Giuseppina Bakhita. Nata nel 1869 nel Darfur, in Sudan, viene rapita a nove anni e venduta come schiava: dopo prove terribili giunge in Italia dove conosce “la grande speranza” e può dire: “io sono definitivamente amata e qualunque cosa accada – io sono attesa da questo Amore”. 3) Il Papa ricorda che Gesù non ha portato “un messaggio sociale-rivoluzionario” come Spartaco, e “non era un combattente per una liberazione politica, come Barabba o Bar-Kochba”. Ha portato “qualcosa di totalmente diverso: … l’incontro con il Dio vivente … l’incontro con una speranza che era più forte delle sofferenze della schiavitù e che per questo trasformava dal di dentro la vita e il mondo”, “anche se le strutture esterne rimanevano le stesse”. (4)
Cristo ci rende veramente liberi: “Non siamo schiavi dell’universo” e delle “leggi della materia e dell’evoluzione”. San Gregorio Nazianzeno vede nei Magi guidati dalla stella “la fine dell’astrologia”, una concezione – afferma il Papa – “nuovamente in auge anche oggi”: “non sono gli elementi del cosmo … che in definitiva governano il mondo e l’uomo, ma un Dio personale governa le stelle, cioè l’universo”. Siamo liberi perché “il cielo non è vuoto”, perché il Signore dell’universo è Dio che “in Gesù si è rivelato come Amore”. 5)

Cristo è il “vero filosofo” che “ci dice chi in realtà è l’uomo e che cosa egli deve fare per essere veramente uomo”. “Egli indica anche la via oltre la morte; solo chi è in grado di fare questo, è un vero maestro di vita”.
6) E ci offre una speranza che è insieme attesa e presenza: perché “il fatto che questo futuro esista, cambia il presente”. Infatti “per la fede … sono già presenti in noi”, ad uno stato iniziale, “le cose che si sperano: il tutto, la vita vera”. Il futuro è attirato “dentro il presente” e noi lo possiamo già percepire e “questa presenza di ciò che verrà crea anche certezza”, “costituisce per noi una ‘prova’ delle cose che ancora non si vedono”. 7)

Questa speranza non è qualcosa ma Qualcuno: non è fondata su cose che passano e ci possono essere tolte, ma su Dio che si dona per sempre: per questo è una speranza che libera e permette a tanti cristiani di abbandonare tutto “per amore di Cristo” come ha fatto San Francesco e di affrontare le persecuzioni e il martirio opponendosi “allo strapotere dell’ideologia e dei suoi organi d’informazione” rendendoli così capaci di rinnovare il mondo. (8)

Il Papa rileva che “forse oggi molte persone rifiutano la fede semplicemente perché la vita eterna non sembra loro una cosa desiderabile. Non vogliono affatto la vita eterna, ma quella presente, e la fede nella vita eterna sembra , per questo scopo, piuttosto un ostacolo”.
(10) “L’attuale crisi della fede – prosegue - è soprattutto una crisi della speranza cristiana”. “La restaurazione del paradiso perduto, non si attende più dalla fede” ma dal progresso tecnico-scientifico, da cui – si ritiene - potrà emergere “il regno dell’uomo”. La speranza diventa così “fede nel progresso” fondata su due colonne: la ragione e la libertà che “sembrano garantire da sé, in virtù della loro intrinseca bontà, una nuova comunità umana perfetta”. “Il regno della ragione … è atteso come la nuova condizione dell’umanità diventata totalmente libera”.
(17-18) “Due tappe essenziali della concretizzazione politica di questa speranza” sono state la Rivoluzione francese (19) e quella marxista. Di fronte agli sviluppi della Rivoluzione francese, “l’Europa dell’Illuminismo … ha dovuto riflettere in modo nuovo su ragione e libertà”. La rivoluzione proletaria d’altra parte ha lasciato “dietro di sé una distruzione desolante”. “L’errore fondamentale di Marx” è stato questo: “ha dimenticato l’uomo e ha dimenticato la sua libertà… Credeva che una volta messa a posto l’economia tutto sarebbe stato a posto. Il suo vero errore è il materialismo”. (20-21) “Diciamolo ora in modo molto semplice – scrive il Papa : l’uomo ha bisogno di Dio, altrimenti resta privo di speranza”. (23) “L’uomo non può mai essere redento semplicemente” da una struttura esterna. “Chi promette il mondo migliore che durerebbe irrevocabilmente per sempre fa una promessa falsa”. Così sbagliano quanti credono che l’uomo possa essere redento mediante la scienza. “La scienza … può anche distruggere l’uomo e il mondo”. “Non è la scienza che redime l’uomo. L’uomo viene redento mediante l’amore”. Un amore incondizionato, assoluto : “La vera grande speranza dell’uomo, che resiste nonostante tutte le delusioni, può essere solo Dio – il Dio che ci ha amati e ci ama tuttora sino alla fine”. (24-26)
8)
Il Papa indica quattro luoghi di apprendimento e di esercizio della speranza. Il primo è la preghiera: “Se non mi ascolta più nessuno, Dio mi ascolta ancora … se non c’è più nessuno che possa aiutarmi … Egli può aiutarmi”. Il Papa ricorda l’esperienza del cardinale vietnamita Van Thuan, per 13 anni in carcere, di cui 9 in isolamento: “in una situazione di disperazione apparentemente totale, l’ascolto di Dio, il poter parlargli, divenne per lui una crescente forza di speranza”. (32-34)

Accanto alla preghiera c’è poi l’agire. “La speranza in senso cristiano è sempre anche speranza per gli altri. Ed è speranza attiva, nella quale lottiamo” affinché “il mondo diventi un po’ più luminoso e umano. E solo se so che “la mia vita personale e la storia nel suo insieme sono custodite nel potere indistruttibile dell’amore” io “posso sempre ancora sperare anche se … non ho più niente da sperare”. E “nonostante tutti i fallimenti” questa speranza mi dà “ancora il coraggio di operare e di proseguire”. (35)

Anche il soffrire è un luogo di apprendimento della speranza. “Certamente bisogna fare tutto il possibile per diminuire la sofferenza”: tuttavia “non è la fuga davanti al dolore che guarisce l’uomo, ma la capacità di accettare la tribolazione e in essa maturare, di trovare senso mediante l’unione con Cristo, che ha sofferto con infinito amore”. Qui il Papa cita un altro testimone della speranza, il martire vietnamita Paolo Le-Bao-Thin, morto nel 1857. Fondamentale è poi saper soffrire con l’altro e per gli altri. “Una società che non riesce ad accettare i sofferenti …è una società crudele e disumana”. (36-39)

Infine, altro luogo di apprendimento della speranza è il Giudizio di Dio. “La fede nel Giudizio finale è innanzitutto e soprattutto speranza”: “esiste la risurrezione della carne. Esiste una giustizia. Esiste la ‘revoca’ della sofferenza passata, la riparazione che ristabilisce il diritto”.
Il Papa si dice “convinto che la questione della giustizia costituisce l’argomento essenziale, in ogni caso l’argomento più forte, in favore della fede nella vita eterna”. E’ impossibile infatti “che l’ingiustizia della storia sia l’ultima parola”. “Dio è giustizia e crea giustizia. E’ questa la nostra consolazione e la nostra speranza. Ma nella sua giustizia è insieme anche grazia”. “La grazia non esclude la giustizia…I malvagi alla fine, nel banchetto eterno, non siederanno indistintamente a tavola accanto alle vittime, come se nulla fosse stato”. Il Papa ribadisce la dottrina sull’esistenza del purgatorio e dell’inferno. Tuttavia se il Giudizio di Dio “fosse pura giustizia, potrebbe essere per tutti noi solo motivo di paura”. Invece è anche grazia e questo “consente a noi tutti di sperare e di andare pieni di fiducia incontro al Giudice che conosciamo come nostro ‘avvocato’”. (41-47)

Nei capitoli sul Giudizio finale Benedetto XVI inserisce una riflessione sull'ateismo del XIX e del XX secolo: si tratta di "una protesta contro le ingiustizie del mondo" - nota - che diventa "protesta contro Dio". "Se di fronte alla sofferenza di questo mondo la protesta contro Dio è comprensibile, la pretesa che l'umanità possa e debba fare ciò che nessun Dio fa né è in grado di fare, è presuntuosa ed intrinsecamente non vera. Che da tale premessa siano conseguite le più grandi crudeltà e violazioni della giustizia non è un caso - aggiunge - ma è fondato nella falsità intrinseca di questa pretesa". (42)

Benedetto XVI poi ribadisce: “La nostra speranza è sempre essenzialmente anche speranza per gli altri; solo così essa è veramente speranza anche per me. Da cristiani non dovremmo mai domandarci solamente: come posso salvare me stesso? Dovremmo domandarci anche: che cosa posso fare perché altri vengano salvati …? Allora avrò fatto il massimo anche per la mia salvezza personale. (48)

Nell’ultimo capitolo rivolge la sua preghiera a “Maria, stella della speranza”:
“Madre di Dio, Madre nostra, insegnaci a credere, sperare ed amare con te. Indicaci la via verso il suo regno! Stella del mare, brilla su di noi e guidaci nel nostro cammino!” (49-50)
Fine 19-2-2011 Roma ( Alcuni testi delle due encicliche di Papa Benedetto XVI :”Deus Caritas est” e “Spe Salvi” e commenti utili per un ritiro.P.Claudio Crimi ACSE)

lunedì 7 febbraio 2011

ACSE on LINE n° 3 - Febbraio 2011- DAKAR

Riceviamo e pubblichiamo le notizie che ci giungono dal nostro corrispondente che vive il "FORUM SOCIALE MONDIALE " in Dakar - SENEGAL:
P.Alex Zanottelli

Dakar 6 febbraio 2011
Da Gorée alla marcia del Forum sociale mondiale
Il gruppo dei missionari e missionarie aveva deciso, prima di partecipare alla marcia di inaugurazione del Forum sociale mondiale di Dakar, avvenuta oggi 6 febbraio, di andare in pellegrinaggio penitenziale all’isola di Gorée, che dista pochi chilometri di mare da Dakar.
Come missionari sentivamo il bisogno di chiedere perdono per i milioni di schiavi, molti dei quali partiti proprio da Gorée, trasportati alle Americhe: la cosiddetta “tratta Atlantica”. E’ uno dei più grandi genocidi della storia umana. Sentivamo il bisogno di chiedere perdono sia come europei, gli autori di questo traffico umano, sia come cristiani per i nostri silenzi e complicità nella tratta.
Dopo aver visitato i luoghi significativi dell’isola, abbiamo deciso come missionari di compiere un’azione simbolica dalla chiesetta San Carlo Borromeo, nel cuore dell’isola, fino alla Casa degli schiavi.
Il missionario comboniano congolese, Janvier Kabeya, dopo aver indossato la veste liturgica per l’eucarestia, è stato legato mani e corpo con una corda e abbiamo iniziato la processione penitenziale lungo le stradine, tra le casupole coloniali dell’isola. Lungo le viuzze ci sono state cinque tappe in cui abbiamo riflettuto e legato l’esperienza degli schiavi alla passione di Gesù.
Arrivati alla Casa degli schiavi, deposti alcuni lumi davanti alla porta, ci siamo inginocchiati e padre Janvier ha chiesto perdono a Dio e all’umanità non solo per le nostre colpe nella tratta, ma anche per le nostre complicità e i nostri silenzi nelle nuove schiavitù di oggi.
Siamo poi ritornati nella chiesetta per celebrare l’eucarestia domenicale. Alla fine della messa, ognuno dei missionari si è assunto l’impegno pubblico, concreto e quotidiano per la giustizia e la pace e la difesa del creato.
A quel punto la comboniana Clara, del Mozambico, ha slegato Janvier come testimonianza che Dio ci libera proprio perché possiamo impegnarci per la vita.
Con questo spirito siano tornati a Dakar, la grande città senegalese che conta oggi due milioni di abitanti, e ci siamo inseriti nella grande marcia inaugurale del Forum mondiale sociale partita dalla grande moschea di Dakar per concludersi all’università cittadina “Cheikh Anta Diop”, dove si svolgerà la settimana del Forum (6-11 febbraio).
Siamo rimasti meravigliati dalla grande partecipazione popolare. Abbiamo attraversato il corteo, osservando attentamente le varie delegazioni con i loro striscioni e cartelli. Una manifestazione tipicamente africana, con canti, balli, tamburi: il senso vero della festa africana. Pacifica. Ordinata e ben organizzata. La partecipazione popolare è stata sicuramente più consistente della marcia di Nairobi, del 2007.
La riuscita di questo evento è, secondo noi, dovuta al fatto che la società civile in Africa occidentale è molto più viva che nel resto del continente. Qui lavorano grandi organizzazioni di contadini, in difesa della terra, delle sementi, dell’acqua e dei loro prodotti. Ecco il perché di una così consistente partecipazione alla marcia.
E questo fa ben sperare per l’Africa. Ben sapendo che solo dal basso possono avvenire i grandi cambiamenti.
La marcia si è conclusa nel grande vialone dell’università, davanti a un enorme palco, da dove ha incitato la folla il presidente della Bolivia Evo Morales, già presente a Belém (Brasile) nel 2009.
Arrivati da Gorée turbati dall’aver rivissuto la tragedia della schiavitù di ieri e quella di oggi, ci ha grandemente confortato questa vitalità africana, che ci ha entusiasmato e ha rafforzato in noi la convinzione che ci può essere un’altra Africa.
Alex Zanotelli

lunedì 31 gennaio 2011

ACSE 2011 - Prima Convivenza 30 gennaio

Commenti sull’ incontro della CONVIVENZE all’ A.C.S.E. del 30 gennaio 2011
ROMA



1°CONVIVENZA del 2011 -- Domenica 30 gennaio si è svolta la giornata di “CONVIVENZA” organizzata presso la sede dell’ACSE in Via del Buon Consiglio,19. Ci siamo riuniti una quarantina di persone di varie nazionalità. C’ erano rappresentanti dell’India, un bel gruppo del Bangla desh, Uganda, Sudan, Finlandia, Congo, Perù, Burkina Faso, Kenya, Costa d’Avorio, Burundi, Isole Mauritius, Togo, Camerun e Italia. Lo scopo dell’ incontro realizzato al pomeriggio dopo il pranzo, era quello di riflettere sulle difficoltà dei matrimoni e in particolare dei matrimoni misti. Dirigevano l’incontro la Dr.sa Valeria, consulente matrimoniale dell’università del S.Cuore , presente con suo marito Giulio e l’avvocato Enza Giuffrè, anche lei consulente marimoniale nella stessa Università. Ha Partecipato all’ incontro anche il sig. Franco Pittau responsabile dei servizi statistici della Caritas che, con un intervento “molto interessante” ci ha spiegato non solo l’ utilità, na la necessità della presenza in Italia degli immigrati e ci ha invitato a compiere una azione di sensibilizzazione a tutti i livelli per trasmettere a tutti queste idee:
1- L’ italia per sopravvivere ha bisogno della presenza degli immigrati.
2- Sono false le dicerie che sostengono che tra quarant’anni la maggioranza degli italiani sarà mussulmana perche tra 50 anni gli immigrati potrenno arrivare al massimo a 12 milioni circa di cui un cospicuo numero di cristiani su un totale di circa 67 milioni di abitanti.
3- E’ quindi ingiusto e riprovevole fomentare paure false incolpando gli immigrati di tutte le malefatte possibili, quando tra gli immigrati la criminalità è presente nella stassa proporzione degli italianai. Purtroppo in Italia c’è una politica contro gli immigrati che copia gli stessi atteggiamenti di anni fa quando si cercava di respingere i “terroni” o italiani del sud, arrivando a scrivere sulle porte di bar pubblici : “proibita l’ entrata a cani e meridionali” !
4- Non dimentichiamo che in questo momento abbiamo la presenza di 5 milioni di immigrati regolari che aiutano 3 milioni di familie italiane come badanti, colf e domestiche rendendosi indispensabili e altri milioni nel campo dell’agricoltura , dell’ edilizia e dell’ industria . Infine “Gli immigrati versano alle case pubbliche più di quanto prendono come prestazioni e servizi sociali.” Con l’apporto di 7 miliardi di contributi previdenziali l’anno, che hanno portato al risanamento del bilancio dell’INPS. (pag.124 di “Mercato Occupazionale e Immigrazione”). Senza di loro salterebbero le pensioni degli italiani!!!
Dobbiamo ringraziare Franco Pittau della “Caritas di Roma” per le informazioni forniteci con la distribuzione gratuita dei libri seguenti :
-“Mercato occupazionale e Immigrazione” a cura di “European Migration Network”
-“ Osservatorio Romano Sulle Migrazioni” Settimo Rapporto
- “ Luoghi di incontro e di preghiera degli immigrati di Roma e Provincia” realizzato in collaborazione tra la Caritas diocesana e la Migrantes di Roma e Lazio.

Questi libri ci servono per essere informati e informare con obiettività su un problema che la maggior parte della popolazione conosce solo per sentito dire, o per suggestioni ispirate dalla paura fomentata da qualcuno che ha sporchi interessi da difendere. Ci aiuteranno a guardare il fenomeo “Immigrazioni” con simpatia e apertura.

Sul tema delle difficoltà dei “matrimoni” e dei “matrimoni misti” abbiamo concluso:
Tutti i matrimoni sono misti perché nella normalità dei casi i coniugi provengono da culture, ideologie o anche fedi differenti. Un Pugliese che sposa una Ligure avrànno simili difficoltà di un finlandese che sposa una milanese o un africano che sposa una italiana.
In sostanza :quanto più differenze, tanto più difficoltà.
Come fare? Ecco alcuni sugerimenti:
a) Bisogna conoscersi prima di sposarsi affrontando e scoprendo tutte le differenze, studiando il modo di superarle o accettarle. La conoscenza reciproca deve essere senza drammatizzazioni.
b) Bisogna sempre dire la verità…con umiltà, carità e amore
c) Bisogna imparare a gestire i conflitti
d) Bisogna essere disponibili all’altro
e) Bisogna saper ascoltare e comunicare…
f) Bisogna saper perdonare e chiedere perdono
g) Bisogna difendere sempre l’ AMORE, salvando i figli
h) Si deve essere disposti al sacrificio
i) Bisogna tener conto della comunità in cui viviamo senza rigettarla e senza esserne schiavizzati. Di fatto la comunità esiste (famiglie, comunità religiose o sociali) e sono un grande valore, nonostante i limiti possibili.
Questi suggerimenti sono nati dall’ ascolto delle esperienze vissute da alcuni dei presenti stranieri, che avevano realizzato matrimoni con Italiani, raccontandoci le difficoltà oncontrate.
Il clima dell’incontro è stato veramente fraterno e ha dimostrato che persone di origini e culture tanto differenti possono convivere in pace ed essere amici.
Questo è l’obiettivo principale di questi incontri che ovviamente trovano non pocje difficoltà

La giornata era cominciata al mattino con la celebrazione della santa Messa, aperta ai cristiani e per chi vollesse, che ci aveva proposto le letture della parola di Dio che erano proprio una sfida per tutti noi. La prima lettura del profeta Sofonia tra l’altro diceva: (Sof.3,12)..”Non proferiranno menzogna ; non si troverà più nella loro bocca una lingua fraudolenta…” In (I Cor. 1,27-28) si dice: …”Ma quello che è stolto per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i sapienti; quello che è debole per il mondo Dio lo ha scelto per confondere i forti”…e il Vangelo delle beatitudini poi completa l’ idea dicendo che ciò che è stoltezza per il mondo, è invece vita per chi crede: (Mt.5,4-7 ) “ Beati quelli che sono nel pianto perché sarano consolati. Beati i miti , perché avranno i eredità la terra. Beati quelli che hanno fame e sete di giustizia , perché saranno saziati. Beati i misericordiosi. Perché troveranno misericordia.”… ecc.
Questa certamente è la sfida più grande per noi che troppo spesso ci crediamo i sapienti della terrra. Abbiamo bisogno di umiltà e di verità se vogliamo veramete salvarci.
Come sempre il piatto di maccheroni offerto dall’ACSE si è unito ad altri piatti succulenti offerti dai partecipanti. Veramente una dimostrazione di fratellanza universale bellissima ! Dio Ci guidi , la marcia è ancora lunga, ma il cammino è marcato !
P.Claudio in collaborazione con François e Paul rispettivamente della Costa d’Avorio e del Burkina Faso. 31 gen.2011 Roma

lunedì 24 gennaio 2011

GENNAIO 2011 N° 1

Abbiamo cominciato un bell'anno 2011. Che ne dite? noi diciamo lo stesso : BUON ANNO A TUTTI. FAREMO DEL NOSTRO MEGLIO PER RENDERE IL 2011 UN ANNO RICCO DI BENE PER TUTTI!!! UNITEVI A NOI.
La situazione politica e sociale va di male in peggio. La classe politica al potere certamente ha bisogno di una ripulita. Hanno bisogno di essere messi nella candeggina per vedere se riescono a togliersi di dosso l'odore di "monnezza" che li avvolge. In particolare sappiamo che le menzogne non hanno mai costruito nulla di buono, come pure l'ingiustizia e la violazione dei diritti umani. Il nostro paese ha proprio bisogno di riscoprire i valori della bontà, della verità, del rispetto per la donna , del rispetto per il povero, per lo straniero, per il debole, per i un bambini, per i vecchi. Insomma la Stampa e i mass media per seguire le vicende del premier hanno perso la trebisonda e il governo praticamente si è bloccato tra il disgusto generale, l'ironia e la presa ingiro della stampa straniera e la confusione degli stessi cittadini italiani.

Ecco perchè come non mai sentiamo la voglia di respirare aria pura.
Questo si può fare se riusciamo a rilanciare il nostro servizio alla società e in particolare ai più diseredati e più poveri. Per questo l'A.C.S.E. hA ricominciato le sue attività, i suoi servizi per gli immigrati e i suoi incontri di formazione uniti agli incontri religiosi di preghiera.
Vogliamo quindi comunicarvi che il prossimo 30 gennaio avremo una CONVIVENZA all' A.C.S.E.:

DOMENICA 30 GENNAIO 2011 “CONVIVENZA” CON VOLONTARI , AMICI IMMIGRATI E AMICI DELL' A.C.S.E.
TU SEI INVITATO !!

DOVE: A.C.S.E. (Associazione Comboniana Servizio Emigranti ) Tel. 06.6791669 In VIA DEL BUON CONSIGLIO, 19. ROMA
(3ₐ traversa a destra, di via Cavour da Fori Imperiali, circa 300m. Oppure al primo stop del Bus n° 75 e n° 84 in Via Cavour verso Termini. Si entra in Via del Cardello e dopo 40 metri ci si trova nella piazzettadell’ACSE
TEMA: a) 2°incontro sulle “ DIFFICOLTA’ DEI MATRIMONI e
IN PARTICOLARE DEI MATRIMONI MISTI. “
b) Analisi della “situazione” attuale in Italia della DONNA immigrata e valori base dei diritti degli Immigrati”. Come è considerata la donna oggi? (gruppi d. s.)
ORARIO: ORE 10.00 ARRIVO E ORGANIZZAZIONE
ORE 11.00 S. MESSA (per cristiani e chi lo desidera)
ORE 12.00 PREPARAZIONE PRANZO
ORE 13.00 “PRANZO DI ANNO NUOVO” con menù del 2010:
” piatto di maccheroni e ….condivisione di quanto si porta”
ORE 14.00 SVILUPPO DEI TEMI: Con la Dr.ssa Valeria Longo
Consulente matrimoniale dell’Università Cattolica.(Seguono gruppi di studio).
ORE 15.30 Presentazione e consegna GRATUITA da Parte del Dir. Franco Pittau e Collaboratori dei seguenti volumi del
“DOSSIER STATISTICO// CARITAS-MIGRANTES”:
1- “Osservatorio Romano sulle migrazioni”
2- “Immigrati a Roma e Luoghi degli incontri di preghiera”
3- “Mercato occupazionale e Immigrazione.”
Accompagna musica e proiezioni P.Point ( Coordina la Direzione ACSE e collaborano tutti).
ORE 16.00 : Commento sulla sitauzione dei Cristiani d’ Egitto dopo l’attacco bomba . del 31 dic. 2010. (Lettera di Enrico Gonzales , Miss. Comboniano in Egitto)
ORE 16.30 CONCLUSIONE E PARTENZA. L’unione fa la forza!
Buon Annno Nuovo a tutti!

DOBBIAMO ANCHE CAPIRE come le nazioni più ricche sfruttano e rovinano le nazioni più povere e come l'egoismo e l'avidità dell'essere umano lo porta a commettere delitti estremi. Quando ci si chiede il perchè dei disastri umani, il perchè delle migrazioni dobbiamo sapere che sempre c'è lo zampino di qualche potente della terra. Ecco un esempio della Francia che noi dobbiamo conoscere visto che l'Italia dipende dfall'elettricità fornita dalle centrali nucleari francesi.
Dobbiamo leggere e diffondere:

Che la luce sia - Areva nel Niger
Suoi partigiani descrivevano l’energia nucleare come una forma energetica sicura, pulita e verde. Tuttavia, la produzione dell’energia nucleare richiede del combustibile che è sperimentato dall’attività distruttrice e mortale dalle miniere di uranio. Queste possono avere degli effetti catastrofici sulle comunità vicine e sull’ambiente per milioni di anni a divenire. Vi sono pochi luoghi, dove questi effetti nocivi sono risentiti più distintamente che in Niger.

Quando l’uranio è stato scoperto nel Niger impoverito negli anni 1960, molti hanno pensato che la scoperta avrebbe contribuito allo sviluppo economico e sociale del paese. Sfortunatamente, si è rivelato un regalo avvelenato. Oggi, il Niger è un paese più povero del mondo, classificato uno degli ultimi secondo l’Indice dello Sviluppo Umano nel Programma delle Nazioni Unite (PNUD) con 40% di bambini sottopeso.

Mine d’uranio per soddisfare i bisogni della Francia.

Le miniere d’uranio nel Niger sono sfruttate principalmente dall’impresa pubblica francese Areva che, secondo i suoi propri termini, si classifica tra le prime nell’industria dell’energia nucleare mondiale. Areva importa la metà del suo uranio dal Niger. La Francia ha sfruttato le miniere all’uranio nel Niger durante gli ultimi quaranta anni ed essa è il principale investitore straniero nel paese. In Francia, più di due lampadine su tre sono illuminate dall’uranio del Niger, tanto che la popolazione locale non ha l’accesso all’elettricità. Sfortunatamente, i consumatori in Europa non sono generalmente coscienti di quello che si trova dietro la produzione elettrica, quando s’illumina una lampadina.

In aprile 2010, Greenpaece ha pubblicato un rapporto¹ denunciando che Areva ha contaminato l’ambiente intorno al sito minerario d’Arlit e d’Akokan, a circa 850 km al Nord di Niamey, capitale del paese. Le due città (Arlit e Akokan) sono state create all’origine dall’Arava per alloggiare i lavoratori.

La contaminazione tocca circa 80.000 persone. La radioattività calcolata ad Akokan era 500 volte maggiore della norma. I consumi radioattivi sono stati utilizzati anche per la costruzione delle strade. Alcuni pezzi di consumo del metallo radioattivo sono stati venduti al mercato locale d’Arlit, con un tasso di radioattività che andava fino a cinquanta volte il livello normale dello sfondo. La gente del luogo utilizza questo materiale per costruire le loro case. Ad Arlit, Greenpeace ha misurato nell’acqua potabile una concentrazione d’uranio superiore quattro volte il limite raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della Salute.
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¹Greenpeace, 2010, Abbandonati nella polvere. L’eredità radioattiva d’AREVA nelle città del deserto nigeriano.

In generale, su più di quarant’anni di sfruttamento, si è utilizzati più di 270 miliardi di litri d’acqua nelle miniere, contaminando e prosciugando la falda acquifera. L’acqua è pompata da una falda freatica – acquifera Tarat – di una profondità di 150 metri. E’ una falda acquifera fossile, cioè vuol dire che l’acqua non si rinnova facilmente, ci vorranno milioni d’anni perché si possa riempire di nuovo. La diminuzione della riserva d’acqua ha anche dei forti impatti sociali ed economici, ed essa minaccia particolarmente i pastori nomadi. In un paese dove la terra fertile per l’agricoltura è rara, le comunità si trovano in competizione per le risorse agricole. In Niger, non c’è che 11,5% di terra arabile. Il fatto che la falda acquifera si svuota, aumenta la velocità nel rendere deserto, il declino notevole del terreno verso uno stato arido e secco. La trasformazione in deserto è causata dai pascoli eccessivi, grandi sfruttamenti della falda freatica e la deviazione dei corsi d’acqua per la consumazione umana e uso industriale. Ora, il Sahara stende le sue sabbia con una velocità di 5 km l’anno.

Già nel 2007 una ricerca scientifica da CRIIRAD, una commissione indipendente di ricerca della radioattività basata in Francia aveva trovato a livelli elevati le radiazioni nelle strade d’Akokan. In settembre 2009, Areva ha preteso che una cartografia dettagliata della radioattivata e un programma completo della decontaminazione erano stati eseguiti sotto il controllo delle autorità nigeriane, sfortunatamente questa realtà è stata tutta differente.

L’esposizione alla radioattività può causare dei problemi respiratori, delle malformazioni ai nascituri, la leucemia e il cancro, questo, per nominare solo qualche effetto sulla salute. Dei testimoni locali confermano l’incidenza elevata del cancro come causa del decesso, ma Greenpeace Internazionale e i Medici senza Frontiere hanno deplorato che è impossibile determinare statisticamente le cause dei decessi in mezzo ai lavoratori della miniera e la popolazione locale, a causa del mancato accesso ai dati. In affetti, l’Areva controlla gli ospedali delle due città e questi nosocomi sono sospetti di classificare intenzionalmente il cancro come AIDS o altre malattie. Questo permette ad Areva di pretendere sfacciatamente che non c è stato un solo caso di tumore attribuito allo sfruttamento delle miniere negli ultimi quarant’anni. I Medici senza Frontiere si sono lamentati di aver lanciato un programma di cooperazione con Areva per applicare le misure di sicurezza per la salute e il lavoro nelle miniere che la società sfrutta in Africa, ma l’Areva non ha cambiato per niente le sue pratiche.
In dicembre 2010, Greenpeace ha svelato che circa 200,000 metri cubi di fango radioattivo erano colati nella miniera d’uranio Somair, sfruttata da Areva vicino ad Airlit, perché le piscine che contenevano i consumi nucleari si erano fessurate.³

Conclusione

Ogni giorno che passa, i Nigeriani sono esposti alla radiazione, la malattia e la povertà senza avere alcun beneficio – mentre Areva tira miliardi dalle loro risorse naturali. Le rendite d’Areva nel 2008 sono state di 13,1 miliardi d’euro, con un beneficio di 589 milioni di euro. Intanto, la società continua a investire troppo poco denaro per garantire i livelli fondamentali di salute per la popolazione vicino alle miniere d’uranio. L’Agenzia governativa del posto per sorvegliare o controllare le azioni d’Areva manca di personale e di fondi, ed essa non ha dei mezzi di misura efficaci per misurare efficacemente le radioattività dell’aria. In più, il governo del Niger sembra più preoccupato a contrapporre degli ostacoli e delle restrizioni alla ricerca di Greenpeace che d’agire contro Areva. Sono assolutamente necessari più controlli e supervisioni, anche stando il dato che Areva ha l’ intenzione di aprire un’altra grande miniera a Imouraren nel 2013 o 2014.

Thomas Lazzeri

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²IPS News, 2010, Lack of data on causes of death buffers french company (le manque de donne sur les causes de décès protège la compagnie français).

³ Greenpeace, 2010, radioactive spill at AREVA uranium mine Niger (Déversement radioactivf à la mine d’uranium AREVA au Niger).

COME VEDETE, IL LAVORO PER UN FUTURO POSITIVO PER L'UMANITA'è GRANDISSIMO
NESSUNO HA DIRITTO A DIRE :"IO NON POSSO FARE NULLA"! tutti uniti possiamo fare molto. Intanto cominciamo a prendere coscienza della realtà.


ECCO ALLORA UNA ATTIVITA' DELL' A.C.S.E. CHE E' COMINCIATA QUEST' ANNO CON NOSTRE VISITE ALLA STAZIONE OSTIENSE DI ROMA DOVE SAPEVAMO CHE C'ERANO POVERI E IMMIGRATI CHE "DORMONO" ALL'ADDIACCIO.
RESOCONTO: Roma 20 gennaio
CARISSIMI
volevo condividere con voi quella che e' stata la prima esperienza di contatto con gli immigrati che dormono alla stazione ostiense.
Ci incontriamo alle 20.00 io, Abdul e Filippo. Essendo Abdul il contatto diretto con questa esperienza ci facciamo guidare da lui. Abdul ha portato con se due sacchi a pelo.
Arriviamo sul binario nove, in fondo c'e' un gruppetto formato da tre persone presumibilmente di origine asiatica/indiana.
Iniziamo a chiacchierare con loro. Uno di loro e' una conoscenza di Abdul, hanno dormito nella stessa area della stazione.
E' ubriaco, Abdul gli chiede come mai ha iniziato a bere prima non lo faceva. Accenna una risposta ma poi vuole uno dei due sacco a pelo. Abdul lo tranquilliza e gli promette che glielo dara' a fine giro.
Iniziamo a parlare con un secondo componente del gruppetto ci racconta che lavorava a Milano nella societa' che gestisce la metropolitana. Ha moglie e figli nel suo paese di origine. Quando gli chiediamo come mai si trova in quella situazione ci dice che ha iniziato a giocare al casino' e ha perso tutto. Per questo motivo e' stato costretto a licenziarsi dalla societa' in cui lavorava e ha deciso di venire a Roma. Ha il permesso di soggiorno. Ci chiede di aiutarlo a scrivere un curriculum. Gli scrivo un biglietto con su l'indirizzo dell'acse e il nome di Sr. Lina, dicendogli di chiedere di lei in modo che lo possa indirizzare all'interno dell'acse a qualcuno che gli possa dare una mano a scrivere il curriculum. Chissa' se verra!Intanto arriva l'altro componente del gruppetto. A turno si danno il cambio attorno a un fornello da campeggio dove stanno preparando la loro cena! Quest'ultimo con molta difficolta' nella lingua ci racconta che esce ed entra dalla prigione! e' disconnesso nei suoi ragionamenti, molto probabilmente ha dei problemi relazionali!
La loro cena e pronta, salutiamo e decidiamo di spostarci su un'altro binario.
La stazione e' ancora mezza deserta, mai i posti sono prenotati con dei cartoni e coperte. Arrivano dei treni provenienti dalla stazione tuscolana. Iniziano a scendere un po' di immigrati, Abdul ci racconta che alla stazione tuscolana c'e' la distribuzione di panini, the', ed altri viveri. I viveri della stazione tuscolana sono migliori di quelli che vengono distribuiti a Ostiense.
Ordinatamente e silenziosamente gli immigrati si avviano verso quello che sara' il loro posto letto per la notte! Abdul riconosce e saluta un suo amico connazionale. ci raggiunge e parlano tra di loro nella loro lingua di origine. Si capisce che c'e' molta familiarieta' tra i due. Abdul ci racconta che quando e' arrivato a Roma e' stato proprio lui che gli ha indicato la stazione ostiense come posto dove dormire. Questo ragazzo senegalese, apre la busta che ha con se' e ci offre un cornetto! Sembrera' strano, siamo andati per dare qualcosa invece stiamo ricevendo noi qualcosa!
Dopo qualche minuto di chiacchiere questo ragazzo ci saluta e si avvia verso il fondo del binario per preparasi per la notte!
La stragrande maggioranza sono afgani e curdi, molti africani. Poche donne, per il tempo che siamo stati in stazione ne avremo viste solo due.
Decidiamo di andar via, all'ingresso della stazione incontriamo un'altro amico di Abdul, origine marocchina o tunisina. Inizia a parlare dei governi africani, della ricchezza di questo e/o quesll'altro stato. La situazione politica dei paesi del nord africa. Si capisce che ha voglia di chiacchierare. Ci intratteniamo un po' con lui poi questa volta siamo noi a salutarlo!Salutiamo Filippo e accompagno Abdul all'acse!
Ci siamo ripromessi di ritornarci. Tramite un mio amico sto cercando di mettermi in contatto con il centro di accoglienza e gestione dei senza fissa dimora alla stazione Termini. Forse la prossima settimana,se ci riusciamo, facciamo un giro li. I primi incontri penso ci serviranno per avere un quadro generale della vita da senza fissa dimora alcuni per scelte sbagliate nella vita come il primo gruppetto altri per necessita'! ... Tutti pero', avranno in comune questa notte il loro misero giaciglio fatto di cartone per isolarsi dal pavimento e tante coperte per riscaldarsi in questa fredda notte di gennaio!
Buonanotte, Sabino

Roma Domenica 24 gen. 2011
Carissimi amici dELL' A.C.S.E.,
Domenica 24 gennaio sera, dopo la prima visita del gruppetto di Sabino, siamo riusciti con un secondo gruppo, ad andare a vedere la situazioe della stazione Ferroviaria Ostiense. Siamo arrivati alle 20,30. Presenti P.Claudio , Alli Tea, Teodoro Orsot e Filippo Marino. Il gruppo di stranieri più consistente da noi incontrato è stato quello degli Afgani. C ‘ era un gruppetto di africani, in particolare Eritrei in numero di 10 circa. Il totale delle persone senza tetto erano circa 50.
Verso le 21 c’è stata la distribuzione di un pasto da parte della comunita Parrocchiale di San Saba. Raccolte informazioni, si è appurato che ogni sera ci sono comunità o parrocchie che si responsabilizzano della distribuzione di almeno 60 pasti. Ogni comunità o gruppo che aiuta si responsabilizza di una o due serate al mese. I capi di ogni comunità o gruppo si coordinano tra loro e a quanto sembra il centro di coordinamento è quello della Comunità di sant’ Egidio. Abbiamo distribuito 4 sacchi a pelo a un africano del Camerun, da 3 anni i Italia senza condizioni, e a tre Afgani arrivati da poco. Abbiamoanche fornito il nostro indirizzo ACSE perché possano approfittare dei serivizi soprattutto della scuola di Italiano e del dentista. Alli Tea aveva portato un pacco di sferografiche e buste di plastica per documenti, che sono spariti in un momento. Mentre parliamo sotto gli spifferi del vento, uno degli afgani ci offre del te caldo cheaveva ricevuto in una bottiglia di plastica dal gruppetto della parrocchia di San Saba. Filippo dice: almeno ci scaldiamo le mani. P.Claudio si fa riempire un bicchiere di plastica e beve pensando: questa gente, in queste condizioni si preoccupa di offrirci un bicchiere di te caldo... a noi!!.Quando partiamo ci si saluta fraternamente. Il mondo potrebbe veramente essere migliore!
Abbiamo concluso che si deve approfondire il tipo di intervento che la nostra piccola comunità ACSE possa fare e ne studieremo le modalità al prossimo incontro del sabato. Risulta che la presenza dei volontari del Coro Gam che avevano aderito all’iniziativa si rende difficile perché tutti vivono lontano dal centro di Roma, e non è facile per loro il ritorno a casa dopo le dieci di sera. Teodoro per stare con noi è arrivato da Ostia e per tornare a casa ha dovuto prendere il treno e poi un autobus con più di un’ora e mezza di viaggio.
Parlanod con Sabino si è visto che l’emergenza immigrati che dormono all’adiaccio è il freddo. Sabino si impegna a entrare in contatto con il Comune per ottenere coperte e anche sacchi a pelo, visto che le nostre riserve ACSE sono ridotte al minimo per essere già state distribuite. Prossimamente vedremo cosa fare in questo settore di attività.
Buon lavoro a tutti. P.Claudio