ACSE on LINE 3/5 2010

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lunedì 22 marzo 2010

ACSE on LINE 3/4 PASQUA 2010



Associazione Comboniana Servizio Emigranti e Profughi anno 3 nº 4
Direttore: P.Claudio Crimi , missionario comboniano - Via S. Pancrazio 17b - 00152 Roma Marzo -Aprile 2010
Sede dell’ACSE Via del Buon Consiglio 19 – 00184 ROMA tel. +39.06.6791669Collaboratori alla redazione: Francisco Morales; Grazia Gasparri; Filippo Marino; Flavien del Burundi; Enrica Inghilleri Italia; Enza Giuffrè..

ROMA COMUNICATO STAMPA 22-3-10
Proteste a Lampedusa, attacchi a Torino, violenze a Rosarno, pestaggi mortali e ripetuti degli stranieri, infine l’ultimo attacco proditorio al centro bengalese di Roma, del 15 marzo. A tutto ciò si aggiunga il lessico utilizzato da certi media che associano la presenza degli immigrati in Italia sempre e soltanto al problema della sicurezza dei cittadini alimentando pericolose e false equazioni e cercando di dare agli immigrati la colpa di tutti i problemi del paese. Certamente qualcosa non funziona nel processo di integrazione tra italiani e stranieri. Sembra di assistere a una lotta fra poveri, e chi ne esce sconfitto è sempre il più povero: l' immigrato.
Non possiamo tralasciare il fatto che a commettere le ultime aggressioni razziste sono stati dei giovani, alcuni ancora studenti: grave sintomo di sentimenti razzisti e xenofobi anche tra le nuove generazioni protagoniste di una società che sta diventando sempre più multiculturale.
Da una ricerca della Presidenza del Consiglio risulta che il 43% dei giovani italiani manifestano chiusura verso gli stranieri. Gli studenti immigrati vedono e sentono la differenza del livello di vita , tra le loro famiglie e gli italiani. Capiscono e vedono i loro genitori umiliati da leggi che badano solo all’utilità economica, dimenticando la persona. Anche se la media degli immigrati ha un alto livello scolastico, nella nostra società sono relegati ai lavori più umili. Queste differenze, causate da leggi inadeguate, possono generare un pericoloso malcontento oltre che fomentare ingiustizie più gravi.
Il governo deve preoccuparsi di questi fatti e assieme alla comunità deve cercare con tutti i mezzi di promuovere rispetto e giusto trattamento per queste persone di cui l’Italia ha assoluto bisogno. Per questo motivo vogliamo esprimere la più ferma condanna a tutte queste forme di violenza, invocando giustizia per le vittime, in particolare per questo ultimo e gravissimo episodio dell’attacco al Centro Bengalese di Roma alla Magliana. L’ingiustizia e la violenza non pagano,: chiediamo rispetto e attenzione per la dignità di tutti coloro che vivono nel nostro paese senza discriminazioni.

Dato in Roma il 22-3-10
Emesso dai MISSIONARI COMBONIANI di San Pancrazio,
Sottoscritto dal CENTRO ACSE, CENTRO ASTALLI

Chiediamo di divulgarlo a più persone possibile.


Chiediamo di divulgare questo comunicato a più persone possibile, infatti dobbiamo sensibilizzare l’opinione pubblica sulla situazione critica in cui vengono a trovarsi gli immigrati in Italia.
Il 15 gennaio 2009 i Missionari Comboniani avevano fatto un primo comunicato stampa che diceva:
I missionari comboniani riuniti in assemblea a Pesaro , esprimono la loro preoccupazione per il deterioramento della situazione degli immigrati in Italia.
Il governo chiede un ulteriore contributo finanziario agli stranieri per far fronte alla attuale crisi economica. Questa tassa non ci trova d’accordo. La maggioranza degli immigrati già contribuisce con sacrificio alla nostra società.
Lo fa offrendo servizi non più svolti dagli italiani.
Lo fa accettando salari più bassi della norma.
Lo fa garantendo sostegno ad anziani e disabili non più seguiti
dalle loro famiglie.
In linea con l’insegnamento del nostro fondatore , San Daniele Comboni, chiediamo a tutti gli italiani di accogliere senza preconcetti questi nostri fratelli e sorelle.
Il nostro paese ha prodotto oltre 50 milioni di emigrati negli ultimi cento anni. Ricordando questa esperienza vogliamo dare spazio a chi vuole vivere tra noi e contribuire alla crescita del nostro Paese… Non possiamo essere d’accordo con chi vede in queste persone dei criminali. No ad un reato di clandestinità che esclude rifiutando i diritti fondamentali della persona.


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Vi proponiamo anche parte del comunicato di Sr. Adele Brambilla, Generale delle Comboniane,in occasione dei respingimenti del maggio 2009, che potrebbe essere anche oggetto di meditazione e di preghiera. Questo scritto fa capire che la spiegazione degli avvenimenti odierni ha radici nel passato. Non si può sperare nulla di buono da una politica che da anni sta predicando chiusura e respingimenti.
COMUNICATO DI SR. ADELE BRAMBILLA. Superiora generale delle Suore Missionarie Comboniane DOV’E’ TUO FRATELLO? SON FORSE IO IL CUSTODE DI MIO FRATELLO? Gen. 4,8-10 maggio 2009“Non c’era posto per loro” (Lc 2, 7).
La mattina del 6 maggio, tre imbarcazioni con 227 persone a bordo hanno lanciato un allarme di soccorso mentre si trovavano a circa 35 miglia a sud dell’isola di Lampedusa. Una disputa tra il governo maltese e quello italiano su chi avesse la responsabilità d’intervenire ha ritardato le operazioni di soccorso, alla fine intraprese da due navi della guardia costiera italiana, che hanno poi ricondotto i migranti a Tripoli in Libia senza fermarsi in un porto italiano. Le notizie da tutte le agenzie del mondo si sono subito rincorse come viene qui riportato, ma nulla è stato fatto per contrastare un evento funesto, foriero di scenari non certo rassicuranti. Una delle tre barche salvate dal naufragio si trovava in mare da 6 giorni, a bordo anche 41 donne, di cui 3 in stato di gravidanza. Vi erano anche bambini sui barconi… “ E' legittimo presumere secondo - Save the Children - la presenza di bambini tra i migranti rimandati in Libia, ai quali pertanto non sarebbe garantita protezione, così come previsto dalla Convenzione dei Diritti dell'Infanzia e dell'Adolescenza, ratificata dall'Italia". Tutto il mondo è rimasto sconvolto da questa mossa inaudita.
Dal Pontificio Consiglio per i Migranti al Sir, dalla Caritas all’Osservatore Romano: la preoccupazione è unanime. «La normativa internazionale prevede che i possibili richiedenti asilo non siano respinti, e che, fino a che non ci sia modo di accertarlo, tutti i migranti siano considerati rifugiati presunti». citando Quyen Ngo Dinh, presidente della Commissione migrazioni di Caritas Europa e responsabile dell’area immigrati della Caritas di Roma, scrive che «qualsiasi respingimento in mare lede il diritto d’asilo» e definisce “una vergogna” il fatto che siano state respinte persone che «hanno già subito delle persecuzioni nei rispettivi Paesi».... Esprimiamo grave e seria preoccupazione per la sorte delle persone rimandate in Libia a cui si aggiunge profondo sconcerto e dolore per le pubbliche manifestazioni di esultanza di alcuni organi di governo. Il respingimento coatto in Libia di uomini, donne e bambini operato dalle autorità italiane è assolutamente inaccettabile. Senza aver avuto la possibilità di presentare domanda d'asilo, questi migranti ora rischiano di subire maltrattamenti oppure di essere riconsegnati ai loro persecutori….”
Tutti gli Stati europei sono vincolati all'osservanza di questa legislazione internazionale e del principio di non-refoulement (respingimento); che afferma che nessuno può essere respinto in Paesi in cui possa essere esposto al rischio di subire tortura e punizioni o trattamenti crudeli, inumani e degradanti.
Di fronte a questa parola di Luca istintivamente ci domandiamo, quasi meravigliandoci: perché, in quella notte, non c’era posto per loro? Perché il mondo non l’ha riconosciuto? Perché i suoi non l’hanno accolto?
Eppure ci rendiamo conto che anche oggi si ripete questo dramma: la politica del negare l’accoglienza, del respingimento, del muro impenetrabile, delle barriere che invocando la giustizia, arrivano a considerare legale respingere, spingere oltre, affidare all’ignoto, al pericolo, alla possibilità di un ritorno senza ritorno, la vita di tanti nostri fratelli e sorelle senza che ciascuna di noi personalmente, le nostre comunità, la società intera ne parli, si interroghi e giunga a unirsi in una concreta presa di posizione…ù “Non c’era posto per loro” Sì, in questa Parola ci dobbiamo tutti sentire coinvolti e colpevoli. …Dio ha gridato nella notte anche a ciascuno di noi. Ma da che parte sta il mio cuore? Nel silenzio della notte, mentre lo strazio dei profughi illusi e beffati ancora una volta diventa grido di dolore, c’è una domanda che ripercorre il tempo dei secoli:
“Dov’è tuo fratello?” …“… Son forse io il custode di mio fratello?” (Genesi 4,9) dopo millenni di storia, di civiltà, di evangelizzazione, è ancora questa la nostra risposta?

Carissimi amici vi segnaliamo la pubbllicazione del libro di Gabriele Del Grande.
Potete leggere la scheda del libro e della sua esperienza nel sito sotto indicato.(20 giorni in strada, armato di sacco a pelo e taccuino) Visitate anche il sito Fortress Europe.
Oggetto: Il nuovo libro di Gabriele Del Grande, fondatore di: FORTRESS EUROPE
presenta
ROMA SENZA FISSA DIMORA
Venti giorni in mezzo alla strada
armato di sacco a pelo e taccuino
per raccontare le storie della città degli esclusi

"Questo réportage è importante anzitutto perché restituisce identità, storie e corporeità a chi, pur non avendole perdute, è come se non le avesse più. Il libro di Del Grande dimostra che un giornalismo umano e del tutto privo di cinismo è possibile" (dalla prefazione di Stefano Trasatti)
Pubblicato da “Infinito edizioni” con il contributo di Redattore Sociale. Leggi l'antefatto: Da viaggiatore: Le recensioni su l'Unità, Redattore Sociale, Corriere Nazionale, Radio Rai 1, Radio In Blu, Radio Vaticana One O Five, Radio Meridiano 12, Radio Città Futura, Il Cassetto, Fondo Magazine
Tutto su
http://romasenzafissadimora.blogspot.com/

NOTIZIE DELL’ ACSE:

1) Durane la quaresima abbiamo cercato di prepararci a festeggiate la Pasqua e in particolare ci sono 15 bambini di immigrati, di vari paesi africani, che riceveranno il battesimo. Padrini e madrine provengono dalle nostre comunità Cristiane italiane.

2) Il 21 marzo abbiamo realizzato un incontro di riflessione con immigrati e amici italiani sul tema: "Quale è la difficoltà dell’incontro tra popoli e culture? Si potrà superare? "
Sono intervenuti i nostri amici immigrati che ci hanno raccontato le loro difficoltà e anche belle esoerienze, che ha permesso loro di inserirsi positivamente nella comunità e nella società. Ma è stato anche detto che non pochi italiani, quando vedono un africano, si stringono la borsa e si girano dall’altra parte perchè pensano che stia chiedendo l’elemosina. Non riescono a immaginare che in mezzo agli immigrati africani ci possa essere un grande numero di giovani universitari, tecnici, infermieri, economisti. Su questo punto la convinzione unanime è stata che bisogna aumentare la conoscenza reciproca. Senza conoscenza vera scattano immediatamente i pregiudizi. In molti paesi d’Africa quando uno dice di essere italiano, gli rispondono : “Ah!... Italiano,... quindi mafioso!” Come noi di fronte a un africano come reagiamo? Africano?... quindi... “

3) In luglio del 1990 Il Card. Martini scriveva: “l’Europa non deve e non può essere egoisticamente chiusa in se stessa, ma deve mostrarsi capace di continuare a consacrare risorse ed energie nuove allo sviluppo e alla pacificazione del mondo intero...”...ma “ il processo di immigrazione non può essere lasciato a se stesso così da assumere una forma anarchica e incontrollata”..a livello della nstra società .”manca però un chiaro concetto di integrazione che vada al di la di quello dell’accoglienza e della coabitazione.” Come diceva il gruppo di Vescovi Europei fin dal 1979 “ occorre sviluppare una visione globale che tenga presenti le condizioni delle famiglie straniere nei nostri paesi e assicuri loro la misura più alta possibile di sicurezza sociale, libertà di decisione e partecipazione, uguaglianza di prospettive... mediante l’inserimento nella società e il riconoscimento di tutti i diritti.” ( da Famiglia Oggi n° 46, 1990, pag.44)

4)La Pasqua prossima deve aiutarci a realizzare la capacità dell’accoglienza, della condivisione e dell’apertura usando come criterio Gesù Cristo, morto e resscitato, e non già l’approvazione dell’ opinione pubblica dominata sempre dal gruppo più forte al momento. Dobbiamo saper scegliere la giustizia e la fraternità come Gesù ci ha insegnato in mezzo ad attacchi, a critiche, a calunnie e a condanne. Esattamente come hanno fatto con LUI.





BUONA PASQUA 2010 !!!



ACSE on LINE 3/3 marzo 2010

Anno 3 nº 3 Associazione Comboniana Servizio Emigranti e ProfughiDirettore: P.Claudio Crimi , missionario comboniano - Via S. Pancrazio 17b - 00152 Roma MARZO 2010
Sede dell’ACSE Via del Buon Consiglio 19 – 00184 ROMA tel. +39.06.6791669
Collaboratori alla redazione: Francisco Morales del Guatemala; Filippo Marino , Pugliese; Flavien del Burundi; Enrica Inghilleri, toscana; Enza Giuffrè, Calabrese.

EDITORIALE: Ma cosa succede in questo mondo?: prima un terremoto distruttore all’Aquila, poi uno più terribile in Haiti, finalmente arriva un tremendo e apocalittico scossone da 8,9 gradi in Cile e per finire una tempesta in grande stile spazza la Francia lasciando una scia di morti. Per disattenzione e imprudenza ci si dimentica di avvisare la gente del Pacifico dello Tsunami in arrivo,….e, in Cile, altre centinaia di disperati scompaiono portati via dall’oceano infuriato. Nel frattempo la guerra va avanti in Afganistan con attacchi suicidi di tremendo effetto e dall’Iraq, dall’India e dall’Africa giungono notizie allarmanti, ma non molto considerate dalla stampa nostrana, che ci informano che i cristiani continuano ad essere perseguitati, uccisi, bastonati, maltrattati “perché sono cristiani”. Questo è solo un rapido passaggio, a volo d’uccello sui alcuni titoli dei giornali di questi giorni tra la fine di febbraio e l’ inizio di marzo. Infine, il primo di marzo, per la prima volta in Italia, gli immigrati organizzano uno sciopero nazionale, pacifico e pieno di musica, ma che segnala l’arrivo di nuvoloni neri che si addensano sulla situazione italiana come il grido del profeta Giona alla Ninive del benessere e della cecità egoistica. .

Ecco perchè sento impellente la necessità di dire qualcosa e soprattutto conoscere meglio la storia per capire cosa stia veramente succedendo a livello ecologico e a livello sociale.

Ecco allora un primo articolo che affronta il problema di Haiti cercando di raccontarci gli antefatti di quest’isola e dei suoi abitanti, in modo da spiegare e sfatare tanti preconcetti che dipingono gli abitanti di quest’isola come …. colpevoli dei loro guai ! Vi invito a leggere questo articolo anche se è lungo, ma è ora di aprire gli occhi e di capire cosa veramente è successo nel passato e che determina il presente. Arnaldo de Viti è un giornalista che si è ben documentato sui fatti.

I TERREMOTI DI HAITI
Arnaldo DeVidi

Mi sento moralmente nell’obbligo di far giustizia a Haiti, raccontando un poco la sua storia e criticando i media per i reportage in occasione del terremoto. I media più benevoli mostrarono gli haitiani come disperati e incapaci. La Croce Rossa li ha definiti “aggressivi” di fronte alla mancanza di viveri. Molti giornalisti ripeterono alla nausea: “Gangs seminano terrore ad Haiti”. Vi si legge tra le righe perfino i cliché dei colonizzatori di ieri: Gli haitiani sono nati per fare bene il male e per fare male il bene. Essi hanno l’eredità selvaggia o maledizione nera che viene dall'Africa, con tendenze al fratricidio, al crimine, al caos. Sono la prova che le rivoluzioni conducono al collasso. E che le ex-colonie stavano molto meglio prima dell’indipendenza.
Si tenga presente che Haiti fu la prima colonia latino-americana che conquistò l’indipendenza e l’abolizione della schiavitù, nel 1804. Dovrebbe essere una data di storia universale da imparare a memoria: nel 1804, grazie alla rivolta degli schiavi haitiani, è nata la libertà. La data però diventò tragica. Ma andiamo per ordine.
1492. Fu “scoperta” dagli spagnoli un’isola, attualmente divisa in due: Santo Domingo e Haiti. I conquistatori arrivarono nella parte orientale (attuale Santo Domingo). Quasi tutti gli indios nativi furono uccisi o fatti schiavi.
1697. La parte occidentale, attuale Haiti, fu ceduta alla Francia. I francesi, ricorrendo alla tratta degli schiavi africani per avere mano d’opera, ricoprirono il paese di canna da zucchero, pianta che impoverisce oltremisura il terreno. Haiti diventò così “una colonia prospera e felice”(!?!).
1804. Napoleone, per mettere fine ad una ennesima rivolta degli schiavi, mandò ad Haiti più di cinquanta navi piene di soldati. I ribelli sconfissero la Francia, e conquistarono sia la liberazione degli schiavi, che l’indipendenza nazionale. Ma la terra era stata bruciata dall’abuso delle piantagioni e il paese bruciato dalla guerra. In più, la Francia impose un indennizzo di 150 milioni di franchi d’oro (21.700 milioni di dollari attuali). Haiti impiegò circa 120 anni per riuscire a pagare il “debito” e gli interessi usurai. Alla fine il paese apparteneva ormai alle banche degli Stati Uniti.
Non deve meravigliare questo procedimento: l’Inghilterra e gli Stati Uniti hanno fatto la stessa cosa con la Cina. Gli occidentali scelsero la droga (l’oppio) come prodotto principale da esportare in Cina, che decise di mettere fuori legge il traffico vergognoso. Subì per questo una guerra (1840) e poi il pagamento di un indenizzo che ridusse il paese alla fame. Il nonno del presidente americano F.D. Roosvelt fu uno dei maggiori trafficanti di droga (“come commerciante io insisto che il commercio dell’oppio in Cina è bello, onorevole e legittimo”).
En passant, si dica che Haiti è stata derubata perfino del primato dell’abolizione della schiavitù: le enciclopedie attribuiscono il primato all’Inghilterra, che proibì la schiavitù tre anni dopo, nel 1807 e con poco risultato (se è vero che la dovette abolire di nuovo nel 1832).
Gli Stati Uniti impiegarono sessant'anni a concedere il riconoscimento diplomatico alla più libera fra le nazioni. Thomas Jefferson, padre della libertà e proprietario di schiavi allertava che da Haiti veniva il cattivo esempio, e affermava che bisognava “confinare la peste in quell'isola”.
1915. I marines sbarcarono nell’isola per una “missione civilizzatrice”. Vi rimasero diciannove anni. La prima cosa che fecero fu occupare la dogana e l'esattoria. Ai neri - presidente compreso - era proibita l'entrata negli hotel, ristoranti e club esclusivi del potere straniero. Gli occupanti non osarono ristabilire la schiavitù, ma imposero il lavoro forzato per le opere pubbliche. E uccisero molto per “spegnere i fuochi della resistenza”. Si ritirarono nel 1934, lasciando al loro posto una Guardia Nazionale, contro i rigurgiti di democrazia. Lo sappiamo: agli imperialisti fa comodo avere nei paesi dell’America Latina (e dell’Africa) dittatori sanguinari che siano loro marionette. Così Washington fu decisiva per la presa del potere dei Duvalier in Haiti (Papa e Baby 1957-1986), di Somoza in Nicaragua, di Trujillo nella Repubblica Domenicana...
E così, di dittatura in dittatura, di promessa in tradimento, si andarono accumulando le sventure.
1991. C’è una novità(!): Jean-Bertrad Aristide, sacerdote e teologo della Liberazione, vince, con più di due terzi dei voti, le prime elezioni libere del paese (dicembre 1990). Aristide, prete ribelle, è di origine umile e incarna la speranza dei poveri. È il risultato di un processo di organizzazione popolare che doveva portare ad Haiti la giustizia sociale e, probabilmente, il socialismo. Egli assume la presidenza e adotta le prime misure contro la corruzione e il buco economico. Ma è desposto sette mesi dopo di aver assunto l'incarico, con un golpe (e una strage). I golpisti erano ufficiali militari e squadroni della morte, che in seguito si scoprì essere assoldati dalla Cia, la quale non voleva una nuova Cuba. Il governo degli Stati Uniti protesse Aristide, portandolo a salvo in Africa. In seguito USA e ONU pressionarono il paese perché Aristide tornasse a governare. Così recita la versione ufficiale. Più esatto è dire che Washington se lo portò in Africa dove lo sottopose a trattamento e una volta riciclato lo restituì con ipocrisia, nelle braccia dei marines, alla presidenza.
2004. Washington ha aiutato di nuovo a rovesciare il presidente Aristide. Stati Uniti, Canadà e Francia cospirarono apertamente per quattro anni per togliergli il governo, tagliando quasi tutti gli aiuti internazionali e distruggendo l'economia haitiana.
Qui occorre denunciare le istituzioni internazionali, molto più devastanti degli eserciti. Haiti rimase alla mercé della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale. Obbedì alle loro istruzioni senza batter ciglio e lo ripagarono negandogli il pane e il sale. Gli congelarono i crediti, nonostante avesse smantellato lo stato e avesse liquidato tutti i dazi e i sussidi che proteggevano la produzione nazionale. Gli Stati Uniti che hanno illegalmente dazi e sussidi a proteggere la loro produzione agricola, hanno invaso e fatto crollare il mercato di Haiti. Nel 1970, Haiti produceva il 90% degli alimenti che consumava, attualmente ne produce il 45% . Oggi Haiti importa il riso sovvenzionato degli USA e i contadini haitiani coltivatori di riso, che erano la maggioranza, divennero mendicanti nella periferia della capitale, o boat people. Già nel 1984 l’FMI aveva obbligato Haiti a liberare il suo mercato e privatizzare così i servizi pubblici, forzando la disoccupazione e l’abbandono della popolazione più umile. Nell'agosto-settembre del 2008, ci fu l’aumento mondiale dei prezzi degli alimenti: qui l’aumento arrivò al 50% e diede origine alla rivolta della fame. Di fatto, le istituzioni internazionali, obbedendo a Washington che non vuole l’autonomia del paese, hanno ridotto Haiti a un inferno sociale, smantellando la sua organizzazione politica e sociale (welfare).
2010. In occasione del terremoto del 12 gennaio, i paesi amici corsero a soccorrere. Ma si prevede che Washington affidi la solidarietà pro Haiti alle ONG, mentre si è riservato il controllo militare. Come paese amico s’è affrettato a mandare 10 mila soldati per ristabilire l’ordine.
Per febbraio sono previste le elezioni. Aristide vuole ritornare nel suo paese, la maggioranza degli haitiani rivendica la sua presenza sin dal golpe militare che lo ha deposto. Ma gli USA non vogliono il suo ritorno. E l’attuale governo del presidente Preval, che dipende completamente da Washington, decise che il partito di Aristide - il maggiore di Haiti - non sarà autorizzato a concorrere nelle prossime elezioni. Aristide è... un capitolo a parte. Potremmo intitolarlo: il calvario di Aristide.
Per concludere, non esagerano coloro che parlano di un terremoto neoliberale più disastroso del terremoto naturale del 12 di gennaio 2010. È un terremoto che da molto sta distruggendo la periferia di Porto Principe e le periferie di Rio e San Paolo, di New York e Nairobi, e tutto il terzo mondo. Un terremoto che uccide coloro che sono troppo poveri e troppo neri per rivendicare diritti. E che rende poveri e neri anche molti bianchi.

Manaus, Conversione di Paolo, 25 gennaio 2010
* Per questa sintesi ho messo insieme le notizie ricavate da tre articoli, rispettivamente di Eduardo Galeano (uruguaio), Gilvander Moreira (brasiliano) e Mark Weisbrot (statunitense)

Queste informazioni, che non son inventate, fanno capire molto bene come la miseria e la povertà è troppo spesso manipolata dai paesi ricchi e produce a lunga scadenza profughi, rifugiati e migranti.

Che Dio guidi la nostra storia e cambi i nostri cuori. 1-marzo-2010


Notizie dall’ACSE

1)Il 28 febbraio 2010 all’ACSE c’è stato l’incontro dell’ultima domenica del mese che ha affrontato il tema della donna nel mondo intervistando in particolare due donne dell’Africa. Stamperemo prossimamente le storie delle due intervistate: la Prima Irene che sta dedicando tutta la sua vita ad aiutare gli orfani che ha lasciato in casa. La seconda : Stella che sta cercando di riuscire ad inserirsi in Italia dopo essere dovuta fuggire dal suo paese perseguitata politica.

2)P.Claudio , dopo lunga e penosa malattia è finalmente tornato tra noi, speriamo che la sua salute vada bene e possa riprendere il suo ruolo di animatore dell’ACSE

3)La scuola di Italiano ha già il massimo degli alunni e ha finalmente cominciato anche la scuola di informatica e di Inglese.

4)Sabato 27 febbraio oltre ad alcuni giovani immigrati , hanno collaborato con noi , alla raccolta di viveri per il Banco Alimentare, nei supermercati di Roma, anche gli alunni della scuola Venanzeti con il professore e animatore Prof. Lorenzo. Tutti veramente in gamba. Grazie!

5) L’ACSE continua a fornire i suoi servizi agli immigrati in necessità e per questo motivo continuiamo a chiedere il vostro contributo e vi forniamo i mezzi per farlo:

NOI ABBIAMO BISOGNO DI VOI !
Per quanti volessero aiutarci vi indichiamo le modalità
a) il Conto Corrente Postale nº 65180002 intestato a : A.C.S.E. (Associazione Comboniana Servizio Emigranti e Profughi ONLUS – Via del buon Consiglio, 19 - 00184 Roma)

b) Coordinate Bancarie per chi volesse fare un bonifico:
Banca CARIM Agenzia via Cavour ROMA
IBAN – IT 05 L 06285 03201 CC 1000030203

c) Se fosse un assegno dovrà essere intestato ad ACSE o A.C.S.E.

Sapete che le vostre offerte vengono usate per una causa giusta. Aiutateci.
Grazie e che Dio guidi il vostro cammino e vi benedica !!

Roma 1 marzo 2010 La direzione dell ACSE
P.Claudio Crimi

domenica 14 marzo 2010

ACSE augura Buona PASQUA 2010

ACSE (Associazione Comboniana Servizio Emigranti e Profughi)
AUGURI per LA PASQUA 2010 !
4 aprile 2010 !!!

Carissimi amici,
per l’occasione della “PASQUA 2010”, veniamo a voi ancora una volta per informarvi delle nostre attività e per chiedere il vostro aiuto. Gesù ha detto che “ i poveri li avrete sempre con voi!” e aveva ragione.
Nella Lettera “Caritas in veritate”, il Pontefice, dice che “SVILUPPO” è “l’obiettivo di far uscire i popoli anzitutto dalla fame, dalla miseria, dalle malattie endemiche e dall’ analfabetismo…” Tutto ciò è un sogno impossibile senza la conversione del cuore dell’uomo, senza l’espulsione del male che si è inserito profondamente nel tessuto della nostra società e nelle relazioni sociali a livello mondiale:” “L’istinto di dominio, l’egoismo, la ricerca ossessiva della propria soddisfazione” è la fonte di questo male e di queste ingiustizie. E’ questo il male che provoca la fame , le violenze, le guerra e, per conseguenza, i profughi e i rifugiati, i mutilati, i feriti nel corpo e i distrutti nello spirito. Per sfuggire a questo male le persone rischiando tutto, abbandonando i loro paesi, la loro terra, la casa , la famiglia e migrano disperati. Tutto questo ha un prezzo gravissimo: famiglie divise, uomini e donne allo sbaraglio, figli abbandonati e tristi alla ricerca di un affetto che è lontano, un amore che si riduce a una fotografia , uno struggente desiderio di essere abbracciati, mentre invece si ha di fronte un muro di incomprensione, di solitudine e troppo spesso disprezzo.
Per loro appare come un raggio di sole l’atto di bontà e di comprensione, l’aiuto e la carità fraterna, la parola amica che apre nuove speranze.
La Pasqua facendoci riflettere sul Cristo crocifisso e sofferente ci fa sentire più vicino questa umanità e ci invita ad aumentare la misericordia verso i fratelli. Ecco perché i vostri aiuti ci servono per aiutare i fratelli immigrati che si presentano all’ACSE chiedendo i nostri servizi: L’ascolto, la scuola di italiano, il servizio odontoiatrico, lo studio legale, la scuola di informatica e di inglese, la distribuzione di viveri e vestiti, l’assistenza agli studenti stranieri , l’ aiuto alle famiglie bisognose e ai loro bambini,…. un mare di necessità che affrontiamo grazie a voi!
Invochiamo quindi la benedizione di Dio su voi e le vostre famiglie e vi chiediamo di poter vivere con noi questa esperienza di amore. CRISTO RISORTO VI BENEDICA E VI DONI GIOIA, FEDE AMORE , SPERANZA E VITA!!!!
P.Claudio e i Volontari dell’ACSE .
(Associazione Comboniana Servizio Emigranti e Profughi)


MODALITA DI AIUTO ALL’ASSOCIAZIONE A.C.S.E.

Per quanti volessero aiutarci vi indichiamo le modalità:

1° )Conto Corrente Postale n° 65180002 intestato a :
A.C.S.E. –ASSOCIAZIONE COMBONIANA SERVIZIO EMIGRANTI E PROFUGHI ONLUS VIA DEL BUON CONSIGLIO, 19 -- 00184 ROMA

2° )Coordinate Bancarie IBAN : per chi volesse fare un bonifico: BANCA CARIM agenzia via Cavour ROMA IT 50 L 06285 03201 CC 1000030203

3° )Se fosse un assegno dovrà essere intestato ad ACSE o A.C.S.E.
Nostra sede: via del buon Consiglio , 19 -- 00184 Roma tel 06- 6791669

4°) Lo stato ci consente di destinare il 5 x 1000 dell’IRPEF anche alla nostra associazione A.C.S.E. (Associazione Comboniana Servizio Emigranti e Profughi.
Basta mettere la Vostra firma e il nostro
CODICE FISCALE 96309310587
nell’apposito riquadro presente nei Moduli 730, UNICO ex 740 e CUD della vostra prossima dichiarazione dei redditi.
Vi preghiamo di diffondere ad amici e parenti questa opportunità.

GRAZIE E BUON LAVORO DA TUTTI GLI AMICI, SOCI E VOLONTARI DELL’ACSE !!! BUON ANNO 2010 !