ACSE on LINE 3/5 2010

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venerdì 8 gennaio 2010

Fatti ordinari di "cosa nostra" contro gli immigrati

A ROSARNO, DOPO ATTACCO A IMMIGRATI, PROTESTE E TENSIONE
Altro, Standard

Non sembrano aver avuto conseguenze di rilievo, almeno per la salute delle persone, nè l'attacco di sconosciuti contro immigrati presi di mira con armi ad aria compressa nè la successiva protesta di centinaia di lavoratori immigrati - provenienti in prevalenza da paesi dell’Africa subsahariana - svoltasi oggi a Rosarno, nella Piana di Gioia Tauro, in provincia di Reggio Calabria: un rifugiato politico togolese (di identità per ora non resa nota ma con regolare permesso di soggiorno) è stato ferito leggermente; sono stati inoltre danneggiati cassonetti per i rifiuti e automobili. Dopo l’intervento della polizia è tornata una calma parziale e in serata sono state avviate trattative per far rientrare la protesta. Sarebbero alemno 1500 gli immigrati che, prevalentemente utilizzati come manodopera nell'agricoltura, e vivono in condizioni definite disumane tra Rosarno, in un'ex-cartiera in disuso, e Gioia Tauro in un immobile dell'ex-Opera Sila. Michelangelo Tripodi, assessore all'Urbanistica della Regione Calabria e Segretario regionale del Pdci, in un articolo pubblicato ieri anche dall'agenzia di stampa Asca, riferendosi ai due immobili-ifugio, aveva scritto tra l'altro: "In quel luogo di dolore e di sofferenza vivono centinaia e centinaia di nostri fratelli immigrati, che non hanno nulla, non hanno servizi, non hanno luce, non hanno acqua, non hanno alimenti, non hanno riscaldamento, non hanno coperte, non avrebbero neanche una tazza di latte se non ci fossero organismi come la Caritas e persone come Don Pino De Masi che si stanno prodigando in tutti i modi per garantire il minimo necessario per garantire loro la sopravvivenza". Tripodi aggiungeva: “Si tratta di persone che vengono sfruttate e non vengono neppure pagate dai caporali e dai mafiosi che controllano il mercato del lavoro, specie nel settore agricolo. E’ una situazione che non può essere più tollerata perché lì, all’ex-Opera Sila di Gioia Tauro, si concentra quanto di più barbaro e disumano ci possa essere. Tutti abbiamo il dovere di intervenire per cancellare dalla nostra terra questo scempio di vite e di valori. Noi calabresi, che siamo il popolo dell’asilo, dell’accoglienza, e della solidarietà, non possiamo accettare che tutto questo possa avvenire in casa nostra, nella nostra terra”. (MZ/pmb)[CO]

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